SCAMPIA NEW DEGENERATION - HANNO 20 ANNI I NUOVI BOSS CHE STANNO INSANGUINANDO, TRA MANI MOZZATE, ESECUZIONI E VENDETTE, IL GOLFO INGOLFATO DI COCA - NEL REGNO DI MARCO DI LAURO IN GUERRA PER UNA PARTITA DI DROGA NON PAGATA - UNA VOLANTE SALVA LA VITA A DUE RAGAZZI GIA’ CONDANNATI A MORTE, TEMPO DOPO UNO DEI DUE SPARA CONTRO UN CARABINIERE…

Antonio Massari per Il Fatto Quotidiano

Attraversiamo corso Secondigliano: "I ragazzi della Vinella-Grassi" dice l'investigatore del Ros "per i documenti vengono qui: si fanno rilasciare la carta d'identità negli uffici del Terzo Mondo". Non è una sfumatura. Per "terzo mondo", nel linguaggio dei clan, s'intende mezza Secondigliano: è la piazza di spaccio più fiorente, il regno del boss Marco di Lauro.

Il segnale è chiaro: il clan della Vinella-Grassi (il più agguerrito, in questa terza faida, che conta 11 morti dall'inizio dell'anno) qui può circolare senza problemi: con il clan di Lauro c'è una pacifica intesa. Anche le strade sono importanti, in questa storia criminale, ed è evidente che esistono regni e regni. Corso Secondigliano disegna uno spazio ampio, il confine è arredato dalle vetrine, il suo commercio mostra un'aria di nobiltà.

Comandano i giovani a Vinella-Grassi
La Vinella -Grassi è un'altra storia:un vicolo minuscolo e cieco. A Secondigliano si assiste alla faida da spettatori: il clan di Lauro non è in guerra. Intorno alla "vinella"si gira con i kalashnikov. A Scampia si contano tre eserciti in lotta: gli "Amato-Pagano", il cartello "Abbinante-Abete-Notturno-Aprea" e i "vinellari".

Quattro ragazzi reggono i clan più potenti. Hanno meno di trent'anni: la generazione di mezzo è stata spazzata da arresti e omicidi . Questa è una guerra di ventenni. Che si combatte in maniera cruenta: mani mozzate, corpi carbonizzati, proiettili esplosi in bocca. E anche il lato più pulp racconta una sua verità.

Le case dei puffi valgono milioni
Il salto di qualità arriva a gennaio: omicidio di Raffaele Stanchi. L'uomo - per conto del clan Amato-Pagano - gestisce la contabilità delle "case dei puffi". E controllare le "case dei puffi" - a Scampia - è come gestire un negozio in pieno centro. Bisogna sempre guardare le strade: qui arriva gente dal Lazio e dalla Basilicata, non si sbatte per una singola dose, ma fa la scorta per settimane e lo spaccio funziona come un autogrill. É come andare alle Vele, o allo chalet Baku, posti di spaccio notorio. Lasci l'autostrada, imbocchi la circonvallazione, ti fermi allo spaccio più comodo: le "case dei puffi" sono un approdo naturale. E fruttano milioni di euro.

Torniamo sulla Vinella-Grassi. Perché è da qui che parte la scalata al cielo criminale di Scampia: la Vinella-Grassi è un budello di appena 150 metri, chiuso e defilato, che confina con Secondigliano. È uno spaccio periferico e meno redditizio. Chi controlla le "case dei puffi" conta di più, rispetto a chi gestisce la Vinella-Grassi, ma a volte si può sbagliare. E Stanchi s'era sbagliato. Fu intercettato, alla fine del 2011, mentre diceva a un amico che avrebbe preso, senza aver intenzione di pagarlo, una partita di eroina dai ragazzi della Vinella. "Pensava che non avrebbe avuto conseguenze", spiega un investigatore della Squadra Mobile.

"Credeva che quelli della Vinella non avrebbero reagito", conferma un carabiniere del Ros. Invece Stanchi viene ritrovato carbonizzato. Con lui c'è l'autista Luigi Montò. Stanchi viene sparato, mutilato, poi bruciato: gli mozzano la mano destra. I due sono così martoriati che, per identificarli, sarà necessario l'esame del dna. I ragazzi della piccola Vinella-Grassi (i vecchi amici di Marco di Lauro) mozzano la mano a chi intende rubargli l'eroina. Messaggio chiaro: non sono più sottomessi a nessuno. Inizia la conquista delle "case dei puffi". Ed è una guerra tra ventenni.

Il clan della Vinella-Grassi è nelle mani di Antonio Mennetta -detto "er Nino" -classe1985: 27anni di grande esperienza. A 19 anni era già un killer del clan di Lauro. Nei giorni scorsi è stato arrestato. E poi rilasciato: il tribunale del Riesame non ha convalidato l'arresto. Er Nino è molto legato a Marco di Lauro, altro 27enne, latitante da ben otto anni, il vero capo dell'omonima famiglia che, un tempo, era capeggiata dallo storico boss Paolo di Lauro, detto Ciruzzo o milionario.

"Er Nino" e Marco di Lauro, in questo momento, sono i capi clan più anziani. Gli altri sono in mano a due 21enni. Il clan Amato-Pagano - vecchio gestore della "case dei puffi" - ormai volta le spalle a Scampia e guarda verso Melito, Mugnano, Arzano, Casavatore: dopo omicidi e arresti dei capi,la guida, è nelle mani di Mariano Riccio: 21 anni e già latitante. E 21anni ha il reggente del clan Abbinante-Abete-Notturno-Aprea : Mariano Abete, anch'egli latitante, sfuggito all'arresto due mesi fa.

