SCACCO PATTO – LA CLAUSOLA DI FLESSIBILITÀ PER I PROSSIMI TRE ANNI PER I PAESI AD ALTO DEBITO PUÒ SBLOCCARE LE TRATTATIVE SUL NUOVO PATTO DI STABILITÀ. MA PER L’ITALIA C’È POCO DA SORRIDERE: ROMA RISCHIA COMUNQUE UNA STRETTA DA 10 MILIARDI PER IL PROSSIMO ANNO. PERCHÉ LA GERMANIA PRETENDE CHE CHI È SOTTO PROCEDURA D’INFRAZIONE (E ROMA MOLTO PROBABILMENTE LO SARÀ DA LUGLIO) CORREGGA I CONTI DELLO 0,5% DEL PIL IN TERMINI “STRUTTURALI”, CIOÈ AL NETTO DI MISURE UNA TANTUM E FLUTTUAZIONI DELL’ECONOMIA – I PALETTI DI GIORGETTI E LE TRATTATIVE IN PIENA NOTTE
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI
Ieri notte il più efficace nel riassumere lo stato dell’Unione europea, o almeno delle sue regole di finanza pubblica, è stato l’uomo che più ha contribuito a complicare il lavoro per metterle insieme. Ha detto durante le ore piccole fra mercoledì e giovedì Christian Lindner, ministro delle Finanze di Berlino: «Con questa gestione delle politiche di bilancio, resterete in procedura per deficit eccessivo fino al 2031».
Lindner pensava a governi ad alto debito e deficit come la Francia, la Spagna e soprattutto l’Italia. E faceva del sarcasmo, ma ha colto un punto: con il nuovo Patto di stabilità, per alcuni rischia di essere quasi più facile fare le manovre di bilancio previste quando si è fuori dalle regole che affrontare la normalità successiva.
Olaf Scholz e Christian Lindner
[...] Lindner ha ottenuto gran parte di quanto chiedeva, in senso restrittivo rispetto alle proposte della Commissione europea, sulle regole per quando il sistema sarà a velocità di crociera dopo il 2027. È lì che si trova il «92% di accordo» con Parigi di cui ministro tedesco parlava ieri. Ha ottenuto un trattamento differenziale per i governi con il debito di oltre il 90% del prodotto lordo: dovranno ridurlo dell’1,5% del Pil all’anno e non dell’1% come gli altri; dovranno molto probabilmente puntare a un deficit dell’1% e non dell’1,5% come gli altri; e forse dovranno controllare anche la dinamica della spesa con più rigore.
Ma per strappare tutto questo Lindner dovrà fare concessioni su ciò che, comprensibilmente, interessa di più ai leader dei Paesi più indebitati: ridurre al minimo possibile i sacrifici di bilancio, dunque i problemi politici, durante la vita dei loro governi; in particolare, ridurli da quando, a partire dall’estate prossima verosimilmente si troveranno in procedura per deficit eccessivo a Bruxelles.
giancarlo giorgetti giorgia meloni
Ed è qui che i ministri finanziari di Roma e Parigi, Giancarlo Giorgetti e Bruno Le Maire, ieri notte hanno giocato un ruolo centrale. [...] È lì che il ministro italiano ha indicato i suoi vincoli: «Non posso firmare nessun impegno se so che non sarò in grado di rispettarlo». Di certo i ministri finanziari dei quattro maggiori Paesi dell’euro sono rimasti là dentro fin quasi alle tre di mattina, ciascuno con uno sherpa (per l’Italia il direttore del Tesoro Riccardo Barbieri Hermitte). In agenda, il «braccio correttivo» delle regole di bilancio, un regolamento da approvare all’unanimità sugli obblighi dei Paesi in procedura per deficit eccessivo. Tema bruciante, perché Italia, Francia e Spagna rischiano seriamente di trovarcisi da luglio prossimo.
paolo gentiloni giancarlo giorgetti
Lindner vorrebbe che chi è in procedura corregga i conti di circa lo 0,5% del Pil in termini «strutturali» (cioè al netto di misure una tantum e fluttuazioni dell’economia). Per l’Italia sarebbe una stretta da dieci miliardi nella manovra da scrivere a settembre prossimo, cui si aggiungerebbero circa 18 miliardi per rifinanziare gli sgravi previsti in bilancio solo per il 2024.
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Giorgetti punta anche a escludere i costi in più da interessi sul debito. Il risultato per l’Italia sarebbe una stretta netta «strutturale» sul deficit attorno ai sette o otto miliardi all’anno fino al 2027.
PAOLO GENTILONI CHRISTIAN LINDNER
[...] Tagliente anche Giorgetti sulla vittoria della spagnola Calviño su Daniele Franco per la presidenza della Banca europea degli investimenti: «Se Franco fosse stato ancora ministro al mio posto, se la poteva giocare». È una stoccata a Calviño, sospettata di aver usato il suo ruolo di mediazione quale presidente di turno per favorire sé stessa nella corsa per la Bei.