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CHE NAJA, CHE NOIA – SCONTRO NEL GOVERNO PER L’IPOTESI DEL RITORNO DELLA LEVA OBBLIGATORIA VENTILATA DA SALVINI. IL MINISTRO TRENTA: “I NOSTRI MILITARI SONO PROFESSIONISTI” –  IL GENERALE TRICARICO: “UNO SPERPERO DI RISORSE ECCESSIVO E ANACRONISTICO. AI RAGAZZI SERVONO MOTIVAZIONI”

1 – «LEVA OBBLIGATORIA» IL VIMINALE NON MOLLA SCONTRO NEL GOVERNO

Diodato Pirone per “il Messaggero”

 

matteo salvini con mojito

Per il ministro dell' Interno (e leader della Lega) Matteo Salvini «un dovere» da ricordare ai ragazzi, per il ministro della Difesa Elisabetta Trenta solo «un' idea romantica». L' ipotesi del ritorno della naja divide il governo gialloverde.

 

A ritenere che l' idea non sia «più al passo con i tempi» è il ministro Trenta, contraria all' ipotesi di Salvini, rilanciata ieri, sul servizio militare o civile obbligatorio. I 5Stelle sembrano compattamente contrari tanto che ieri il capogruppo alla Camera Francesco D' Uva ha ribadito con un tweet che: «I nostri militari sono e resteranno professionisti».

 

Il parere del dicastero della Difesa è che si tratti di «un' idea romantica, ma i nostri militari sono e debbono essere dei professionisti e su questo aspetto è d' accordo anche Salvini».

 

Proprio la «professionalità delle forze armate italiane» è una delle qualità più apprezzate dei nostri militari a livello internazionale, ribadiscono fonti dello Stato Maggiore della Difesa, ricordando che già in diverse occasioni il generale Graziano aveva espresso la sua posizione sulla leva obbligatoria.

 

PROPOSTE & REAZIONI

Elisabetta Trenta

Il vicepremier ha però rilanciato con un sondaggio social ai suoi follower su twitter, riscuotendo numerosi commenti entusiastici: «Reintrodurre il servizio militare e civile per ricordare ai nostri ragazzi che, oltre ai diritti, esistono anche i doveri. Siete d' accordo?», chiede Salvini, il quale ieri aveva sottolineato dal suo punto di vista l' aspetto pedagogico: «per i nostri ragazzi e le nostre ragazze così almeno impari un po’ di educazione che mamma e papà non sono in grado di insegnarti».

 

Se l' idea dovesse concretizzarsi in futuro, in Europa l' Italia si riallineerebbe sul tema con altri Paesi europei come Germania, Finlandia, Danimarca, Austria e Svezia, mentre in scia ad una proposta simile c' è anche la Francia di Macron.

 

ESERCITO A ROMA

E le nuove generazioni tornerebbero così ad indossare per alcuni mesi divise ed anfibi dopo diversi anni di stop: risale al 2004, ad opera del governo Berlusconi, l' abolizione del servizio militare obbligatorio. In seguito sono state diverse le proposte avanzate durante le varie legislature che si sono succedute.

 

Lo stesso leader leghista non è nuovo all' idea del ripristino dell' obbligatorietà. Lo scorso febbraio aveva anche depositato in Parlamento un disegno di legge per reintrodurre il servizio di leva su base regionale per sei mesi, anche per aiutare ad affrontare i pericoli del terrorismo: «Penso che di fronte a rigurgiti razzisti e alla minaccia del terrorismo, un esercito di leva sia meglio per la democrazia», aveva detto.

ESERCITO A ROMA

 

Anche in quel caso, però l' allora ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si disse subito contraria alla proposta. Ma c' è anche chi, come il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, ricorda che «esiste una legge voluta da me da ministro della Difesa del governo Berlusconi, che dà la possibilità di far vivere ai giovani che lo desiderano, la vita militare per tre settimane. Il governo la finanzi».

 

Ironico il commento del presidente Pd della Regione Emilia, Stefano Bonaccini: «tolgono l' obbligo ai vaccini e lo vogliono per la leva. Sembra farsa se non fosse tragedia».

 

2 – «LA NAJA ERA SOLO UN DANNO AI RAGAZZI SERVONO MOTIVAZIONI»

Marco Ventura per “il Messaggero”

 

GENERALE LEONARDO TRICARICO

Tornare alla leva obbligatoria? Anche no. Non si può più rendere nulla obbligatorio per giovani che negli ultimi anni di leva mostravano grande insofferenza per l' interruzione dei percorsi di studio e di lavoro e per lo stravolgimento della vita quotidiana.

 

Costringere un giovane a svolgere un servizio militare o civile per la collettività senza una vera motivazione, è un voler andare contro i tempi. Il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione ICSA e già capo di Stato maggiore dell' Aeronautica e consigliere militare di tre presidenti del Consiglio, sposa le perplessità del ministro della Difesa Trenta sulla proposta di Salvini di ritorno alla leva.

 

Qualche vantaggio potrebbe esserci o no?

«Se c' è, il giovane non lo percepisce. La leva obbligatoria rispondeva a un' idea romantica di esercito come collante di tanti territori e strati sociali. Il ragazzo del Nord si arruolava accanto a quello del Sud, il laureato al diplomato o non alfabetizzato. Si creava un amalgama e questo aveva una suggestione romantica riferita all' unità d' Italia».

 

Allora perché no?

ESERCITO A ROMA

«Non è una buona idea comunque. I fattori negativi affogano tutto quel romanticismo in una impraticabilità operativa e uno sperpero di risorse eccessivo e anacronistico. C' è poi un aspetto etico. La leva forniva mano d' opera a costo zero. Era un po' indegno che i ragazzi fossero utilizzati per lavori umili legati alla logistica o all' amministrazione, solo in qualche caso nobilitati dai servizi di vigilanza».

 

La leva obbligatoria è contraria al concetto attuale di forza armata?

SALVINI E LA PISTOLA AD ACQUA

«Sì. Oggi l' impiego della truppa, al di là dell' indecenza del servizio di Strade Sicure che prima cessa meglio è, è altamente professionale. Ma mentre prima bastava un mese, oggi ne servono sei per l' addestramento, per farli operare in missioni di mantenimento della pace se non di vero e proprio combattimento, o semplicemente in Strade Sicure.

 

Poi dovrebbero restare arruolati altri 18 mesi. Sarebbe un appesantimento, una spesa in più da mettere in capitoli di bilancio già adesso ridotti ai minimi termini. Quei denari andrebbero spesi piuttosto per professionalizzare i professionisti. Proporrei invece altro».

militari strade sicure

 

Che cosa?

«Aprire le porte delle Forze armate agli extracomunitari. Con cautela, con un progetto pilota, una legislazione premiante, promesse di cittadinanza e aiuti alle famiglie. Oggi abbiamo difficoltà oggettive a inserire i nostri contingenti fuori dai confini nazionali, ad avere un' adeguata comprensione culturale e d' intelligence del contesto in Pesi come Iraq, Afghanistan, Libia, Libano, Kosovo Rischiamo di trovarci in situazioni di pericolo per l' ignoranza del territorio, dei suoi rituali, della sua lingua, della sua cultura. Basti pensare alla missione in Niger, gli extracomunitari sarebbero un valore aggiunto».

 

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