RIFORME SFORMATE - A CORTO DI PREDELLINI, IL BANANA PROVA IL COLPO DI TEATRO SULLE RIFORME ISTITUZIONALI: DOPPIO TURNO E PRESIDENZIALISMO ALLA FRANCESE - L’UNICO RISULTATO È QUELLO DI BLOCCARE IL DIBATTITO SULLA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI - SMENTITA L’IDEA DI AFFIANCARE ALFANO DAI 5 BADANTI LUPI, FRATTINI, GELMINI, FITTO E MELONI, MA QUESTO WEEKEND ARRIVANO I “ROTTAMATORI” (PER FINTA, SONO TUTTI DELFINI DEI CAPOPARTITO) DEL PDL…
Francesco Bei e Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
A corto di idee e con un partito allo sbando, Berlusconi tenta l´ultima carta della riforma costituzionale per uscire dall´accerchiamento e tentare la risalita dopo il flop elettorale. Doppio turno e presidenzialismo alla francese è la proposta che il Pdl rilancia chiamando alla sfida il Pd. Verrà illustrata questa mattina al Senato dallo stesso Cavaliere e da Angelino Alfano, ma è bastato l´annuncio per far saltare in poche ore l´intesa raggiunta finora sulle riforme, riduzione dei parlamentari inclusa. Mentre l´unica novità sul partito dovrebbe riguardare un direttorio a cinque (quarantenni) che affiancherà il segretario. Niente predellino, nessun azzeramento ai vertici, non vi sono le condizioni, il Pdl resta un partito in stand by.
Gli ultimi dettagli al discorso di Berlusconi e alla bozza di proposta sono stati messi a punto fino a tarda sera nell´ennesimo vertice con coordinatori e capigruppo a Palazzo Grazioli. Nulla deve essere lasciato all´improvvisazione in un passaggio così delicato. Location non casuale per la conferenza stampa: Palazzo Madama. à il ramo del Parlamento nel quale il cammino della riforma era già ben avviato in commissione. Era, perché nel pomeriggio è bastato che si diffondesse la notizia dell´appuntamento di oggi per mandare per aria il lavoro cucito finora agli Affari costituzionali.
Pd e Udc accusano i berlusconiani di «puntare a far saltare il tavolo» dice il capogruppo centrista Gianpiero D´Alia. «Dicano a che gioco stanno giocando» attacca Anna Finocchiaro. Il presidente Carlo Vizzini avverte: «Non c´è tutto questo tempo prima della fine della legislatura». E a poco sono valse le rassicurazioni del vicecapogrupo Pdl Gaetano Quagliariello: «Se sarà presentata una proposta è perché il Pdl ha bisogno di alzare l´asticella, non per rinnegare il lavoro fatto finora». Finocchiaro e D´Alia a quel punto hanno proposto una mediazione: lo stralcio della riduzione del numero dei parlamentari già approvata, da far confluire in un ddl autonomo da approvare alla svelta. Ma il Pdl dice no. E tutto rischia così di naufragare.
Sulla proposta di riforma alla francese Berlusconi ha già lanciato i primi segnali di fumo al Pd. Nei giorni scorsi un primo contatto c´è stato, tra il segretario Alfano e Pier Luigi Bersani. Il leader democratico ha preso atto dell´apertura sul doppio turno, vecchio cavallo di battaglia della sinistra italiana. Lo sforzo da via del Nazareno non può che «essere apprezzato». Diversa cosa è il presidenzialismo, proiettato verso una riforma più profonda dell´assetto costituzionale per la quale non c´è più tempo. Bersani lo manda a dire a modo suo: «Non è che in estate o ad agosto rifacciamo da capo la Repubblica, bisogna fare attenzione che certe proposte non diventino il modo di non fare nulla». Da oggi, dopo l´annuncio del Cavaliere, si apre una partita a scacchi ma coi giorni già contati.
Nel partito la tensione resta alta. Nello stato maggiore in serata si parla di una convention per il rilancio del Pdl. E di un direttorio a cinque che affiancherà la segreteria Alfano: Lupi, Frattini, Gelmini, Fitto e Meloni. Ipotesi smentita in serata da Palazzo Grazioli. Di certo, si moltiplicano le iniziative pidielline con le quali domani, in tutta Italia, la base tenterà di suonare la sveglia. A Pavia i giovani di #Formattiamo il Pdl si preparano a fare i nomi dei dirigenti non più graditi. A Bologna i "rottamatori" del partito. A Milano i "seniores". A Roma viene organizzata su due piedi da Giorgia Meloni la manifestazione "Zero", da dove ripartire - spiega l´ex ministro - dopo che «il Pdl ha praticamente perso il governo di tutte le grandi città , tranne Roma».





