IL “DIVORZIO LAMPO” SEPARA CIÒ CHE LA POLITICA HA UNITO - PRIMO SÌ IN COMMISSIONE AL SENATO, MAGGIORANZA SPACCATA: NCD ABBANDONA I LAVORI - FRONDA NEL PD: 30 SENATORI (NON SOLO CATTOLICI) FIRMANO UN DOCUMENTO CONTRO LA SCELTA DEL PARTITO
Dino Martirano per il “Corriere della Sera”
MAURIZIO SACCONI OCCHIO BENDATO
Il «divorzio lampo» senza separazione, approvato in commissione al Senato con i voti di mezzo Pd, del M5S e di parte di FI, crea grossi guai nella famiglia della maggioranza: il Ncd abbandona la commissione con l’ex ministro Maurizio Sacconi che guida la rivolta dei cattolici («O c’è un chiarimento oppure lascio») mentre tra i Dem ben 30 senatori guidati da Stefano Lepri, Giuseppe Cucca, Giampiero Dalla Zuanna, Roberto Cociancich, Emma Fattorini, Giancarlo Sangalli e Rosa Maria De Giorgi firmano un documento «contro la scelta» del loro partito «di varare il divorzio lampo che prevede l’abolizione del periodo di separazione».
Il governo, rappresentato dal sottosegretario Enrico Costa (Ncd), non ha espresso un parere dopo aver invece dato un mezzo via libera la scorsa settimana con il sottosegretario Cosimo Ferri. Per Costa, «il testo ora è decisamente migliorabile in aula».
Così per le coppie che non hanno figli minori, figli portatori di handicap e figli con meno di 26 anni economicamente non autonomi, si apre la strada del «divorzio lampo» davanti al giudice quando oggi, invece, servono tre anni di separazione prima di sciogliere il matrimonio.
Il testo varato dalla Camera si posizionava su un punto di mediazione: attesa di 6 mesi prima del divorzio in caso di separazione consensuale che diventavano 12 con la separazione giudiziale. Alla fine, la relatrice Rosanna Filippin (Pd) ha riformulato un emendamento di Giuseppe Lumia (Pd) ma il testo del «divorzio lampo» al Senato ha avuto lo stesso l’effetto di uno tsunami.
In commissione Giustizia, Forza Italia si è divisa in tre: Giacomo Caliendo non ha partecipato al voto, Lucio Malan ha detto no, Ciro Falanga ha votato sì. Lega contraria mentre il socialista Enrico Buemi ha votato a favore. Nel Pd i sì sono stati 6 su 7 (Casson, Lumia, Filippin, Cirinnà, Capacchione, Lo Giudice) con il voto contrario di Cucca. Con i voti del M5s la maggioranza è dunque andata al fronte laico.
I 30 «obiettori» del Pd («Tra di noi ci sono anche non cattolici», precisa Lepri) puntano ora a ripristinare in aula quanto meno il testo della Camera. Maurizio Sacconi (Ncd) è duro: «Gravissima combinazione tra buona parte del Pd e M5S, tra laicismo e giustizialismo, espressione di una maggioranza anomala in commissione Giustizia, che richiede a questo punto un robusto chiarimento politico».