giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi licia ronzulli

LA STRADA DELLA MELONI PER PALAZZO CHIGI È DIVENTATA UN VICOLO STRETTISSIMO - DOPO IL “VAFFA” (“NON SONO RICATTABILE”), GLI IRRIDUCIBILI RONZULLIANI VOGLIONO LA ROTTURA CON LA DUCETTA E PRESENTARSI DA SOLI ALLE CONSULTAZIONE DEL QUIRINALE. MA IL BANANA TENTENNA, TEME L’IRA DI MATTARELLA, UN GOVERNO LO DEVONO METTER SU, FORZA ITALIA RAPPRESENTA QUEL CENTRO SENZA IL QUALE DIVENTEREBBE UN ESECUTIVO DI DESTRA - RETROSCENA: BERLUSCONI AVEVA ACCETTATO IL NO DELLA REGINA DELLA GARBATELLA SULLA RONZULLI MINISTRO, IN QUALSIASI FASCIA, ANCHE QUELLA GIBAUD. IL BANANA IN CAMBIO HA CHIESTO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA. GIORGIA HA PRESO TEMPO. UNA VOLTA IN SENATO, ACCERCHIATO DA RONZULLI, GASPARRI, MICCICHE', ETC., BERLUSCONI È USCITO FUORI DI SÉ… - SE LA COALIZIONE FA CRAC , I GOVERNISTI DI TAJANI PRONTI A SALTARE SUL CARRO DI GIORGIA

SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI MEME

DAGOREPORT

Un passo indietro. Berlusconi, prima di recarsi al Senato per non votare La Russa, ha avuto un colloquio alla Camera con Giorgia Meloni. Fonti autorevoli affermano che il Patriarca di Arcore aveva accettato il no, secco come un cassetto chiuso con una ginocchiata, della premier in pectore sulla Ronzulli ministro, in qualsiasi fascia, anche quella Gibaud.

 

All’espressione di compiacimento di Giorgia, il Banana ha subito scodellato la contropartita: il ministero della Giustizia e il sottosegretario all’Editoria. Insomma, ha pensato ai suoi processi ancora in essere con vari tribunali e al suo impero Mediaset. E per la Giustizia ha scodellato due nomi: l’avvocato Francesco Paolo Sisto (che l’ha difeso a Bari nel processo per le escort portate in via del Plebiscito da Giampi Tarantini) e quella della svolazzante Casellati.

silvio berlusconi giorgia meloni

 

La leader di Fratelli d’Italia si è riservata di decidere. Perché sa bene che la Giustizia è un dicastero sensibile, delicatissimo visto il potere della magistratura, che è stato peraltro oggetto delle riforme imposte da Bruxelles per intascare il Pnrr (riforma Cartabia). Se il nuovo arrivato la sconvolge, sono guai con l'Europa.

 

Alle parole della Meloni di prendere tempo per decidere, l’ego smisurato di Berlusconi non ci ha visto più, è uscito fuori di sé: ma come, la Casellati è stata presidente del Senato, seconda carica istituzionale, e anche Mattarella non può dire no! A quel punto la Meloni ha soprasseduto, lasciando la questione in aria: fammi riflettere e troveremo la quadra.

RONZULLI BERLUSCONI MELONI

 

Essì: “Io sono Giorgia” ha ben presente il fatto (non trascurabile) che l'avvocato matrimonialista fu tra i deputati e senatori di FI che manifestarono nel 2013 sotto il palazzo di giustizia di Milano per intimidire il potere giudiziario durante i processi al Cavaliere.

 

Non solo: la Casellati ha avuto al fianco come influentissimo capo di gabinetto l'ex ministro della Giustizia dell'ultimo governo Berlusconi, ed ex pm di Roma, il tosto Francesco Nitto Palma.

 

SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI

Raggiunto con qualche inciampo motorio via del Senato, una volta che il traballante Silvio si è trovato davanti i senatori di Forza Italia, l’amarezza dell’incontro della Meloni si è trasformata in un vaffa.

 

Il senatore più accanito e smanioso di dare una lezione all’”arrogante, supponente, offensiva” Regina della Garbatella, oltre alla solita Licia, e i ronzulliani Micciché, Sisto, Barachini, Dario Damiani (pugliese amico di Pietro Ruffo, caro a Licia), è stato Maurizio Gasparri - un tipo perbene, anzi perbenito, che quando vede la Meloni capisce il proprio fallimento politico: poteva starci lui al posto di Giorgia e ‘Gnazio messi insieme).

 

giorgia meloni licia ronzulli

Una volta riuniti intorno a Berlusconi i ronzulliani hanno cominciato a tuonare: diamo una lezione alla Meloni, senza i nostri 18 voti La Russa non viene eletto, se cediamo oggi ci faranno polpette domani, e quando “Quella” capirà che senza di noi non inizia la legislatura, vedrai che alla seconda votazione scenderà a più miti consigli.

 

Il resto è cronaca: un paio di telefonate, una cena della Santadeché con Renzi e oplà ecco recuperati i voti di Forza Italia. E il Berlusca è finito umiliato e ronzullato come un tordo.

 

Dopo il “vaffa” di ieri sera a Berlusconi (“non sono ricattabile”), gli irriducibili di “Kiss me Licia” sono ancor più incarogniti e vogliono la rottura della coalizione ma Silvio tentenna, la situazione internazionale ed economica è drammatica, sa che si farebbe un nemico in Mattarella, un governo lo devono metter su, e Forza Italia rappresenta la parte liberale, quel centro senza il quale diventerebbe un esecutivo di destra.

licia ronzulli antonio tajani

 

Poi c’è il fatto che Tajani, che ha in mano il 50 per cento del partito, smania per ricoprire la carica di ministro degli Esteri e ora il Banana si trova i romani governisti contro i ribelli ronzulliani del nord. Con i primi che non vogliono assolutamente correre il rischio di tornare al voto e perdere la cuccagna per la Ronzulli deministrata e molti sono già in contatto con Crosetto per saltare sul carro di Fratelli d’Italia e lasciare i ronzulliani al loro destino.

RONZULLI SALVINI

 

Ora le strade della Meloni per Palazzo Chigi sono diventate vicoli strettissimi. Nelle prossime ore dovrebbe esserci un incontro tra l’ex Caimano, tornato ad Arcore) e Salvini, nelle funzioni di mediatore. Cosa imbarazzante: dopo essere stato per anni culo e camicia con Licia contro la Meloni, l’ex disc-jockey del Papeete ora è accusato di alto tradimento dalla zarina di Arcore per il suo rifiuto di astenersi sul voto a La Russa. Ma dopo la disfatta elettorale il poverino non poteva permettersi di perdere pure la poltrona alla presidenza della Camera con l’astensione di Fratelli d’Italia.

silvio berlusconi licia ronzulli matteo salvini

 

NICCOLO GHEDINI LICIA RONZULLI MATTEO SALVINImatteo salvini licia ronzulli la presidente del senato maria elisabetta alberti casellati col suo capo di gabinetto nitto palma (2)MELONI GASPARRIfrancesco paolo sisto nancy dell olioMELONI GASPARRI

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…