SCUDO PENALE PER GLI AGENTI? IL GOVERNO NELLA BUFERA. PER LA DESTRA È “NECESSARIO” MA NON MANCANO I DUBBI DEL QUIRINALE – PER GLI ESPERTI UN INTERVENTO SIMILE È “A RISCHIO INCOSTITUZIONALITÀ”. SENZA CONTARE CHE L’IPOTESI DI UN “SALVACONDOTTO” PER UNA CATEGORIA SFUMÒ PER I MEDICI AL TEMPO DEL COVID – ANCHE SUL DDL SICUREZZA IL QUIRINALE HA AVANZATO PRECISE OSSERVAZIONI (SULLA NEGAZIONE DELLE SCHEDE SIM AI MIGRANTI E LA PREVISIONE DEL CARCERE PER LE DONNE INCINTE) MA LA LEGA INSISTE: “IL TESTO NON SI TOCCA”. PER SBROGLIARE QUESTA DOPPIA MATASSA, IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO, CHE NON VUOLE LO STRAPPO CON MATTARELLA, HA DECISO DI…
Tommaso Ciriaco, Concetto Vecchio per repubblica.it - Estratti
sergio mattarella giorgia meloni
Non c’è ancora un testo sullo scudo penale per gli agenti, ma al Quirinale hanno seguito con attenzione il dibattito sorto tra i giuristi in queste ore. È il segno che un’interlocuzione informale, come sempre in questi casi, è già in corso con i consiglieri giuridici di Palazzo Chigi. E, si apprende, non mancano i dubbi. Tanto che pensare di incamerare l’avallo costituzionale appare parecchio problematico.
I giuristi e le loro obiezioni, si diceva. Come quelle avanzate da Gian Luigi Gatta, professore ordinario di diritto penale presso l’Università degli Studi di Milano, che ha sostenuto a proposito dello scudo: un intervento simile è «senza dubbio a rischio incostituzionalità». Le stesse fonti fanno notare che la riforma Cartabia ha introdotto nel codice di procedura penale la nuova regola secondo cui la mera iscrizione nel registro degli indagati non può avere riflessi negativi in ambito civile, penale, amministrativo e disciplinare.
Tradotto: un modo per tutelare le forze dell’ordine esiste già. E d’altra parte, viene ricordato, l’ipotesi di un “salvacondotto” per una categoria sfumò per i medici al tempo del Covid, quando si pensò di escludere l’avvio di un procedimento penale in presenza di una morte legata alla gestione della pandemia.
alfredo mantovano giorgia meloni
Ma non basta. A complicare una partita già complessa c’è il nodo del decreto sicurezza, fermo in commissione al Senato. Il Quirinale, mesi fa, aveva avanzato precise osservazioni su alcuni punti critici. In cima alla lista c’è la negazione delle schede sim ai migranti e la previsione del carcere per le donne incinte. E ancora, la possibilità di impedire con atto amministrativo le manifestazioni dinanzi ad alcune opere pubbliche in costruzione e la mancata previsione delle attenuanti in caso di aggressione alle forze dell’ordine, per bilanciare l’immediato scatto delle aggravanti. Infine, l’ipotesi di tramutare in reato la resistenza passiva dei detenuti (ad esempio, lo sciopero della fame). Su questi aspetti, sollevati dal Colle nel rispetto del dettato costituzionale, ci fu un intenso confronto col governo. Ora la Lega pensa di eclissarli. Al Quirinale, invece, si aspettano che il Parlamento le recepisca.
Per sbrogliare questa doppia matassa, Alfredo Mantovano ha deciso di convocare entro il week-end un vertice a Palazzo Chigi con i capigruppo e i tecnici dei partiti di maggioranza.
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
(...) In principio, Mantovano puntava a far rientrare il “salvacondotto” per gli agenti nel ddl sicurezza. Con questo ragionamento: se occorre comunque modificare il testo per seguire i consigli del Colle — e se dunque si rende necessaria una terza lettura alla Camera — allora tanto vale fondere i due progetti di riforma. L’idea, però, non piace a Lega e Forza Italia. Il dubbio è che si produca un grave rallentamento dell’iter del disegno di legge che attende al Senato: già adesso, è difficile ipotizzare che venga approvato prima di aprile.
Un timore reso pubblico dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, per il quale è necessario scrivere un decreto ad hoc per lo scudo, ma soltanto dopo aver approvato il ddl sicurezza. Possibilmente senza i ritocchi richiesti dal Quirinale: «La nostra posizione è diversa da FdI. Va approvato senza modifiche». Sulla carta, Palazzo Chigi potrebbe anche decidere di ignorare le richieste del Colle e accontentare la Lega. Si esporrebbe però al rischio che il Capo dello Stato neghi la promulgazione della legge, rimandandola alle Camere. E Mantovano non ha intenzione di strappare con il Quirinale.