In lacrime: "L'hanno sparato forte?"
A giugno viene intercettato mentre, in carcere, parla con suo padre Arcangelo: piangono la morte di un affiliato. Si abbracciano. Il padre consola il figlio: "Lo hanno sparato forte?... sì. Tu non ti devi preoccupare ... lo vendichiamo...". Mariano Abete è un ragazzo reattivo. Suo padre viene descritto come un "capo non scalfito dalla carcerazione". Il motivo: può contare "sul figlio Mariano, indiscusso erede del potere economico e criminale dell'intero clan".

Il boss più blasonato, però, è senza dubbio Marco di Lauro che, in questa faida, non appare in guerra con nessuno. Anzi: è molto silenzioso. Marco di Lauro viene menzionato, nei libri contabili del clan, con il nome in codice di "F4": il quarto figlio, il più anziano fuori dal carcere, quindi il capo, secondo le regole della famiglia. Non beve, non fuma, ha una vera e propria fissazione per l'igiene: gli investigatori l'hanno intercettato, tempo fa, mentre parlava al telefono e lavava i denti per almeno dieci minuti di seguito. Controlla il cibo con ossessione. È un salutista ma secondo gli investigatori ordina omicidi senza problemi. È scaltro: per limitare gli spostamenti, quindi i rischi d'essere arrestato, ha delegato molto al fratello 19enne e a un paio di colonnelli.

Negli ultimi anni ha cambiato almeno quattro covi. La sua vita sentimentale è quieta, costante, subordinata alle esigenze della latitanza. Per i rari summit si muove da solo: senza scorte e sentinelle. Spesso dà "buca" agli appuntamenti, per pesare gli interlocutori (teme costantemente d'essere tradito) e non correre rischi. In questa faida, Di Lauro resta a guardare, nella sua Secondigliano, mentre il clan di "er Nino" continua a combattere dentro Scampia.

Una pallottola dentro la gola
L'ultima vittima è Roberto Ursillo, ucciso quattro giorni fa, mentre guidava l'auto verso Chiaiano: un altro 20enne. Ma c'è chi riesce a scamparla. Per qualche millimetro. 18 marzo 2012: Diego Riccio, classe 1985, vicino al cartello degli Abbinante, viene colpito sotto la mandibola. Il proiettile entra dal lato destro ed esce da quello sinistro. Sfuggito ai killer, con la gola bucata, lui chiama la moglie al telefono: "Vieni a darmi una mano". Il 4 luglio è il turno di Giovanni Esposito, altro uomo degli Abbinante, ferito mentre passeggia in via Roma verso Scampia. Sfugge ai killer - che poi ingaggiano un conflitto a fuoco con una volante - e si rifugia in un "centro abbronzante": "Ho tamponato la ferita al braccio con una busta di plastica", dirà poi ai poliziotti. "Poi sono uscito, ho preso la mia Smart e sono andato a casa, ho medicato la ferita, con l'aiuto di mia moglie, ho fatto lavare l'auto e i vestiti intrisi di sangue".


Salvati per sbaglio dalla Polizia
Ragazzi. Ancora ragazzi. Il 18 marzo una volante della Polizia intercetta un'auto con cinque persone a bordo. Due di loro sono vicini al clan Vinella-Grassi, siedono sul sedile posteriore, legati e imbavagliati con del nastro adesivo: la polizia li salva da un'esecuzione. Virginio Giannino ha 19 anni: suo fratello è morto nella faida del 2004, suo cugino Luigi in quella del 2007, a lui, che è incaprettato e imbavagliato, tocca la guerra del 2012. È salvo grazie alla polizia. E quattro mesi dopo incrocia i carabinieri. Ed ecco il resto della storia. È la notte del 5 luglio: le ronde dei clan cercano un bersaglio da ammazzare. Un 17enne arriva ferito in ospedale. I carabinieri si spostano sul luogo della sparatoria e incrociano 7 ragazzi armati. Inizia l'inseguimento.

"Il terzo ragazzo - scrive il carabiniere Nicola Strambelli - indossava jeans e maglia a maniche corte. Inseguito dallo scrivente si dirigeva verso l'androne della scala B. A un tratto si girava, estraeva un'arma da fuoco sparando 2 colpi al mio indirizzo, mi gettavo per terra, riparando il capo, e il ragazzo riusciva a fuggire...". Il fuggitivo è Virginio Giannino: lui, che allo Stato deve la vita, spara a un uomo dello Stato. La morte è nelle regole del gioco. Come le partite di droga, i soldi, il sangue e la scalata al potere. Con il poliziotto passiamo accanto a una piazza di spaccio: è presidiata. Nessuno smercia,in questi giorni, tra Scampia e Secondigliano.

"Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì", dice il poliziotto, parafrasando un racconto breve di Augusto Monterroso. Poi spiega : "A Scampia c'è tanta gente onesta, la maggioranza, ed è stanca di essere confusa con i camorristi. Noi da anni arrestiamo e condanniamo centinaia di criminali. Ma la repressione non è sufficiente. Credi di aver fatto tanto ma poi ti svegli: e il dinosauro è ancora lì".

 

CARLO PUCA A SCAMPIACARLO PUCA A SCAMPIAscampiascampia drogascampiaAGGUATO A SCAMPIA REPUBBLICA IT Marco di LauronapoliCortile a ScampiaVele di Scampia

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