ORA PRO SILVIO - LA PREGHIERA PER BERLUSCONI, CONVOCATA DA FEDERICA DE PASQUALE ALLA BASILICA DI SANT’AGOSTINO A ROMA, INIZIA IN RITARDO: I POLITICI ARRIVANO ALLA SPICCIOLATA AL TERMINE DELL’UFFICIO DI PRESIDENZA DI FORZA ITALIA. LEI: “VOGLIAMO SOLO PREGARE”
Fosca Bincher per “Libero Quotidiano”
Erano quasi le otto e mezza di sera quando finalmente davanti alla Basilica di Sant' Agostino a Roma sono apparsi alla spicciolata i membri dell' ufficio di presidenza di Forza Italia. L' appuntamento era alle 19 e 15, come spiegava la mail di invito. Alle 19 e 30 in punto, avvertiva Federica De Pasquale, sarebbe iniziato il rosario di preghiera per la rapida guarigione di Silvio Berlusconi, esteso - pare - su sua richiesta alla guarigione di tutti i malati.
Alle 19,40 il portone della Basilica si sarebbe inesorabilmente chiuso, per disposizione del parroco, l' inflessibile padre Angelo. Purtroppo lo stato maggiore azzurro aveva convocato proprio nella capitale l' ufficio di presidenza di Forza Italia. E quelli, impegnati a sostituire temporaneamente Silvio, non hanno potuto unirsi alla preghiera per la sua guarigione.
Il rosario non avrebbero potuto recitarlo, ma a Federica avevano fatto sapere che appena terminati i lavori sarebbero passati anche un istante a dire una preghiera in basilica. Il povero don Angelo ha fatto la sentinella dietro il portone chiuso per sbarrare il passo ai giornalisti: niente telecamere, niente flash, niente taccuini.
Quella era una preghiera privata, una richiesta a cui lui non aveva potuto dire no, perché veniva da una parrocchiana. E comunque non ci si poteva mettere di traverso davanti al desiderio di pregare per i malati. Il fatto è che alle 19 e 30 in chiesa c' erano solo la bella ed elegantissima Federica e due sue amiche che l' accompagnavano.
Di politici manco l' ombra. Lei ha ritardato un po' l' inizio del rosario, a malavoglia è venuta fuori a calmare un piccolo gruppo di fotografi e cronisti: «Vogliamo solo pregare, non è un evento organizzato dai parlamentari. Io? Niente nomi, sono Federica, una semplice militante». Con sapienza ha preso tempo. Ed ecco il primo onorevole ad entrare bypassando i giornalisti: l' abbronzatissimo siciliano Basilio Catanoso.
Poco dopo insieme un gruppetto guidato da Catia Polidori, Giuseppe Romele, Luca Squeri con Dino Secco a ruota. Si chiudono le porte, e dopo pochi minuti ne riesce Catanoso, «no, il rosario non è ancora iniziato, ma io purtroppo avevo già un appuntamento». Gli altri restano chiusi a invocare lo Spirito Santo e recitare i cinque misteri dolorosi. Federica li ha intermezzati con delle meditazioni di Chiara Lubich.
A tutti è stato dato uno stampato con i testi che è stato distribuito in tutta Italia per gruppetti di militanti che avessero voluto riunirsi in preghiera per Silvio. Purtroppo c' era un errore di stampa seriale, al termine di ogni mistero doloroso: «Gesù predona le nostre colpe». «Predona» al posto di «perdona», e sono gli sgambetti del «copia e incolla», perché così si trova scritto ben cinque volte.
Alle otto e mezza finalmente arriva un pezzo dell' ufficio di presidenza di Forza Italia. Maria Rizzotti, la sola senatrice presente (l' aula di palazzo Madama non era convocata), a braccetto con Antonio Palmieri. Lei è corsa lungo la scalinata, è entrata ed è subito uscita, perché ormai il rosario era terminato. Ultimo a passo di corsa l' ex presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti: «Fatemi ancora entrare in chiesa, che almeno dico una preghiera».
E così ha fatto. Fuori Federica si diceva convinta che nel resto di Italia in centinaia stavano pregando per il «Presidente», e che lei prima di organizzare aveva avuto il via libera da Sestino Giacomoni e dalla stessa Rizzotti, che avevano fatto sapere come Silvio gradisse, vista la particolare passione per il rosario ereditata da mamma Rosa.
Per non sbagliarsi la vulcanica Federica ha contattato pure una zia suora e un cugino sacerdote di Berlusconi. Ha avuto l' imprimatur, e pace se a Roma l' hanno un pizzico snobbata. La preghiera sarà andata a segno anche se così poche erano le labbra che la innalzavano.