OGNI COSA A SUO TEMPO – PERCHÉ SALVINI DIFENDE L'AZZOPPATO DI MAIO QUANDO POTREBBE AFFONDARE IL COLPO? QUALORA CADESSE IL GOVERNO, SI APRIREBBERO SCENARI DEL TUTTO FUORI CONTROLLO PER LA LEGA. ENTREREBBERO IN GIOCO MATTARELLA, L’EUROPA, I MERCATI... PERCHÉ INFILARSI IN UN SIMILE GINEPRAIO? - OLTRETUTTO LA LEGA VORREBBE PORTARE A CASA DUE SCALPI, AUTONOMIA E LEGITTIMA DIFESA, E SOLO CON L’EX BIBITARO, CHE NON VUOLE PERDERE LA POLTRONA, CI PUÒ RIUSCIRE
Ugo Magri per “la Stampa”
Non accade spesso, perlomeno da noi, che il vincitore si prenda cura dello sconfitto. Tantomeno che, addirittura, gli fornisca le armi per meglio difendersi dai contestatori interni. Casomai succedesse, verrebbe da chiedersi se c’è sotto qualcosa: proprio ciò che si stanno domandando in molti dopo il sostegno a spada tratta di Salvini a Di Maio.
Il capo leghista è arrivato a dichiarare: «Se fossi in lui non ne farei un dramma. Regionali e comunali sono le competizioni ai Cinque stelle meno congeniali. Al posto loro, continuerei a lavorare seriamente come stiamo facendo da otto mesi in qua». Come se non bastasse, Matteo ha fatto sapere che mai più tornerà nel centrodestra.
E per togliere qualunque dubbio sulle sue intenzioni future, i suoi fidi spargono la voce di una rottura totale col Cav, di quelle che non si potranno sanare. Insomma, Di Maio forever. Rimane il punto interrogativo: perché Salvini puntella il capo dei Cinquestelle, anziché mollarlo al suo destino?
Il rischio della maionese impazzita
Risposta (maliziosa) numero uno: alla Lega conviene mille volte tenersi un avversario azzoppato piuttosto che ritrovarsene uno tosto e agguerrito. Se Di Maio venisse sostituito da Di Battista, per dire, i nodi dell’alleanza verrebbero rapidamente al pettine. Che cosa succederebbe a quel punto, nessuno lo sa. Ma di sicuro ne andrebbe di mezzo il governo.
E qui scatta la seconda motivazione che spinge Salvini all’intelligenza col nemico. Qualora Conte cadesse, si aprirebbero scenari del tutto fuori controllo, e comunque non interamente nella disponibilità della Lega. Entrerebbero in gioco Mattarella, l’Europa, i mercati... Perché infilarsi in un simile ginepraio senza conoscere la via d’uscita? Oltretutto la Lega vorrebbe portare a casa un paio di scalpi cui tiene particolarmente.
I due scalpi da portare a casa
Il primo è l’autonomia delle regioni, che serve a far contenti i padani; e poi la legittima difesa, ormai quasi in dirittura d’arrivo. Senza Di Maio alla guida dei Cinquestelle, quei due storici traguardi Salvini li vedrebbe sfumare. Per non parlare delle nomine che il governo sta sfornando a pacchi negli enti pubblici, nelle partecipate, nelle mille mangiatoie del potere reale. Infine, piccolo dettaglio, entro poche settimane il Senato dovrà impedire che il ministro dell’Interno finisca a processo per come gestì il caso Diciotti.
Se c’è un momento in cui a Salvini non conviene sfidare i Cinquestelle, quel «quando» è adesso. Più avanti, magari, le convenienze cambieranno, anzi ci si può scommettere; ma intanto è così. In politica, come nella vita, ogni cosa ha il suo tempo. Anche senza rileggere l’Ecclesiaste (Qo 3,1-11), il Capitano lo sa da sé.
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