kamala harris donald trump

IL SORPASSO DI KAMALA – SFRUTTANDO LA CONVENTION DEMOCRATICA, LA HARRIS RISALE NEI SONDAGGI E IN PENNSYLVANIA SUPERA TRUMP (OGGI LA CANDIDATA DEM VINCEREBBE LE ELEZIONI) MA IL SONDAGGISTA NATE SILVER SPIEGA CHE TUTTO DIPENDERÀ DALLA SUA CAPACITÀ DI MANTENERE IL VANTAGGIO PER “UN PAIO” DI SETTIMANE, DOPO IL DIBATTITO CON TRUMP DEL 10 SETTEMBRE – LA SVOLTA CENTRISTA DI KAMALA CHE ALLE ACCUSE DI TRUMP DI ESSERE “DIVENTATA DI RECENTE NERA” DOPO ESSERSI DEFINITA A LUNGO “INDIANA”, RISPONDE: “IL SOLITO VECCHIO COPIONE…

V.Ma. per il Corriere della Sera - Estratti

kamala harris in georgia

Kamala Harris ha registrato un lieve «convention bump», un aumento delle percentuali in alcuni sondaggi dopo la convention: la domanda è se sarà in grado di mantenerlo.

 

Se si guarda alla media dell’ultimo mese in tutti e sette gli Stati in bilico la distanza tra Donald Trump e Harris, chiunque dei due sia in testa, resta di 2 punti percentuali o meno (all’interno del margine di errore), ma Harris mantiene il vantaggio in Michigan (+1,7%) e in Wisconsin (+1,9) e supera Trump in Pennsylvania, dove Trump era in testa dello 0,2% una settimana fa e adesso è lei in vantaggio con lo 0,8%.

 

kamala harris intervistata dalla cnn

Se andasse così, in base ai dati di RealClearPolitics, Harris vincerebbe le elezioni con esattamente 270 voti elettorali (e questo anche se Trump vincesse in Georgia, dove sono testa a testa, in Arizona, Nevada, North Carolina dove il candidato repubblicano ha un vantaggio tra lo 0,2 e lo 0,4% sempre secondo la media).

 

(...)

 

Gli elettori preferiscono lui sull’economia (8 punti di vantaggio) ma Trump era avanti a Biden di 20 su questo tema. Il sondaggista Nate Silver tuttavia calcola che le probabilità di vittoria di Trump (52,4%) sono per ora leggermente superiori a quelle di Harris (47,3%), un calcolo basato sull’idea che i sondaggi per Harris siano «gonfiati» dal post-convention e che molto dipenderà dalla sua capacità di mantenere il vantaggio per «un paio» di settimane, dopo il dibattito con Trump del 10 settembre .

 

 

Donald Trump

 

HARRIS IN TV SI RIPOSIZIONA AL CENTRO 

Viviana Mazza per il Corriere della Sera - Estratti

 

Risposte prudenti, per presentarsi come una moderata, evitare passi falsi e smontare le linee d’attacco di Donald Trump che la accusa di essere una «radicale di sinistra». Nella sua prima intervista da candidata democratica alla Casa Bianca concessa alla Cnn giovedì, Kamala Harris ha promesso di nominare un repubblicano nel governo per assicurare «diversità di opinioni», ha parlato della necessità di «consenso» per risolvere i problemi.

DONALD TRUMP - KAMALA HARRIS

 

Ha evitato di discutere del fatto che l’elezione di una donna alla Casa Bianca sarebbe storica: si è definita «la persona migliore, al di là della razza e del genere» anche quando posta di fronte a una foto della nipotina che la guardava sognante sul palco della convention.

 

Sulle accuse di Trump di essere «diventata di recente nera» dopo essersi definita a lungo «indiana», ha detto solo: «Il solito vecchio copione. Prossima domanda, per favore».

 

tim walz e kamala harris intervistati dalla cnn

«I miei valori non sono cambiati»: così Harris si è difesa rispondendo a una domanda sul perché le sue posizioni siano cambiate dal 2020 su questioni che vanno dal fracking (la fratturazione idraulica per l’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo) all’immigrazione. 

 

(...)

L’intervista è la misura dell’allontanamento da posizioni «progressiste» che adottò nelle primarie del 2020. Posizionarsi al centro è vista dal partito come la chiave per vincere.

 

L’ex manager di Obama David Axelrod ha detto su Cnn che è apparsa «presidenziale». Ed è stata un’anticipazione della strategia che adotterà nell’assai più decisivo dibattito tv con Trump del 10 settembre: il rivale la attaccherà sul suo legame con Biden, in particolare sull’economia.

 

KAMALA HARRIS DONALD TRUMP

Nell’intervista la vicepresidente ha tentato un complicato equilibrio tra la difesa della presidenza di Biden e la promessa di «voltare pagina» rispetto «all’ultimo decennio». Sulla guerra a Gaza, unico tema di politica estera, ha detto che non ci saranno cambiamenti. Al suo fianco, il vice Tim Walz, apparentemente più a suo agio ad essere intervistato, si è visto interrogare sul servizio militare (disse di aver usato «armi in guerra» ma non ha mai combattuto sul campo): «Non sempre la mia grammatica è corretta», ha replicato.

 

KAMALA HARRIS MEME

Sulle sue priorità «nel primo giorno da presidente», Harris ha menzionato l’economia anziché i diritti riproduttivi, che però sono tornati alla ribalta ieri a causa di Trump, che ad un comizio ha promesso l’accesso gratuito alla fecondazione in vitro se verrà eletto («Abbiamo bisogno di fare bambini») e sul divieto all’aborto dopo le prime sei settimane in vigore in Florida ha detto: «Ne servono più di sei».

 

Trump cerca di riposizionarsi al centro su questi temi, col rischio di entrare in contrasto con gli attivisti anti-aborto, mentre il campo di Harris annuncia un tour negli Stati in bilico, per accusarlo di voler bandire la fecondazione in vitro e l’aborto.

kamala harris tim walz e kamala harris intervistati da dana bash

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...