SIGNORI, ALLA CASSA! - PER GRILLO È FINITO IL TEMPO DEGLI SHOW GRATUITI: BISOGNERÀ PAGARE IL BIGLIETTO!

Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

«Dopo le elezioni tornerò a fare il comico, io sono un comico, e un comico resto...», aveva promesso Beppe Grillo in diverse occasioni durante lo Tsunami Tour, l'ultima alla fine dell'anno scorso a Udine, in un fuorionda che fu ripreso e trasmesso sul web da Byoblu.

All'inizio del docu-film sullo Tsunami Tour - di Chiara Burtulo, Gianluca Santoro e Paolo Valentini - il fondatore del Movimento cinque stelle, disteso sul lettino del camper, spiega «io non ho mai pensato a che lavoro avrei voluto fare da grande, sentivo solo una vocazione, forte, far ridere, stupire...». Ecco, c'è sicuramente riuscito. E nonostante ci si possa stupire che qualcuno in Italia faccia ciò che aveva detto, la sua intenzione di tornare a lavorare da comico si tradurrà, presto, in una vera tournée.

Grillo ci sta lavorando. Sta scrivendo, prepara testi nuovi - anche nel tour in Friuli erano parzialmente diversi dallo Tsunami Tour - e probabilmente dopo l'estate dovrebbe iniziare un vero e proprio giro nei teatri, da comico, facendo pagare il biglietto.

«Che bello, quando queste piazze le riempivo sempre a pagamento, che nostalgia...», era una battuta ripetuta sempre, negli ultimi, affollatissimi ma purtroppo per lui gratuiti, show elettorali. Adesso Grillo vorrebbe tornare a quello che davvero sa fare meglio: far ridere. Nei teatri. A dispetto del cliché sul roco populista, dinanzi a platee di ceto medio riflessivo.

La volontà è accertata da fonte certa, «il suo desiderio sarebbe fare un tour mondiale». L'intenzione è fare sicuramente tappa in alcune capitali come Parigi e Londra, probabilmente concedersi qualche puntata in Nord Europa (ottima sarebbe la Danimarca, che molto s'è interessata al caso cinque stelle), e non sarebbero neanche escluse delle estensioni extraeuropee. Sbarcare a New York sarebbe un po' un'incoronazione dello showman, oltretutto in un Paese dove lui avverte media non per forza ostili.

Il New Yorker gli ha dedicato un ottimo ritratto. Il Financial Times, con Gideon Rachman, ha scritto da Londra che lui «non c'entra niente con gli anni Trenta e il fascismo», non è un dittatore, «è uno che fa ridere». E quello Grillo l'ha sempre preso come il massimo dei complimenti.

Un network già c'è, oltre che un interesse forte, soprattutto in Francia Inghilterra Germania, e in America. Già nel gennaio di tre anni fa, il 2010, quando ancora non era del tutto progettata la presenza così forte del suo Movimento in campo alle politiche, Grillo era stato a teatro prima a Londra, dove aveva visto Ken Livingstone - ospite anche allo show - quindi era stato invitato al Parlamento inglese dal ministro del cambiamento climatico Joan Ruddock, aveva tenuto un incontro a Oxford e alla London School of Economics.

Poi a Parigi, al teatro La Cigale, uno storico locale del XVIII arrondissement, dov'era stato a sentirlo tra il pubblico anche Renzo Piano. Nella capitale francese era tornato un anno dopo, nel tour 2001 intitolato «Beppe Grillo is back» - in cui tutta l'azione comica ruotava sulle parole, e su un grande schermo che Grillo faceva montare alle sue spalle, un ciclorama sul quale si formavano di volta in volta scritte, concetti, immagini che interagiscono con le sue parole.

È un'idea di fondo che potrebbe tornare. Ma naturalmente Grillo, come oratore, ha un fortissimo istinto all'improvvisazione, e i suoi testi spesso somigliano a format-scaletta, sui quali introduce variazioni. Di certo quello che ha promesso e detto di voler fare, tornerà prestissimo a fare, al netto dei suoi proverbiali sbalzi di umore. Per lui, istinto da palcoscenico, i teatri sono comunque più adatti dei palchi; e in ogni caso, è parecchio più interessante il contatto con moltissimi di questi italiani all'estero che il corpo a corpo, quotidiano e faticoso, con l'establishment italiano.

 

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