SORA GIORGIA SI GIOCHERA’ LA CARTA DEL RIMPASTO? – LA MELONI, ALLE PRESE CON LA GRANA SANTANCHÉ, CHE NON INTENDE MOLLARE LA POLTRONA NONOSTANTE I GUAI GIUDIZIARI, VUOLE SPARIGLIARE: SOSTITUIRE SETTE MINISTRI SUBITO DOPO LE EUROPEE – NE HA PARLATO CON ALCUNI LEADER DI PARTITO. E AVREBBE ANCHE SONDATO IL QUIRINALE, RICEVENDO DA MATTARELLA UN’INDICAZIONE SEMPLICE: PER UN’OPERAZIONE DI PORTATA POLITICA AMPIA SERVE UNA NUOVA FIDUCIA DELLE CAMERE – A RISCHIO, OLTRE ALLA PITONESSA, NORDIO, ZANGRILLO E… – IL DAGOREPORT
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Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani
Andare oltre un semplice ritocco chirurgico e varare un rimpasto più corposo. Un bis, una seconda fase del governo. Con la sostituzione di sette ministri dopo le Europee. Ora è decisamente più di una tentazione. Giorgia Meloni ne ha parlato nei giorni scorsi con alcuni leader di partito. E avrebbe anche sondato il Quirinale.
Ricevendo un’indicazione semplice: per un’operazione di portata politica ampia serve una nuova fiducia delle Camere. Dal Colle non giunge alcuna conferma ma la posizione, in linea generale, è chiara: una cosa è il cambio di un ministro dimissionario, un’altra una modifica più sostanziosa della squadra. Servirebbe un passaggio parlamentare. [...]
daniela santanche giorgia meloni
La certezza è che dopo il voto l’esecutivo non sarà più lo stesso. Ci sono, anzitutto, due eventi ritenuti probabili. Primo: la necessità di rimpiazzare un ministro che secondo voci molto insistenti andrà a fare il commissario europeo.
Tre i nomi più gettonati. Innanzitutto quello di Raffaele Fitto, l’uomo che cura i dossier che riguardano l’Ue, la soluzione più naturale ma con una controindicazione: il deputato pugliese ha sulle spalle il Pnrr che è ancora in piena fase di attuazione. Altre strade, per il ruolo di commissario, portano a Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso.
Il secondo evento che ormai in molti danno per inevitabile anche dentro Fratelli d’Italia riguarda le dimissioni della ministra del Turismo Daniela Santanché, alle prese con diverse inchieste giudiziarie. Ad adiuvandum, l’esigenza di nominare due nuovi sottosegretari, alla Cultura e all’Istruzione, due caselle lasciate vuote da Vittorio Sgarbi, che ha lasciato a febbraio, e Augusta Montaruli, che nello stesso periodo dell’anno scorso si è dimessa per l’uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte dal 2010 al 2014.
SALVINI - TAJANI - MELONI - SANTANCHE - MEME BY EMILIANO CARLI
Ma Meloni è pronta a fare una manovra più ampia. Come conseguenza del voto per il rinnovo dell’europarlamento. Non come conseguenza diretta: nessun ministro sarà candidato alle Europee, fatta eccezione probabilmente per Antonio Tajani, che in queste ore avrebbe deciso di gareggiare in alcune circoscrizioni proprio per bilanciare la discesa in campo di Meloni. Ma in caso di elezione il vicepremier forzista non si dimetterebbe.
Il nodo vero riguarda gli equilibri dentro la maggioranza e cosa accadrà dopo una campagna elettorale già infuocata. I sondaggi danno il sorpasso di Forza Italia nei confronti della Lega, circostanza neppure ipotizzabile fino a qualche tempo fa. Se il Carroccio dovesse avere un forte contraccolpo che mettesse in discussione la leadership di Matteo Salvini, ancor più un avvicendamento in via Bellerio, la premier sarebbe quasi costretta a cambiare la rappresentanza leghista. Altrimenti attenderà qualche mese per conoscere l’esito di un congresso leghista annunciato per l’autunno. [...]
E poi c’è appunto Forza Italia: alcuni dei ministri azzurri non sono al top del gradimento di Palazzo Chigi e la premier, d’intesa con Tajani, potrebbe anche procedere a una sostituzione: maggiori indiziati Gilberto Pichetto Fratin e Alberto Zangrillo.
Ultima variabile, ma non meno rilevante delle altre, concerne il risultato di FdI e quello complessivo della coalizione. Meloni ha indicato pubblicamente nel 26 per cento il traguardo minimo per il suo partito. Scendere sotto quella soglia, o sbattere contro un esito non soddisfacente per l’alleanza di governo, potrebbe spingere Meloni a rivedere la sua squadra per dare nuova linfa all’azione di governo. Cambiando anche ministri di peso mai troppo in sintonia come Carlo Nordio. Una varietà di scenari ben chiara nella mente della presidente del Consiglio. E che corrobora una decisione, quella del rimpasto, ormai presa.
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