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SI SALVINI CHI PUO’ - IL LEADER DELLA LEGA CAVALCA L’EFFETTO TRUMP E ROMPE CON BERLUSCONI: "IL CENTRODESTRA È FINITO" - DOPO IL CASO PADOVA E LE DIMISSIONI DI BITONCI, SALVINI MINACCIA DI SFILARE LA LEGA DALL’ALLEANZA DI VENEZIA DOVE IL SINDACO FORZISTA BRUGNARO E’ SCHIERATO PER IL SÌ AL REFERENDUM
Alberto D’Argenio e Francesco Furlan per la Repubblica
Dopo la sfida a Forza Italia lanciata sabato dalla piazza di Firenze e la candidatura a Palazzo Chigi a dispetto della leadership di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini prende il largo dal' alleanza e dalle origini leghiste e gioca la carta nazionalista. «Renzi sarà premier ancora per tre settimane - afferma il leader del Carroccio guardando al post referendum - non voglio parlare delle dinamiche interne di quello che era il centrodestra, non uso più questo termine, ora serve un progetto sovranista».
Con la conseguenza che «chiunque voglia governare con noi deve sapere che l' euro va rottamato, dobbiamo riprendere il controllo della nostra moneta». Insomma, Salvini ha ormai rotto con Berlusconi e con la storia politica che rappresenta, in caso di vittoria del No al referendum al contrario dell' ex premier vuole subito le elezioni, pensa a un programma «in molti punti identico a quello di Trump», progetta un governo con Zaia e Maroni e soprattutto nella sfida tra le due destre sceglie parole d' ordine estreme, come conferma il pronto endorsement di Francesco Storace che si dice «interessato al progetto sovranista che manda in soffitta il termine centrodestra».
Ormai anche sul territorio lo scontro tra le due destre si fa sentire. Prima il caso Padova, con il sindaco leghista Massimo Bitonci caduto per le dimissioni dei consiglieri di Forza Italia. E ora come ritorsione Salvini minaccia di sfilare la Lega dall' alleanza di Venezia e non esclude ripercussioni in Regione: «Se il segretario del Veneto mi dirà che anche in Regione bisogna fare chiarezza, io rispetterei la sua scelte».
Sul caso Venezia pesa anche la presa di posizione del sindaco forzista Luigi Brugnaro, schierato per il Sì al referendum («sono un uomo libero »). Una scelta digerita da Renato Brunetta e da FI: «È una posizione personale, l' importante è che non faccia propaganda». E Brugnaro alla minaccia del leghista risponde: «I litigi non fanno bene a nessuno, la politica deve trovare la strada della mediazione e non del rancore o delle vendette. Io non ho paura perché non ho fatto male a nessuno».
Dall' Argentina il governatore Zaia si tiene lontano dalle polemiche e si prepara a difendere la sua squadra di governo dalle fibrillazioni, mentre Brugnaro si dice sereno: «Non credo che la Lega si sfilerà dalla maggioranza della città ma se vorranno farlo ne hanno la libertà». Serenità che si spiega con i numeri: anche senza i due consiglieri comunali del Carroccio, il sindaco avrebbe un' ampia maggioranza a sostenerlo in consiglio comunale.
Al punto che c' è chi, nella lista civica di Brugnaro, si augura che la Lega, considerata su posizioni troppo di destra, si faccia da parte. In primavera in Veneto si voterà in centri come Verona, Belluno e Thiene (Vicenza) e le due destre si preparano alla resa dei conti. A Padova, ad esempio, Bitonci si ripresenterà: «Questa volta però da solo».
BERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNY
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