SCELTA CRITICA: ORA ANCHE I MONTIANI SI SMONTANO

Marco Galluzzo per "Il Corriere della Sera"

«Ci sono momenti in cui fatichiamo a riconoscerlo, anche i suoi uomini di fiducia sono preoccupati». A Palazzo Chigi, con la garanzia dell'anonimato, non mancano le critiche sul ruolo che Monti si va ritagliando in questa fase. «È mal consigliato», è uno dei leit motiv. «Non ha deciso se viene prima la sua carriera o il partito che ha fondato», è un'altra delle spiegazioni dell'apparente confusione.

Ufficialmente Scelta civica non si è divisa, il senatore Mario Mauro ha dichiarato che sia alla Camera sia al Senato le decisioni sono state prese all'unanimità. Eppure si moltiplicano, anche fra gli esponenti del movimento voci di questo tipo: Monti non si occupa abbastanza del partito; non gli interessa; si è pentito della scelta fatta.

Nessuno, almeno fra gli eletti, si arrischia a confermare, a dire che Monti sta sbagliando qualcosa. Ma Giuliano Cazzola, candidato montiano che in Parlamento non è arrivato, ha in qualche modo parlato per altri: il Professore «non può permettersi di usare il partito, di lasciarlo in mezzo al guado, per propri interessi o per la propria carriera».
Ingeneroso? Forse nel tono, ma non del tutto, a giudicare da quello che alcuni «montiani» dicono in modo ufficioso.

Mario Sechi, che di Scelta civica è stato volto televisivo e comunicatore, è convinto che il Professore punti ancora a un ruolo per sé, ma che se fondi un partito non puoi delegare, ma governarlo. Mario Mauro, senatore, ex Pdl, non ne fa mistero: le aspirazioni di carriera sono parte di un obiettivo politico, coerente con la vita di Scelta civica. Ma quale sarebbe il destino di una creatura politica appena nata se il Professore, anche solo per ipotesi, arrivasse al Colle?

Linda Lanzillotta, neosenatrice montiana, dice che «non c'è bulimia di potere, che il percorso del partito e del Professore possono essere paralleli: Scelta civica nasce come strumento, per non interrompere un percorso di riforme e buon governo, una carica istituzionale o governativa non confligge con l'obiettivo strategico». E se fosse arrivato allo scranno più alto di Palazzo Madama come avrebbe fatto il Professore ad occuparsi del neonato partito? La risposta è meno decisa: «Non glielo so dire, forse non era l'obiettivo finale».

L'obiettivo finale era il Colle? Ieri Bersani ha detto che nulla si può escludere per la prima carica dello Stato, nemmeno il rientro in pista di Monti, eppure il destino del premier certamente si rifletterà sulla vita di Scelta civica. Ancora la senatrice Lanzillotta, che rinviene comunque un rischio: «Non c'è una contraddizione fra le aspirazioni di Monti e la costruzione del partito, certo va fatto in un percorso di coerenza, viceversa si rischiano sbandamenti o scollamenti». Più che un rischio, per tanti, una realtà.

 

MARIO SECHI MARIO MONTI E LUCA DI MONTEZEMOLO jpegGIULIANO CAZZOLAMARIO MAURO

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…