giorgia meloni alessandro rivera mps monte dei paschi di siena

DAGOREPORT! IL SILURAMENTO DI ALESSANDRO RIVERA, DIRETTORE GENERALE DEL TESORO, È IL DEFINITIVO SEGNALE DELLA FRATTURA TRA IL GOVERNO MELONI E IL ‘’PARTITO DELLO STATO’’, ALTRESÌ DETTO DEEP STATE - NON SOLO: LA DUCETTA HA INVIATO UN MESSAGGIO/ORDINE AL MINISTRO DELL’ECONOMIA: CARO GIORGETTI È ORA DI FINIRLA CON LA DIFESA DI RIVERA, VA CACCIATO! – MA SBARAZZARSI DI COLPO DI UNA BUROCRAZIA ARTICOLATA E AMMANICATISSIMA COME IL DEEP STATE NON È SOLO DIFFICILE MA IMPOSSIBILE. CONVIENE AL GOVERNO MELONI DI FARSI SBOLLIRE LA RABBIA E INCOMINCIARE A TROVARE UNA QUADRA CON QUELLA CHE È L’OSSATURA DELLA STATO. TERZA VIA, NON C’È...

ALESSANDRO RIVERA

DAGOREPORT

Il siluramento, in diretta conferenza stampa, di Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro e apicale guardiano dei conti, è il definitivo segnale della frattura tra il governo destra-centro di Giorgia Meloni e il ‘’partito dello Stato’’, altresì detto Deep State.

 

Non solo: la Ducetta ha inviato un messaggio/ordine al ministro dell’Economia: Caro Giancarlo Giorgetti è ora di finirla con la difesa di Rivera, va cacciato! Al ‘’mandarino” di Via XX Settembre Giorgia addebita – e non senza ragioni - vari fallimenti, da Monte dei Paschi a Ita.

 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il voto di fiducia sulla legge di bilancio. In margine a quel travagliatissimo 24 dicembre, durante le due sedute notturne in commissione Bilancio con le carte della manovra che hanno iniziato a ballare, i cronisti parlamenti registrarono lo sfogo del presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, in quota Fratelli d’Italia: “Non c’era nessuno dei funzionari del Mef e della Ragioneria generale, c’è stato un caos amministrativo e non politico”.

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

 

Dopo Mollicone e Salvini, a sfanculare i tecnici del Mef e della Ragioneria dello Stato, è arrivato, armato di machete, il ministro della Difesa Guido Crosetto. Oggi, è scesa la ghigliottina di Donna Giorgia. Certo, è facile aprire bocca e licenziare un funzionario del Mef o un amministratore di una azienda dello Stato, un’altra cosa è dichiarare guerra al “potere invisibile”, quello che non brilla sui giornali o nel talk di Vespa e della Gruber.

FEDERICO MOLLICONE

 

Un sotterraneo "stato dentro lo stato" costruito di burocrati (gran serbatoio il Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Corte Costituzionale) che sono gli unici veramente inamovibili nelle istituzioni nazionali.

 

Ecco, immaginate: il governo ha in mano il volante della macchina del potere ma se il Deep State decide di non mettere la benzina, puoi schiacciare il pedale del gas quanto vuoi ma non vai da nessuna parte.

L ORGANIGRAMMA DI UN MINISTERO

 

Dopo due mesi a Palazzo Chigi, Meloni ha compreso che i burocrati del Deep State, nella loro ossatura, non sono di destra. Magari, democristiani come sono, sono più vicini alla parte moderata del paese, più in sintonia con la Forza Italia felpata di Gianni Letta e del compianto Franco Frattini.

 

Certo, con il tempo, magari potrà nascere un feeling tra burocrati e destra. Ma per ora non c’è. E visto che sbarazzarsi di colpo di un mondo articolato e ammanicatissimo come il Deep State non è solo difficile ma impossibile, conviene al governo Meloni di farsi sbollire la rabbia e incominciare a trovare una quadra con quella che è l’ossatura della Stato. Terza via, non c’è.

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