giuseppe conte matteo renzi

SERVIZI E SERVIZIETTI – RAPETTO: “MENTRE CONTE E RENZI LITIGANO, NESSUNO SI ACCORGE CHE A FARNE LE SPESE POTREBBE ESSERE LA GIÀ MORIBONDA LIBERTÀ DEI CITTADINI” – “LE ‘PRIMEDONNE’ NOSTRANE, QUELLE DELLA POLITICA, SONO OSSESSIONATE DALL’IRREFRENABILE DESIDERIO DI ISTITUIRE E GOVERNARE UN SERVIZIO SEGRETO CHE ABBIA POTERI INDEFINITI SULLA PIÙ DELICATA SFERA DEL NOSTRO VIVERE QUOTIDIANO: IL SAPERE TUTTO DI TUTTI. LE INFORMAZIONI PERSONALI SONO IL PETROLIO DEL FUTURO E AL TEMPO STESSO…”

 

 

UMBERTO RAPETTO 1

 

Umberto Rapetto per www.infosec.news

 

 

Negli storici programmi radiotelevisivi d’oltreoceano come “Queen for a day” veniva data la possibilità di comandare e disporre illimitatamente quasi le vincitrici fossero davvero “regina per un giorno”.

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

Le “primedonne” nostrane, quelle della politica, sono ossessionate dall’irrefrenabile desiderio di istituire e governare un Servizio Segreto che abbia poteri indefiniti sulla più delicata sfera del nostro vivere quotidiano: il sapere tutto di tutti, il conseguente controllare costantemente l’ “aria che tira”, l’aver modo di classificare chi-cosa-come, l’influire con il “io-so-che-tu-sai-che-io-so”.

 

giuseppe conte gennaro vecchione

Le informazioni personali – da tempo oggetto di cannibalizzazione da parte delle generose aziende che erogano “gratuitamente” servizi, piattaforme e social – sono il petrolio del futuro (ma anche degli anni appena trascorsi) e al tempo stesso il siero per sedare o uccidere chi disturba o intralcia i propositi di chi teme lo scippo del timone cui è aggrappato.

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

Viscerale interesse alla cybersecurity? Forse no. Se così fosse, probabilmente la materia non sarebbe finita in pasto a mille gruppi di lavoro e task force ufficiali e non. Qualcuno si sarebbe reso conto che – trattandosi di guerra – era inderogabile la creazione di un “Cyber Command” sul modello statunitense e soprattutto un rigoroso piano di formazione specialistica per i “soldati” destinati ad essere impiegati sul fronte digitale. Studiare e approfondire, però, non sembrano avere alcuna priorità rispetto le urgenze di farsi appioppare materiali e strumenti da questo o quel fornitore o di farsi consigliare da una rinomata realtà internazionale di consulenza anche se di queste cose ne ha solo sentito parlare.

 

La genesi di una Agenzia, di un Servizio o di qualunque altra kafkiana entità è sempre stato in vetta ai pensieri del governante di turno.

 

Marco Carrai con Matteo Renzi

Il primo a manifestare spasmodiche velleità in quest’ambito non è stato Conte, ma Matteo Renzi. Chi bazzica quei contesti non solo per passatempo ricorda nitidamente lo sforzo titanico del leader toscano che a più riprese ha cercato di piazzare il suo amico Marco Carrai, indiscusso imprenditore ma difficilmente identificabile come radicato esperto di “cyberwar” e di relativi argomenti a contorno.

 

Ora ci riprova con eguale insistenza Giuseppe Conte, prima con l’Istituto Italiano di Cybersecurity e ora con l’Agenzia. Cambiano i nomi, Vecchione o chi per lui al posto cui ambiva il tandem Renzi/Carrai, ma la sostanza rimane la stessa.

 

La chiave di volta è la visione feudale dell’intero scenario.

 

Conte 007

L’obiettivo è piazzare una persona di fiducia ma soprattutto destinata ad essere riconoscente. Se un problema resta, poco importa e la pletora di task force che non hanno centrato il risultato ne è l’inequivocabile comprova. Tutti i “prescelti”, però, potranno menzionare nel loro curriculum l’aver (non) fatto qualcosa, nessuno ricorderà che la palla non è finita in rete e al prossimo “giro” avranno un titolo da vantare…

 

La cosa che più colpisce il quisque de populo è lo stanziamento miliardario, ma l’uomo della strada non percepisce quel che sta per accadere.

 

Rimane granitica la fragilità del sistema nervoso virtuale del nostro Paese che i soldi (di cui è noto il non comprare la felicità, ma la possibilità di contribuirvi…) non riusciranno ad irrobustire in assenza di un vero, sottolineo “un vero”, progetto globale in grado di bonificare l’acquitrino in cui l’Italia staziona da tempo.

 

L’Agenzia, la Fondazione o quel che sarà, avrà capacità di influenzare le strategie e le scelte in materia di protezione cibernetica. Sarà quella struttura a dire chi può fornire e chi può consigliare, indirizzando in maniera vincolante massicci investimenti pubblici e privati che improvvisamente si profileranno urgenti e inderogabili.

 

conte renzi

L’emanazione di “leggi speciali” (cui stiamo facendo, poco alla volta, l’abitudine grazie al processo di mitridatizzazione dei DPCM) ucciderà quel poco di democrazia che ci è rimasto, calpesterà per “superiori interessi” la riservatezza dei dati personali, incentiverà la clonazione delle dinamiche di profilazione commerciale per soddisfare le esigenze di “controllo della situazione”, attribuirà “super poteri” e proporzionali immunità ai funzionari (magari scelti su base fiduciaria) che lavoreranno nel potenziale nuovo Servizio Segreto.

 

Mentre Conte e Renzi litigano, nessuno si accorge che il duello è incentrato sul medesimo traguardo e che a farne le spese potrebbe essere la già moribonda libertà dei cittadini.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATI CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…