CHI SUCCEDERA’ A RAISI IN IRAN? TESTA A TESTA TRA L’EX SINDACO DI TEHERAN GHALIBAF E L’ATTUALE REGGENTE MOKHBER: LA GUIDA SUPREMA ALI KHAMENEI NON VUOLE LASCIARE SPAZIO AI RIFORMISTI (COME L’EX PRESIDENTE ROHANI) AL VOTO DEL 28 GIUGNO - C’È CHI SOSTIENE CHE GHALIBAF ABBIA GIÀ UN ACCORDO CON MOJTABA, IL FIGLIO DI KHAMENEI, PER SPARTIRSI GLI SCRANNI PIÙ ALTI DEL POTERE...
Gabriella Colarusso per “la Repubblica” - Estratti
La macchina del potere si muove spedita in Iran per organizzare nuove elezioni ed evitare che una transizione lunga generi incertezza. La data del voto è stata già decisa, il 28 giugno, i candidati ammessi dal consiglio dei Guardiani faranno campagna dal 12 al 27 giugno, un tempo piuttosto breve per una competizione elettorale.
Ed è questo ora il dilemma politico della teocrazia di Teheran: restringere ancora il campo, vietando la corsa a politici più vicini all’area moderata — come l’ex speaker del Parlamento, Ali Larijani, o lo stesso ex presidente Rohani — o aprire la partita sperando di recuperare almeno un po’ la partecipazione al voto ora ai minimi storici.
La scelta è della Guida Suprema, Ali Khamenei che secondo molti osservatori difficilmente devierà dalla traiettoria seguita fin qui: «Il sistema non vuole correre alcun rischio prima della successione del Leader supremo e vorrà mantenere probabilmente il controllo sul processo elettorale che è fondamentalmente un’elezione interna al campo conservatore», osserva Ali Vaez, responsabile del programma Iran di Crisis Group e uno dei massimi esperti mondiali della Repubblica islamica.
In questo quadro nei retroscena di palazzo si fa strada come candidato conservatore che possa riempire il vuoto lasciato da Raisi il nome di Mohammed Baqer Ghalibaf, conservatore, potente speaker del Parlamento da due legislature. Lo chiamano con ironia l’ “eterno candidato” perché dopo l’esperienza da sindaco di Teheran, chiusa con alcuni successi ma anche molte accuse di corruzione, ha già provato più volte a lanciarsi nella corsa presidenziale, senza mai spuntarla.
ebrahim raisi con un ritratto di khamenei nel 2022
Più tecnocrate che ideologo, Ghalibaf è stato un comandante dei Pasdaran durante la guerra Iran-Iraq e ha un certo sostegno tra i Guardiani della Rivoluzione. Potrebbe riuscire a trovare gli appoggi giusti ma manca di quelle credenziali religiose che avevano spinto Khamenei a puntare invece su Raisi.
Anche il vicepresidente Mohammed Mokhber, ora reggente, potrebbe candidarsi, ma al pari di Mohsen Rezaei, capo del consiglio del Discernimento, già candidato due volte e due volte sconfitto, non ha consenso. L’altro nome che circola è quello di Saeed Jalili, capo del consiglio Supremo di sicurezza, ma anche lui rischierebbe una pessima performance come già accaduto in passato.
Il passaggio è cruciale, perché la presidenza determinerà almeno in parte anche la partita per la successione alla Guida.
C’è chi sostiene che Ghalibaf abbia già un accordo con Mojtaba, il figlio di Khamenei, per spartirsi gli scranni più alti del potere, al pari di quanto accadde nel 1989 quando, alla morte di Khomeini, fu proprio il patto con l’ex presidente riformista Rafshanjani a portare Ali Khamenei al vertice della piramide come Leader Supremo. Indiscrezioni e rumors, per ora, che si moltiplicano in velocità nei corridoi di media e politica, e che rendono l’idea di quanto quella per la presidenza sia solo un assaggio della battaglia di potere che verrà per la successione alla anziana Guida
mojtaba khamenei 4mojtaba khameneiALI KHAMENEI IN PREGHIERA PER LA FINE DEL RAMADAN Ali Khamenei
(...)