SARÀ IMBOSS-CATA? - MARONI SI APPRESTA A DIVENTARE IL NUOVO SEGRETARIO DELLA LEGA - MA IL BARBARO SOGNANTE TEME L’IMBOSCATA DEI BOSSIANI E METTE LE COSE IN CHIARO: “DOVRÒ AVERE PIENI POTERI, NON SONO INTERESSATO A UNA COGESTIONE O A ESSERE UN SEGRETARIO DIMEZZATO” - CERTO CHE IL COMPITO DI GUIDARE UN PARTITO COME IL CARROCCIO, SU CUI PESANO TRE INDAGINI TRA CUI UNA CHE IPOTIZZA RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA, NON SI AUGUREREBBE A NESSUNO...

Davide Vecchi per il "Fatto quotidiano"

"Le ragioni giudiziarie non mi interessano". Roberto Maroni usa come sponda la Regione Lombardia e le vicende in cui è coinvolto Roberto Formigoni per mettere le mani avanti su quanto potrà accadere nella Lega che da lunedì prossimo, salvo sorprese, si ritroverà a guidare da segretario. "Un avviso di garanzia non è sufficiente a far cadere il governo della Regione Lombardia; quando dico che sarà difficile arrivare al 2015 non è a causa delle vicende giudiziarie, ma per ragioni d'opportunità", ha detto Maroni.

Ragioni che saranno oggetto di un incontro con Formigoni fissato per lunedì prossimo: prima sarebbe inutile. Solo domenica il congresso federale eleggerà il nuovo segretario e il timore che i bossiani facciano qualche sorpresa è forte. Tanto che lo stesso Maroni non solo non ha ancora ufficializzato la sua candidatura, ma ieri ha voluto puntualizzare che il segretario "dovrà avere pieni poteri e io non sono interessato a una cogestione o a essere un segretario dimezzato, commissariato o sotto tutela", ha detto in riferimento all'incarico da presidente affidato a Umberto Bossi che il Senatùr ha intenzione di far valere.

Ma la Lega che eredita Maroni è un partito ridotto ai minimi storici politici e soprattutto è ancora sotto la lente d'ingrandimento di tre procure: Milano, Napoli e Reggio Calabria. Da quest'ultima, in particolare, nelle prossime settimane dovrebbero arrivare le convocazioni a diversi esponenti del Carroccio. A partire da Matteo Salvini, eurodeputato e maroniano doc, neoeletto segretario nazionale della Lombardia. Anche lo stesso ex titolare del Viminale potrebbe essere sentito dagli inquirenti.

A Reggio Calabria per la Lega c'è la parte più delicata dell'inchiesta sull'ormai ex tesoriere, Francesco Belsito: quella relativa ai rapporti con ‘ndrangheta e mafia. La Direzione Investigativa Antimafia ha ricostruito il giro di milioni di euro gestiti da Belsito e finiti anche in Tanzania e Cipro attraverso Paolo Scala e soprattutto Stefano Bonet, titolare della Polare e della Marco Polo.

L'imprenditore veneto è infatti considerato l'uomo che Belsito usava per investire fondi all'estero e, secondo l'ipotesi investigativa, riciclare soldi della criminalità organizzata. In cambio Belsito garantiva a Bonet un aiuto ad aggiudicarsi appalti con la Siram, colosso che fa capo alla francese Dalkia. C'è una triangolazione sospetta e con "pagamenti ingiustificati" tra la Siram e le due società di Bonet, Polare e Marco Polo.

Nei soli mesi di gennaio e febbraio 2010, sintetizzano gli inquirenti, Siram versa a Polare 8,3 milioni di euro; Polare ne gira 7 milioni alla Marco Polo che a sua volta rigira a Siram 6,9 milioni. Bonet ne parla con Bruno Mafrici, un laureato in legge mai diventato avvocato che ha lo studio Mgim a Milano in via Durini, da dove transitano milioni di euro e, secondo gli inquirenti, lui potrebbe essere l'uomo di raccordo, il canale che collega Nord e Sud, la Lega e una delle cosche di ‘ndrangheta più potenti: quella dei De Stefano.

Bonet con lui si confronta su tutto. Gli affari in Fincantieri, quelli con la Siram, i ricorsi legali, gli investimenti sugli immobili dismessi dalla banca Unicredit (di cui parla anche con Romolo Girardelli, "l'ammiraglio" vicino ai De Stefano), le consulenze con Belsito. E con lui si sfoga a febbraio quando Il Secolo XIX pubblica le prime notizie degli investimenti in Tanzania compiuti da Francesco Belsito.

Bonet chiama tutti, è arrabbiatissimo, bestemmia, grida al telefono. Si lamenta. "Dobbiamo fare ‘ste cose... falle per bene no... lo sai che insomma potrebbe ecco... (...) anche avere conseguenze....(...) insomma vanno fatte bene...". Bonet chiama anche Nadia Dagrada. Lo fa il 13 febbraio 2012 per lamentarsi del comportamento di Belsito. "Cioè e non ti sei ancora accorto, perché alla fine ti senti, ti senti anche usato, ma cazzo te l'ha dire perché, cioè professionalmente tu sai che stai commettendo un reato e non dici la tua?!!". Alla fine, dice, "so stufo se te pago, fa il tuo mestiere cazzo!". La Lega di Maroni comincia da qui.

 

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