CINICO E BARI – SEQUESTRATA LA SEDE DI CASAPOUND DELLA CITTÀ PUGLIESE. IL PROVVEDIMENTO RIGUARDA L’INCHIESTA SUL BLITZ DI ALCUNI MILITANTI DURANTE UN CORTEO ANTIRAZZISTA – LA PROCURA CONTESTA IL REATO DI “RIORGANIZZAZIONE DEL DISCIOLTO PARTITO FASCISTA” – INDAGATE 35 PERSONE, TRA CUI 7 MANIFESTANTI DI ESTREMA SINISTRA
Il Tribunale di Bari ha disposto il sequestro preventivo della sede di CasaPound nella città pugliese. Il provvedimento riguarda l'inchiesta sull'aggressione del 21 settembre compiuta da militanti del movimento di estrema destra nei confronti di partecipanti a un corteo antifascista e antirazzista. Nell'aggressione rimasero ferite tre persone. La Procura contesta i reati di "riorganizzazione del disciolto partito fascista" e "manifestazione fascista".
Le indagini della Digos della Questura di Bari sono state coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi. Il provvedimento di sequestro è stato disposto dal gip del Tribunale di Bari Marco Galesi. Nell'attacco rimasero feriti Giacomo Petrelli di Alternativa Comunista, Antonio Perillo, assistente parlamentare dell'eurodeputata Eleonora Forenza (anche lei presente al momento dell'aggressione) e Claudio Riccio di Sinistra Italiana.
Indagati in 35, anche sette antifascisti - Nell'inchiesta della Procura di Bari sono indagate in tutto 35 persone: 28 militanti del movimento di estrema destra rispondono di "riorganizzazione del disciolto partito fascista" e "manifestazione fascista" e dieci di loro di aver materialmente compiuto l'aggressione. Sette manifestanti antifascisti sono invece accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale.
La ricostruzione dei fatti - Stando alle indagini della Digos la sera del 21 settembre dieci militanti di CasaPound, davanti alla sede di via Eritrea, "in esecuzione di un medesimo disegno criminoso giustificato dalla ideologia fascista" con "sfollagente, manubri da palestra, manganello telescopico, cintura dei pantaloni e con premeditazione, hanno causato lesioni personali ad almeno quattro manifestanti. Dopo l'aggressione un gruppo di manifestanti antifascisti, compagni delle vittime, avrebbero minacciato e colpito con calci, pugni e spintoni poliziotti e carabinieri intervenuti per sedare gli animi e contenere il tentativo di sfondamento del cordone".
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