ROMANZO VIMINALE: NELL’AGENDA DI LA MOTTA I SEGRETI DELL’INTRECCIO TRA CAMORRA, SERVIZI E MILIONI

Amalia De Simone per Corriere.it

L'ex vicecapo dei servizi segreti italiani (Aisi), il prefetto Francesco La Motta, avrebbe incontrato con cadenza quasi settimanale broker della camorra. Risulta dall'esame delle pagine dell'agenda del prefetto in pensione da due mesi, sequestrata insieme con una rubrica dai carabinieri del Ros, nel suo ufficio nella sede dell'Aisi dove nei giorni scorsi i militari hanno eseguito una perquisizione. I documenti sono quelli che mostriamo nelle foto.

I CONTATTI
Anche sulla rubrica sono in evidenza, annotati a mano, i contatti di due broker: un intermediatore finanziario, suo parente, Eduardo Tartaglia e Rocco Zullino, svizzero di natali francesi, al vertice della Hottinger et Associés di Lugano. Entrambi sono stati arrestati su indagine dei pm della dda di Napoli Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio e Cristina Ribera per aver riciclato soldi per conto del clan Polverino, una cosca potente e a vocazione imprenditoriale.

DUE FILONI
I filoni di indagine che riguardano La Motta - direttore del Fec dal 2003 fino al 2006, quando è stato nominato vice direttore del servizio segreto civile, il Sisde diventato Aisi nel 2007 -, sono due: il primo riguarda aiuti e soffiate ad esponenti del clan Polverino; il secondo, di competenza della procura di Roma e del pm Paolo Ielo, riguarda un ammanco di 10 milioni di euro dalle casse del Viminale relativi ai conti Fec (come riportato sul Corriere della Sera in un pezzo di Fiorenza Sarzanini il 13 maggio scorso) e cioè quelli del fondo per gli edifici di culto attraverso il quale il ministero dell'Interno amministra e tutela un enorme patrimonio artistico in tutt'Italia.

Secondo le indagini questi soldi sarebbero stati investiti in Svizzera, proprio presso la Hottinger e poi sarebbero spariti. L'autorità giudiziaria ha già avviato le pratiche per una rogatoria internazionale. Dove sono finiti questi soldi e perché lo Stato Italiano abbia deciso di investirli in Svizzera, sono alcuni degli interrogativi a cui l'inchiesta cercherà di dare una risposta. Per questa vicenda il nome del prefetto è stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per peculato e corruzione.

I SOLDI DEI CLAN
I magistrati napoletani, si sono imbattuti nel prefetto seguendo i soldi del clan e in particolare un investimento di 7,2 milioni che, secondo gli investigatori, i Polverino avrebbero raccolto intervenendo a vari livelli nella realizzazione di un grosso centro commerciale in provincia di Napoli, l'Ipercoop di Quarto. Questi quattrini finiscono prima in una banca nella Repubblica Ceca, poi in Inghilterra, infine in un istituto svizzero, ancora la Hottinger. L'operazione sarebbe stata seguita da Tartaglia e Zullino.

LE INTERCETTAZIONI
I due vengono intercettati e nel corso di una conversazione parlano di La Motta. Zullino si lamenta con Tartaglia: «Hanno visto che c'è questa discrepanza (...). Guarda che la cosa ormai è così e precisa. Hanno chiesto anche l'appuntamento a Zurigo, tutte le cose, quindi...diglielo anche a Franco. E ormai qui è inutile. Vogliono vedere tutti i movimenti (...). Ormai la cosa è partita, che c... vuoi che ti dica, prima o poi queste cose vengono fuori, non sta neanche più dentro le mie mani. Questi stanno scrivendo, che gli devo dire, me li sono presi io? Me li sono presi io, Edo?».

Poi usa parola ancora più pesanti: «Guarda che in occasione della prossima visita fissata con il prefetto Roberto Falzone, (dirigente del Fec,ndr) rivelerò le oscure trame intrecciate da te e dal prefetto La Motta». Queste frasi che sono al vaglio degli inquirenti creano l'intreccio con il filone romano.

 

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