
“MELONI RISCHIA DI FAR PERDERE ALL'ITALIA LA SUA DIGNITÀ DI ALLEATO PER TRASFORMARLA IN "SUDDITO" DI TRUMP” – MARCELLO SORGI SPIEGA PERCHE’ L’INTERVISTA AL “FINANCIAL TIMES” DELLA DUCETTA E’ UNA “OCCASIONE PERDUTA”: “AVREBBE DOVUTO ESSERE LEI, IN FORZA DELLA VICINANZA CHE HA O CREDE DI AVERE CON TRUMP, A CHIEDERE ASCOLTO A NOME DEGLI EUROPEI, E CERCARE DI CAMBIARE ALCUNI ASPETTI DISCUTIBILI DEL CONCETTO CHE TRUMP NE HA. ORA PERÒ MELONI, CHE AI VERTICI DEI “VOLENTEROSI” HA PARTECIPATO IN MODO SVOGLIATO E CRITICO, CONSIDERA VELLEITARI, OLTRE CHE DANNOSI, GLI SFORZI CHE A LIVELLO EUROPEO SI STANNO FACENDO PER…”
Marcello Sorgi per “la Stampa” - Estratti
I rapporti tra Italia e Usa, lungo otto decenni, sono sempre stati improntati a reciproca lealtà.
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Doveva venire Meloni con la sua intervista all'edizione internazionale del Financial Times - una sorta di consacrazione, riservata a leader che rivestono un ruolo strategico sullo scenario mondiale - per cambiare questo sistema di rapporti. E per farlo, ecco l'aspetto più rilevante, dopo che Trump lo ha completamente destrutturato, escludendo dalle trattative per la tregua in Ucraina l'Europa, ricoprendo di insulti ("parassiti") gli europei e rendendoli bersaglio di dazi, a partire da quello del 25 per cento sulle automobili costruite fuori dal territorio americano, e da altri che seguiranno il prossimo 2 aprile, che rischiano di compromettere le economie di tutto il mondo, non solo del Vecchio Continente e dell'Italia.
GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI
Logico che a questa serie di colpi l'Europa reagisca come può. Stanno a dimostrarlo il piano "Rearm Europe" della presidente della Commissione Von der Leyen, l'accelerata della Germania nello stesso senso e i quattro vertici dei cosiddetti "Volenterosi", guidati dal presidente francese Macron e dal primo ministro inglese Starmer, e motivati a cercare una soluzione, se non proprio per la Difesa europea che è di là da venire, per una forza multinazionale in grado di sorvegliare il confine ancora caldo tra Ucraina e Russia, se e quando il cessate il fuoco arriverà. Un lavoro diplomatico-militare che prosegue, non in contrapposizione a Trump, anzi tenendolo informato, ma nell'autonomia che gli alleati ritengono loro pieno diritto.
Ora però Meloni, che ai vertici ha partecipato con un atteggiamento svogliato e critico, viene a introdurre con la sua intervista un concetto nuovo: poiché Trump è il "primo alleato", occorre stare attenti a non irritarlo e a non rendere più difficile il negoziato che sta conducendo con la Russia, con iniziative come quella del Regno Unito e della Francia "che potrebbero essere viste come una minaccia".
Seppure Trump dovesse acconciarsi ad accettare le condizioni capestro di Putin per una tregua, se dovesse convincersi che Zelensky non può far altro che rassegnarsi a una resa (richiesta confermata dallo stesso autocrate di Mosca non più tardi di ieri), l'Europa, già umiliata con l'esclusione dalle trattative di Ryad, non dovrebbe profferire parola, né complicare la ricerca di un accordo di per se già difficile da trovare, con un piano militare a difesa della pace, come appunto quello che Starmer e Macron stanno disegnando con l'aiuto di trenta Paesi non solo europei.
GIORGIA MELONI VLADIMIR PUTIN DONALD TRUMP
Era già chiaro che si stesse andando rapidamente - e pericolosamente - a un completo capovolgimento degli equilibri mondiali, travolgendo quelli fissati a Jalta alla fine della Seconda guerra mondiale. E che questo stesse avvenendo sotto i nostri occhi ad opera di Trump, del suo vice JD Vance che era venuto a illustrarlo a Monaco, salvo poi sfogarsi in termini più pesanti nella chat su "Signal" con il segretario alla Difesa Usa Waltz, e di Putin che ogni giorno trova più ascolto da parte degli interlocutori americani, divenuti ormai quasi suoi partner.
DAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI - MEME BY EMILIANO CARLI
Quel che ancora non si era capito - ma da oggi è altrettanto evidente -, è che Meloni è perfettamente d'accordo con quanto sta accadendo, e considera velleitari, oltre che dannosi, gli sforzi che a livello europeo, con tutte le immaginabili difficoltà, si stanno facendo per garantire la pace e un nuovo sistema di difesa da integrare o sostituire a quello americano che viene meno, si tratti del "Rearm Europe" o dell'iniziativa dei "Volenterosi".
In questo senso, l'intervista di Meloni all'FT è un'occasione perduta: avrebbe dovuto essere lei, in forza della vicinanza che ha - o crede di avere - con Trump - a impegnarsi a spiegare al suo interlocutore che pur condividendo alcune sue posizioni e riconoscendo che il protezionismo americano non l'ha certo inventato lui, chiedere ascolto a nome degli europei, magari non tutti, e cercare di cambiare alcuni aspetti discutibili del concetto che Trump ne ha, potrebbe servire ad aiutare la ridefinizione del quadro internazionale che il tycoon rientrato alla Casa Bianca sta conducendo in modo troppo brusco.
Così invece, dopo ottant'anni, Meloni rischia di far perdere all'Italia la sua dignità di alleato per trasformarla in "suddito" di Trump. Un "suddito" comandato ad obbedire, forse senza neppure più diritto di parola.
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
GIORGIA MELONI - DONALD TRUMP - ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON L IA E PUBBLICATA DA ANDREA STROPPA
GIORGIA MELONI, TRUMP E VENTOTENE - VIGNETTA BY ALTAN