nicola zingaretti stefano bonaccini

SE ZAIA È IL “CAPITAN FUTURO” DELLA LEGA, BONACCINI PUÒ SCALARE I DEM - “IO SEGRETARIO DEL PD? FACCIO UN ALTRO LAVORO MA SONO DISPONIBILE A DARE IL MIO CONTRIBUTO. SERVE UN PARTITO DALL’IDENTITÀ PIÙ FORTE - IL M5S? ALLEATI SÌ, SUBALTERNI MAI - I SOLDI DEL MES? SE SONO DISPONIBILI OLTRE 30 MILIARDI DI EURO SENZA CONDIZIONI PER POTENZIARE IL SISTEMA SANITARIO VANNO PRESI”

Silvia Bignami per “la Repubblica”

 

bonaccini

La sfida con Nicola Zingaretti per la guida del Pd, se mai ci sarà, è ancora lontana. «Sono presidente di Regione e penso a come fare al meglio il mio lavoro. Il Pd ha già un segretario» dice Stefano Bonaccini in premessa. Poi però, il presidente dell'Emilia-Romagna che nei sondaggi sta spesso davanti al governatore del Lazio, detta priorità a Giuseppe Conte e idee al Pd, per trasformarlo in un partito «più robusto e più aperto», ma «mai subalterno a nessuno».

 

In che senso "un Pd più robusto", presidente?

«Con un'identità più forte e marcata, basata su idee chiare e riconoscibili. E con un gruppo dirigente aperto a ciò che di meglio la società offre. Penso agli amministratori locali, il Pd ne ha tanti, ma anche a donne e uomini che magari non si riconoscono nel partito, ma che sarebbero disposti a impegnarsi per pensare un Paese nuovo».

stefano bonaccini luigi di maio patto per l'export farnesina

 

Lei parla spesso anche di un Pd che sappia parlare di più alle persone al bar. È così che si costruisce l'identità del Pd, secondo lei?

«Si costruisce entrandoci davvero, nei bar. Per ascoltare e provare a dare risposte. E poi entrando anche nelle fabbriche, nei centri di ricerca, nelle imprese agricole, nelle università e nelle scuole, nei presidi di lavoratori in lotta fuori dalla propria azienda».

 

È sicuro che non stia pensando alla segreteria del Pd? Sa che quando ha detto a Zingaretti "stia tranquillo" molti hanno pensato allo "stia sereno" di Renzi a Letta?

GIUSEPPE CONTE STEFANO BONACCINI

«Ho usato "tranquillo" non a caso. No, io sono già presidente dell'Emilia Romagna, guido la conferenza delle regioni e il consiglio dei Comuni e delle Regioni in Ue. Ogni giorno mi chiedo se sto facendo al meglio quello che già sono chiamato a fare. Il Pd un segretario ce l'ha ed è Nicola. Io sono disponibile a dare il mio contributo in questa fase difficile, come tanti altri».

 

Però tra chi la vorrebbe in segreteria ci sono tanti ex renziani. Lei in che rapporti è con Renzi oggi?

GIUSEPPE CONTE STEFANO BONACCINI

«Veramente a qualcuno interessa la definizione di una persona sulla base del cognome di un altro? Sono categorie distanti anni luce dal paese reale. Ecco, vorrei dare una mano anche per ricostruire una sintonia con le persone normali. Quelle che non parlano di queste cose, che io incontro ogni giorno e che non mi pongono mai queste domande».

 

Come giudica l'azione del governo in questa Fase 3? Da dove cominciare per far ripartire il Paese?

«Non spetta a me dettare agende al governo, ma servono essenzialmente tre cose: straordinari investimenti sulla sanità pubblica, una solida ripartenza della scuola e uno shock sull'economia con investimenti su infrastrutture materiali e immateriali, mettendo al centro l'economia verde. Quindi sburocratizzazione, semplificazione e velocizzazione che cambi il rapporto tra pubblica amministrazione e imprese e cittadini ».

 

stefano bonaccini ivan zaytsev

Lei mette al primo posto la sanità, ma non è ancora certo nemmeno se l'Italia prenderà i soldi del Mes. Angela Merkel dice di farlo. Conte la gela. Chi ha ragione?

«Se la sanità è in cima alle priorità non si capisce perché dovremmo accettare prestiti su tutto il resto, ma non su questo. Se sono disponibili oltre 30 miliardi di euro senza condizioni per potenziare il sistema sanitario vanno presi "ieri". È semplice buonsenso. Il resto è propaganda politica che non mi interessa».

 

È il M5S a frenare, e il Pd cerca con i pentastellati una alleanza stabile. È la strategia giusta?

«Di fronte a un centrodestra che sempre di più diventa solo destra populista e sovranista, serve uno schieramento riformista. Ai 5 stelle va posta questa sfida tutti i giorni».

BONACCINI MANGIA A UN GIORNO DA PECORA

 

 Ma è giusto cercare un accordo a tutti i costi con i 5 Stelle? Sta succedendo anche per le Regionali di settembre. Lei infondo in Emilia Romagna ha vinto senza i grillini.

«Quando dico che serve un Pd perno di un campo di forze aperto alle energie del civismo penso a un partito che si mette a disposizione ma che non è mai subalterno a nessuno. Una coalizione che governa il Paese ha il dovere di provare a costruire un rapporto nei territori. Io ci provai in Emilia Romagna, ma quando i 5 stelle mi dissero di no mi rivolsi ai loro elettori. Ed in parecchi mi hanno persino votato».

 

Non si perdono i voti moderati rincorrendo il voto grillino?

«Le alchimie e i tatticismi non interessano nessuno e sono sinonimo di sconfitta certa. Vincono le idee e la capacità di fare un passo avanti sulle cose concrete, guardando al futuro e non ripiegando sempre all'indietro. In Emilia-Romagna abbiamo vinto, e bene, proprio così, quando tutti mi davano sconfitto. Con un progetto attorno al quale aggregare forze politiche e civiche. Ripeto: aperti a tanti, subalterni a nessuno».

 

BONACCINI E BEPPE SALA

Al Senato l'annullamento della delibera sul taglio dei vitalizi ha provocato la sollevazione all'interno del M5S. E di parte del Pd. Lei come la pensa?

«Mi chiedo come si possa ripristinare i vitalizi nel momento in cui la gran parte degli italiani lotta per tenere il posto di lavoro, per alzare la serranda la mattina, mandare avanti la propria impresa. Ha detto bene Zingaretti: questo non è il nostro Paese. Ma soprattutto, non è il Paese reale».

 

Ma in questo modo non c'è il rischio che il Pd sia succube dell'egemonia M5S sull'anti-politica?

«Essendo stato il primo a cancellare il mio vitalizio, parlo del tema senza timori. E dico che un politico incapace fa danno alla collettività anche se lavora gratis, ma i vitalizi erano e restano un privilegio che giustamente chi vive di pochi euro non potrà mai accettare».

stefano bonaccini stefania bondavalli 2

 

Un'ultima domanda: sa che sui social la criticano perché ha preso a mettere molte sue foto sul profilo? È un indizio delle sue ambizioni?

«Io sono abituato a parlare con i fatti, non con le immagini».  

 

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…