PRONTO, ANGELINO? SILVIO FINGE DI NON ATTACCARE IL “TRADITORE” MA PENSA SOLO AL MOMENTO DELLE DECADENZA (LEGGI: MANETTE)

Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"

Si sono sentiti anche ieri mattina, nel comune desiderio di «tenere buoni rapporti» per costruire, nel prossimo futuro, una coalizione competitiva per le elezioni. Per ora è difficile andare oltre: Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano si parlano, danno incarico ai rispettivi fedelissimi di usare toni civili, giocando di fioretto e marcando sì le differenze, ma senza arrivare allo scontro frontale.

Se ci riusciranno però è tutto da vedere. L'ex premier, sapendo quanto possa far male a Forza Italia e a lui personalmente l'accusa di «estremismo» lanciata dal nascente partito di Alfano (e da lui ieri ribadita al Tg1), non vuole che si cada nella trappola. Puntualizzare le proprie posizioni, anche duramente, sì. Passare per provocatori, no. Tanto che lui stesso, intercettato sabato sera a Roma in un ristorante ebraico a Roma, non ha avuto problemi a fare «i miei auguri» ad Alfano per la nuova avventura.

Ma la strategia del Cavaliere resta sempre la stessa: lasciarsi tutte le porte aperte per ottenere il massimo risultato possibile su quello che gli sta più a cuore, e poi eventualmente affondare il colpo. E lo snodo di ogni decisione resta quel voto sulla decadenza che spera ancora di poter rimandare almeno di qualche settimana, se le carte che attende dagli Usa e che dovrebbero permettergli di chiedere la revisione del processo Mediaset arriveranno in tempi rapidi e saranno prese in considerazione dal Pd per fermare le macchine di un voto che si annuncia scontato.

A credere in un evento del genere, sia in Forza Italia che nel Nuovo Centrodestra sono però in pochi. Per questo fra gli azzurri la voglia è quella di accelerare, per porre fine agli equivoci ed evitare anche che in questo clima da «vogliamoci bene» altri smottamenti possano avvenire sul territorio e in Parlamento rispetto a quelli già in corso o lo stesso Berlusconi tentenni pericolosamente.

Anche per questo, sia Bondi che Brunetta sono molto netti nell'annunciare che, a breve, Forza Italia di fatto passerà all'opposizione: «Questa legge di Stabilità - dicono entrambi - noi non possiamo votarla». E il dubbio è se il rifiuto si limiterà a un'astensione in attesa del voto sulla decadenza o se si tramuterà già in commissione e nel primo passaggio in Aula in un no netto che porrebbe il partito fuori dalla maggioranza.

In ogni caso, anche se quasi nessuno dubita che la strada sia tracciata, sulla nettezza di Berlusconi nell'imboccare la via della rottura qualche perplessità c'è. Così come sul tipo di partito che l'ex premier vorrà costruire, per affrontare almeno la campagna elettorale per le Europee.

Le prime scelte sono imminenti. Con le dimissioni di Schifani da capogruppo al Senato, bisognerà scegliere il suo sostituto e sono in ballo più nomi: la Bernini, Romani, ma anche Nitto Palma (che dovrebbe però lasciare la presidenza della commissione Giustizia), lo stesso Bondi o Malan. E tante nomine andranno fatte al partito.

Domani è prevista una riunione operativa dello stato maggiore di FI con Berlusconi, per decidere gli incarichi che, da voto del Consiglio nazionale, allo stato sono tutti azzerati. Vanno nominati subito i coordinatori regionali per sostituire quelli passati con Alfano (Sicilia, Calabria, Lazio, Piemonte, Veneto), e bisognerà ragionare sui pesi da attribuire alle varie componenti ai vertici del partito.

Discorsi finora appena abbozzati, ma che entreranno nel vivo nei prossimi giorni, visto che in Forza Italia cresce la preoccupazione sugli assetti e sulla strategia con la quale condurre la battaglia nel momento in cui per Berlusconi arriverà il voto sulla decadenza. La paura di rimanere in una terra di nessuno c'è, come quella di perdere terreno rispetto ai competitor alfaniani. Che, ammette un azzurro «in questo momento rischiano di avere più da "offrire" rispetto a noi».

Preoccupazioni che Berlusconi ha ben presenti, ma che vengono comunque dopo quella personale sul suo destino giudiziario. Continuano a rincorrersi voci di possibili, imminenti nuove iniziative giudiziarie che potrebbero perfino portare ad un arresto, e che rendono sempre più impellente per il Cavaliere ottenere un rinvio del voto sulla decadenza. In attesa che siano altri a portare al voto, con quella coalizione che Berlusconi continua a vedere possibile. E che avrebbe ancora lui come collante necessario.

 

 

alfano berlusconi adn x ALFANO E BERLUSCONIAlfano e Bondi - Copyright PizziRenato Brunetta Malan

Ultimi Dagoreport

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)