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DORIA PRO NOBIS - IL SINDACO DI GENOVA VIENE SPERNACCHIATO DAI CITTADINI: “TORNA A CASA, PAGLIACCIO” - E MENTRE LA CITTÀ È ALLO STREMO, I DIRIGENTI DELLA SICUREZZA E DELLA PROTEZIONE CIVILE HANNO INCASSATO UN PREMIO PER IL “RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI”

1. IL PREMIO BEFFA AI DIRIGENTI: “GRAZIE A LORO CITTÀ PIÙ SICURA”

Alberto Puppo per “la Repubblica

 

MARCO DORIA MARCO DORIA

Mentre la piena del Bisagno, dopo case, auto e negozi, travolge anche il comune di Genova, si scopre che i dirigenti responsabili della sicurezza e della Protezione civile, hanno appena incassato un premio per il raggiungimento dei loro obiettivi. Difficilmente giustificabile alla luce della terribile Caporetto di giovedì notte. E la loro difesa, se possibile, rende la situazione ancora più grottesca.

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Su tutti si staglia Monica Bocchiardo, numero uno della Protezione Civile: «Non posso certo fermare l’acqua con le mani», replica piccata ai microfoni di Sky. Magari far scattare il piano d’emergenza prima che la città fosse in ginocchio sarebbe risultata un’alternativa meno velleitaria ma più utile.

 

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A fare emergere il caso è l’ex senatore e candidato sindaco Enrico Musso. Che scopre che Laura Petacchi, a cui viene chiesta, tra l’altro, la “messa in sicurezza del territorio”, ottiene, dopo la certificazione del risultato ottenuto, 17.614 euro, per un lordo annuo di 123.600 euro. Stefano Pinasco, investito di seguire i lavori dello scolmatore del Bisagno (fermi da mesi) e “interventi di adeguamenti idraulici” porta a casa 9.405 euro, che alzano lo stipendio a 109 mila euro. Enrico Vincenzi, invece, come obiettivo ha il “monitoraggio del territorio” ma anche il “drenaggio urbano”.

 

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Tutto ok: può passare all’incasso di 6.131 euro. In totale sono poco meno di 80 mila euro. E poi c’è lei, Monica Bocchiardo: Palazzo Tursi le chiede la “mitigazione del rischio per gli edifici ubicati nelle aree di maggior rischio idrogeologico”. Tutti travolti dal fango come e peggio di tre anni fa. Ma per il Comune il lavoro era fatto a puntino. E l’obiettivo centrato: fanno 7.171 euro su quasi 94 mila.

 

«Delle due l’una — affonda Musso — O il risultato da raggiungere era solo apparente, un modo per rimpinguare lo stipendio dei dirigenti, e nel caso sarebbe grave, in un settore delicato come questo, oppure era reale. Nel caso, chi lo ha prefissato ha sbagliato tutto ». Il sindaco Doria tenta una replica: «Prima gli obiettivi erano generici, io li ho selezionati. E con me i dirigenti si sono visti gli stipendi tagliati e sono scesi da 92 a 73».

 

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Ma a lasciare traccia è la risposta della responsabile della Protezione Civile. Sostenere di avere ridotto i pericoli è esercizio di raro equilibrismo, ma Monica Bocchiardo decide di sperimentarlo: il fango, il lutto e la rabbia dei genovesi sembrano lì a smentirla. Ma lei non molla: «Devo salvare vite umane. È quello il nostro obiettivo. Purtroppo una persona è mancata, ma sono certa che con questo sistema che abbiamo messo in piedi le famiglie sono più tranquille quando i figli vanno a scuola ». Intanto oggi, per effetto dell’alluvione, le scuole sono chiuse.

 

2. GENOVA, INSULTI AL SINDACO “VATTENE A CASA PAGLIACCIO” E LUI: RESTO QUI A BATTERMI

Stefano Origone per “la Repubblica

 

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È una città sull’orlo di una crisi di nervi. Che oggi vive il giorno più lungo, con tre quartieri, Marassi, San Fruttuoso e Foce, blindati in una Zona Rossa, in attesa di una pioggia che sarà ancora intensa. Tre giorni dopo l’alluvione, il sindaco Marco Doria ieri finalmente ha deciso di andare a vedere cosa è successo nella sua città. Lo fa scortato dalla polizia in uno dei punti più martoriati. La gente è stanca di promesse, è inferocita per i lavori pubblici mai fatti. «Dimettiti, vattene a casa, pagliaccio», «Prendi una pala», «Verrà il giorno che prenderai degli schiaffi». Lui mormora: «Se serve, posso andarmene». Poi in serata rettifica: «Resto al mio posto, mi assumo le mie responsabilità».

 

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Le scuole oggi sono chiuse, in città si respira paura nonostante le rassicurazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. «Siamo pronti a inviare tutto quello che serve, mezzi e uomini: ne ho inviati 200, ne sono pronti altri 430». Vengono presi d’assalto i supermercati, si alzano le barricate davanti ai negozi con tavole di legno. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, dal pulpito della chiesa di via Canevari, nella zona alluvionata, lancia il suo richiamo ai governanti.

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«Nessuno deve vedere lo Stato rifugiarsi dietro una inaccettabile e macchinosa burocrazia che per assicurare legalità e trasparenza fa affondare nel fango chi ha perso tutto. La gente deve avere aiuti tempestivi».

 

Il premier Matteo Renzi manda un messaggio: «Verrò a Genova in settimana». E rivolgendosi al leader dei Cinquestelle, che ha detto di volersi presentare domani nella sua città, aggiunge: «Le passerelle le lascio a Grillo: loro fanno campagna elettorale, noi governiamo».

 

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Poi, su Facebook, si rivolge ai genovesi: «Non siete soli, vi aiuteremo. Adesso tutti a indossare la faccia contrita d’ordinanza, ma del dissesto bisogna occuparsi quando non ne parla nessuno». La soluzione «è spendere i due miliardi fermi per i ritardi burocratici», superando «la logica dei ricorsi e dei controricorsi». Poi un pensiero va agli angeli del fango . «Dimostrano che c’è una generazione di giovani che non è come viene raccontata in modo superficiale e banale».

 

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