FRONDA SU FRONDA - TREGUA SUL SENATO: BERSANI E I RIBELLI PIDDINI ORA PUNTANO A SMONTARE L’ITALICUM MENTRE GRILLO PROVOCA I SENATORI FORZISTI: “VENDETEVI DA SOLI, INVECE CHE FARVI VENDERE DAL NOTO PREGIUDICATO. NON FARETE LA FIGURA DEI COGLIONI”

Amedeo La Mattina per “La Stampa

 

Pierluigi Bersani Pierluigi Bersani

Siamo al rush finale in commissione Affari costituzionali. Nei prossimi giorni la riforma costituzionale arriverà in aula e si capirà se Renzi avrà la strada in discesa o dovrà affrontare l’opposizione che viene da dentro il Pd e Forza Italia.

 

Oggi a Palazzo Madama ci sarà il voto decisivo per il passaggio di questa fase nell’iter parlamentare: si voterà per dare via libera al Senato non elettivo che ha attirato l’ira di un bel pezzo di senatori di tutti i gruppi. Finora tutto è filato liscio anche grazie alle sostituzioni in commissione dei «ribelli» Corradino Mineo e Mario Mauro.

 

I relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli hanno presentato l’emendamento che recepisce l’accordo fra maggioranza e Forza Italia sulla scia del patto del Nazareno. In sostanza i senatori non vengano eletti dai cittadini ma dai consigli regionali in proporzione alla consistenza dei gruppi consiliari. L’emendamento prevede inoltre che scenda da 3 a 2 il numero minimo di senatori che ciascuna regione potrà avere nel futuro Senato.
 

Augusto MinzoliniAugusto Minzolini

Comunque la tensione resta alta. La riunione dei forzisti, che doveva svolgersi oggi con Berlusconi, è stata rinviata a martedì prossimo: un modo per depotenziare la fronda di Minzolini che intende presentare un subemendamento per il Senato elettivo eletto a suffragio universale.

 

Minzolini sarebbe dovuto essere presente alla conferenza stampa dell’ex ministro Mauro, ma è rimasto in commissione per seguire la vicenda e votare contro l’accordo tra Renzi e Berlusconi. «Ma è come se fossi stato presente», spiega Minzolini. Mauro ha parlato di «attacco alla Costituzione estremamente forte».

 

A questo punto, ha aggiunto, è necessario rivolgersi al Quirinale: «Chiediamo l’intervento del presidente del Senato Pietro Grasso perché si faccia garante delle procedure», hanno detto il senatore Tito Di Maggio e l’ex ministro. Hanno denunciato l’irregolarità della procedura con cui il senatore dei Popolari per l’Italia è stato destituito dalla Commissione Affari costituzionali.

Silvio Berlusconi Silvio Berlusconi

 

Alla conferenza stampa erano presenti un gruppo di senatori grillini: seduti in prima fila il capogruppo 5 Stelle Maurizio Buccarella e Michele Giarrusso. Quest’ultimo, alla fine della conferenza stampa, si è avvicinato ai giornalisti e ha detto che Mauro ha fatto bene a chiamare in causa il capo dello Stato: «Avevamo ragione noi sull’impeachment a Napolitano».
 

Da questo punto di vista non sembra proprio che ci sia il feeling giusto per l’incontro che si dovrebbe svolgere la prossima settimana tra il premier e una delegazione di M5S. Anche le parole scritte sul suo blog da parte di Grillo non depongono per una confronto sereno.

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE

 

Secondo il comico genovese il patto del Nazareno «è un salvacondotto per il c... di Berlusconi, che in cambio garantisce il suo appoggio al governo e al disegno controriformista di Napolitano». Poi un suggerimento ai forzisti: «Vendetevi da soli, invece che farvi vendere dal noto pregiudicato. Ci guadagnerete e non farete la figura dei cogl...».
 

La sensazione è che la fronda nei vari fronti si vada assottigliando. Berlusconi preme e chiama i senatori ribelli uno a uno. Anche in casa Pd si cerca di recuperare il dissenso promettendo modifiche sostanziali sulla riforma elettorale.

BEPPE GRILLO A PORTO CERVO CON LA MOGLIE PARVIN FOTO DA LIBERO jpegBEPPE GRILLO A PORTO CERVO CON LA MOGLIE PARVIN FOTO DA LIBERO jpeg

 

Che tra i Democratici si stia spegnendo il fuoco lo dimostra pure il fatto che il comunicato congiunto per denunciare l’accelerazione sul calendario delle riforme è stato firmato da soli 12 senatori. Bersani, Chiti, Casson, Mineo hanno capito che è meglio puntare a smontare l’Italicum. «Il processo delle riforme – dice Bersani – è già avviato e deve essere concluso al Senato. Andiamo avanti». Sul resto si vedrà. 

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