SCACCO ALLA REGINA - SQUINZI MANDA A CASA IL SUO VICE AURELIO REGINA, CHE NEGLI ULTIMI TEMPI LO HA SPESSO CRITICATO. MA IL RISCHIO VERO PER LA CONFINDUSTRIA DI OGGI È DI FINIRE NELL'OBLIO. E IN TEMPI RENZIANI IL RISCHIO È FORTE. ALTRO CHE REGINA

DAGOREPORT

"Sono una persona di dialogo, ma nella squadra ci devo credere e non posso accettare.... soluzioni diverse".

Giorgio Squinzi chiude la riunione di Giunta che ha approvato il programma e la squadra per il prossimo e ultimo biennio di presidenza di Confindustria. Gli industriali stanno già lasciando la sala Pininfarina al primo piano del palazzo di viale dell'Astronomia mormorando e con vistose pacche sulle spalle ad Aurelio Regina.

È su di lui, infatti, che nell'ultima settimana si è consumato l'ennesimo scontro confindustriale. Squinzi ha deciso di non confermarlo nell'importante ruolo di vicepresidente con delega allo Sviluppo Economico ed Energia. Anzi di metterlo alla porta. "È venuta meno la fiducia", aveva detto al Comitato di presidenza riunito ieri. "Si è sentito messo in ombra dall'attivismo e la bravura di Aurelio" dicono i critici.

La Giunta vota: 76 approvano e 28 dissentono con schede bianche e contro. Maggioranza ampia. Tuttavia il dato è rilevante. A favore passano i Bombasseiani di due anni fa. Contro Squinzi i suoi sostenitori della prima ora. Un dato che rimescola le carte e le cui conseguenze vedremo nelle prossime settimane.

Due anni fa Regina aveva contribuito in maniera determinante all'elezione di Squinzi contri Bombassei. Regina, già presidente dell'Unione di Roma, protagonista della fusione tra le territoriali del Lazio, aveva costituito quella che oggi è dopo Assolombarda, la seconda Associazione italiana per numero di iscritti e contributi.

Due anni fa la loro nomina era stata una sorta di ticket tra Milano/Squinzi e Roma/Regina passato con una manciata di voti di scarto, preludio di un periodo complicato per l'unità degli industriali. Ma l'idillio tra i due è durato poco.

Regina, che non nasconde ambizioni più importanti, si è mosso con competenza e determinazione incrociando dossier e interessi e cercando una grande visibilità mediatica e politica. Mettendo in ombra il timido Squinzi.

Poi le critiche per le posizioni politiche nette e fuori tempo del presidente contro Letta e poi contro Renzi, che hanno di fatto isolato Confindustria in un momento già difficile nei rapporti con il governo.

Oggi, dunque, si riparte con una nuova squadra più snella e più debole. Escono Conti (Enel), Recchi (Eni) e Sarmi (Poste) perchè scaduti dai loro mandati aziendali. Esce Gattegno. Entrano Carlo Mattioli e Pesenti, con delega al Centro Studi.

"Visione egocentrica del suo mandato" accusa Squinzi il presidente del Lazio, Stirpe. "sono qua, non vado via e resto a disposizione degli industriali" dice con toni pacati Regina, accusando Squinzi di non essere intervenuto con determinazione su fatti come l'Ilva, le indagini di Vado Ligure e di essersi concentrato troppo su statuti e norme.

Per il resto è tutto un appello a non far trapelare le divisioni interne. Uniti verso la politica. Ma il rischio vero per la Confindustria di oggi è di finire nell'oblio. E in tempi renziani il rischio è forte. Altro che le beghe!

 

SQUINZI RENZI SQUINZI CECCHERINI E GALATERI A BAGNAIA Aurelio Regina Aurelio Regina e Luigi Abete CONFINDUSTRIA LOGOCamilla Morabito e Mario Stirpe

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