SINISTRATI IN “CAMPO” - BETTINI ROTTAMA IL PD E SI INVENTA UN NUOVO PARTITO DE SINISTRA DI CUI VUOLE ESSERE KING-MAKER E SEGRETARIO!

Riccardo Barenghi per "la Stampa"

È stato il grande consigliere politico di Veltroni, ha messo in campo dirigenti come Nicola Zingaretti che ora governa il Lazio e Ignazio Marino che domani, forse, governerà Roma. Ma da quattro anni ha smesso di fare politica in prima persona, dopo l'addio di Veltroni dalla segreteria del Pd e dopo essersi dimesso da senatore. Oggi però Goffredo Bettini torna in campo, eccome. Non solo con un libro scritto insieme a Carmine Fotia e che si intitola "Carte segrete. Roma, l'Italia e il Pd tra politica e vita" (Aliberti) che presenterà lunedì al teatro Eliseo di Roma. Torna in campo soprattutto con qualche proposta su quello che secondo lui dovrà essere la sinistra italiana del futuro.

Bettini, non le basta più il Pd?
«Se restiamo chiusi in quel recinto non andiamo da nessuna parte. La mia idea è che si debba creare un nuovo soggetto politico di tutta la sinistra e di tutti i moderati che guardano a sinistra. Non solo una semplice sommatoria tra Pd e Sel, per capirci. Ma molto di più. Una casa comune nella quale possano trovare posto tutti coloro che in questi anni ci hanno consentito di vincere le ultime elezioni amministrative».

Si chiamerà ancora Pd il suo partito del futuro?
«No, deve avere un altro nome in grado di segnalare la novità politica. Io lo chiamerei Il Campo, proprio per dare l'idea di un cosa nuova e aperta».

E lei Bettini si candiderà a guidare questa sua creatura?
«È una ipotesi possibile, non escludo una mia candidatura. Ovviamente a condizione che si cancellino tutte le correnti che attualmente governano il Pd, che si superino le vecchie logiche sclerotizzate e che si costruiscano le decisioni attraverso la consultazione democratica degli iscritti. Primarie tematiche: il nucleare, la fecondazione assistita, l'eutanasia, l'art. 18, ma anche la partecipazione al governo con Berlusconi. Insomma ogni decisione rilevante, va sottoposta all'approvazione vincolante degli iscritti».

Domani si riunisce l'assemblea nazionale del suo partito, eleggerà un segretario reggente o un leader duraturo.
«Io preferisco una scelta limitata nel tempo, altrimenti non riusciremmo a discutere di nulla. Sarebbe inutile pure fare il congresso a ottobre se ci presentassimo con un leader che impegna il futuro. Invece dobbiamo avviare quel percorso che ci porti a una ricostruzione della nostra prospettiva politica e a una nuova forma partito. E a quel punto scegliere il leader».

E nel frattempo?
«Ci vuole un dirigente autorevole che sia in grado di tenere unito il partito, che abbia rapporti con tutte le anime del Pd, che sia riconosciuto anche all'estero. La persona giusta per me si chiama Piero Fassino».

Se lei venisse scelto come leader del Partito o magari del «Campo», sarebbe anche il candidato premier?
«No, le due figure vanno distinte. E al momento, malgrado io su molte questioni non sia d'accordo con lui, penso che l'uomo giusto per cercare di vincere sia Matteo Renzi».


Bettini, lei parla di elezioni future nonostante siano passati neanche tre mesi da quelle che il centrosinistra doveva vincere senza fatica. Che è successo?
«Intanto che abbiamo sbagliato a non pretendere le elezioni nel novembre del 2011 quando è caduto Berlusconi. Dovevamo andare al voto con un schieramento largo, la sinistra e il centro moderato, e proporre agli elettori una legislatura costituente».

Invece è arrivato il governo tecnico...
«Ma il problema vero è nato durante la campagna elettorale, quando noi eravamo così sicuri di vincere che già pensavamo a chi sarebbe stato il premier, ossia Bersani, chi avrebbe fatto il ministro. E non abbiamo capito quel che stava succedendo, il micidiale scollamento dei cittadini dalla politica, il fenomeno Grillo, la rimonta di Berlusconi.

Per non parlare del dopo, quando ci siamo intestarditi sul governo di cambiamento con i Cinque stelle che non ne volevano sapere, senza capire che invece dovevamo puntare a un governo di scopo, con compiti e tempi limitati guidato da un personaggio autorevole scelto da Napolitano. Invece, grazie a questi errori, siamo finiti in un governo, al quale auguro comunque lunga vita ma che è frutto di un accordo politico con il personaggio da cui abbiamo cercato di liberare l'Italia negli ultimi vent'anni».

 

Goffredo Bettini GOFFREDO BETTINI IGNAZIO MARINO GOFFREDO BETTINI Valter Veltroni FASSINO Giorgio Napolitano

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?