NON CI POSSO CREDERE! RIVOLTA LGBT E FEMMINISTE CONTRO MONICA MAGGIONI: RACCOLTA DI FIRME PER BLOCCARE GLI SPOT PER L’”UTERO IN AFFITTO” – LA RAI MANDA IN ONDA TRASMISSIONI A SENSO UNICO SUL TEMA, E VENDOLA FA LA STAR – LA DIFESA: I BAMBINI NASCONO TUTTI NELLO STESSO MODO – LA PETIZIONE CHIEDE UNA CORRETTA INFORMAZIONE SULL’ARGOMENTO DA PARTE DEL SERVIZIO PUBBLICO
Francesco Borgonovo per La Verità
Quando vogliono, in Rai sono anche capaci di parlare. Dopo aver risposto a critiche, obiezioni e proteste con un muro di bocche cucite, hanno finalmente deciso di rompere il silenzio, ma solo per rincarare la dose. Breve riepilogo dei fatti. Tre settimane fa, su Rai 3, è andato in onda uno spottone a favore dell' utero in affitto confezionato dalla scrittrice sarda Michela Murgia, che da qualche tempo conduce un programma chiamato Chakra.
Il 7 ottobre scorso, la signora ha dedicato una puntata alle «nuove maternità», in cui si è discusso prevalentemente della cosiddetta «gestazione per altri». Tra gli ospiti avrebbe dovuto figurare la filosofa Luisa Muraro (contraria all' utero in affitto), la quale però ha declinato l' invito quando ha saputo che in trasmissione sarebbe stato presente Nichi Vendola.
La storia, come si usa dire, le ha dato ragione. A Chakra è intervenuta Daniela Danna, sociologa di vaglia, anche lei contraria alla gestazione per altri. Per una ventina di minuti è stata sottoposta a una sorta di interrogatorio da parte della Murgia. Che ha invece concesso a Vendola una decina di minuti per concionare liberamente di «produzione di vita», come se i bambini fossero una merce. Di tutti i lati oscuri della gestazione per altri, in compenso, nel corso del programma non si è mai parlato.
Il nostro giornale ha denunciato quest' uso smaccatamente ideologico della tv pubblica, e poco dopo numerose associazioni femministe e lesbiche hanno inviato a Monica Maggioni, presidente della Rai, una lettera in cui facevano presenti le loro ragioni e chiedevano una «puntata riparatrice». Cioè una trasmissione in cui si raccontasse che cosa si cela davvero dietro la pratica dell' utero in affitto. Non hanno avuto risposta. O, meglio, l' hanno avuta - tramite post su Facebook e interviste - da Michela Murgia, che ha pensato bene di atteggiarsi a vittima, presentandosi come l' intellettuale scomoda che i cattivi bigotti vogliono imbavagliare. E non è finita.
A tornare sulla questione, sabato scorso, è stata un' altra trasmissione di Rai 3, cioè Tv Talk di Massimo Bernardini. Il quale ha espresso chiaramente la sua posizione: secondo lui non c' è stato alcuno spot all' utero in affitto. A discuterne in studio c' erano Giuseppe Cruciani, la conduttrice di Agorà, Serena Bortone, e ovviamente - in collegamento - Michela Murgia. Come dire: un parterre leggermente sbilanciato. Il «dibattito» non poteva che essere a senso unico, per quanto apparentemente garbato.
Qua e là si sono udite anche riflessioni piuttosto singolari, come quella di Serena Bortone: «Finora siamo nati sempre nello stesso modo», ha detto. «Ora si può nascere anche in altro modo. È ovvio che questo è il tema dei temi». Interessante. Quali sarebbero gli altri modi per nascere, se non dal ventre di una donna? Siamo ansiosi di scoprirlo.
Michela Murgia, dal canto suo, si è limitata a tenere il punto. Anzi, è stata pure piuttosto onesta. «Il mio profilo, nella vita, non è neutrale», ha spiegato. «Chi mi affida uno spazio mi sta invitando a utilizzare il mio modo di stare al mondo anche nella gestione di una trasmissione». Il concetto è limpido: chi le offre una trasmissione sa che cosa deve aspettarsi. Ed è proprio questo il punto. Va benissimo che in Rai ci siano personaggi con opinioni forti, anche fortissime.
Lungi da noi chiedere conduttori sterilizzati e soporiferi. Il problema è che, in questa Rai, le visioni forti si riducono a una sola visione, sempre la stessa, sempre schierata da una parte sola. Anche su temi fondamentali come la pratica dell' utero in affitto (che, per altro, nel nostro Paese e in gran parte del mondo è fuorilegge). Su questo argomento in particolare si poteva - e si doveva - informare meglio.
Per questo numerose associazioni e decine di rappresentanti del mondo femminista e Lgbt hanno diffuso, tramite il sito Change.org, una petizione rivolta ai vertici di Viale Mazzini (già ieri pomeriggio l' avevano firmata centinaia di persone). «In assenza di risposte da parte della presidente Rai Monica Maggioni», scrivono, «torniamo a chiedere che il servizio pubblico si impegni a produrre una corretta informazione sul tema dell' utero in affitto o "gestazione per altri", contro una tendenza alla disinformazione che parla di "ovociti donati" - mentre si tratta unicamente di mercato - di "produzione di vita", di gestanti felici. E nemmeno nomina i rischi per la salute che corrono le donne coinvolte nella pratica o i numerosi casi in cui vengono chiamati in causa i tribunali».
Le attiviste fanno notare che «l' Europa classifica la Gpa tra le più gravi violazioni dei diritti umani. Il governo francese, nel ribadire il suo fermo "no", ha recentemente sottolineato le "riprogrammazioni cognitive" delle donne che, unicamente per stato di bisogno, si prestano alla pratica. Non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche, per esempio, negli Stati Uniti». Ecco perché, concludono le firmatarie della petizione, «su un tema decisivo come questo pretendiamo dal servizio pubblico un impegno alla massima consapevolezza e correttezza nel rispetto delle leggi di questo Paese».
«Noi non siamo imbavagliatrici», ci dice Marina Terragni, tra le ideatrici della lettera prima e della petizione poi. «Chiediamo che non si raccontino balle. A noi non interessa fare l' esame del sangue a Michela Murgia per vedere se è femminista o meno. A noi interessa che non si faccia disinformatja». Alla Rai, però, sembra che tutto questo non importi. Sull' utero in affitto si può riportare solo il pensiero unificato, e se qualcuno si lamenta, viene presentato come un censore da conduttori che si spacciano per vittime della mordacchia. A questo punto, se proprio non sanno fare altro, almeno ci spieghino quali sarebbero i «nuovi modi per nascere».