renzi col gelato a palazzo chigi

TODOS CABALLEROS! – A PALAZZO CHIGI I GRILLINI SCOPRONO CHE NEL 2013 SU 301 DIRIGENTI (SÌ, 301) HANNO PRESO IL PREMIO DI RENDIMENTO IN 294 – INSOMMA, TUTTI BRAVISSIMI (97,7% DI PREMIATI) – E IL DATO DEL 2014 È ANCORA TOP SECRET. CHISSÀ SE RENZI È PIÙ MERITOCRATICO DI LETTANIPOTE

Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera

 

renzi affacciato da palazzo chigi con maglietta biancarenzi affacciato da palazzo chigi con maglietta bianca

Tutti intelligentissimi, tutti preparatissimi, tutti laboriosissimi. Allegria, a Palazzo Chigi abbiamo dei fenomeni. Lo dice, secondo i grillini, la lista dei premi in busta paga dati ai più bravi. Distribuiti (tenetevi forte) al 97,7% dei dirigenti: novantasettevirgola sette! Record planetario. Che dimostrerebbe come anche nel cuore del sistema statale la politica del merito non riesca proprio a passare. 


Parliamo del 2013. Ecco!, dirà Matteo Renzi, sono dati precedenti al cambio di governo! Vero. Ma in qualche modo è perfino peggio. I dati 2014, infatti, a dispetto di tutti i proclami sulla trasparenza, come denuncia il Movimento 5 Stelle, «non sono proprio disponibili». 

palazzo chigi visto da casa pazzagliapalazzo chigi visto da casa pazzaglia


Ma partiamo dall’inizio. Cioè da una fastidiosa interrogazione di Riccardo Nuti. Deciso a capire perché, nonostante la legge voluta da Brunetta nel 2009 «in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni» prevedesse «entro marzo» di ogni anno la «valutazione della performance» e la «rendicontazione dei risultati raggiunti» con la pubblicazione di tutto sul «sito istituzionale, in apposita sezione di facile accesso e consultazione denominata “Trasparenza, valutazione e merito”», l’impegno non sia mai stato mantenuto.

Palazzo ChigiPalazzo Chigi

 

«Né dal governo Berlusconi, né dal governo Monti, né dal governo Letta, né dal governo Renzi», accusa il deputato grillino. E questo nonostante l’impegno fosse stato ribadito da Mario Monti «con il decreto legislativo 14 marzo 2013». Macché: nulla di nulla. 


Come mai? Forse sarebbe stato imbarazzante spiegare i risultati dei monitoraggi e la spartizione dei bonus. Così pensano i grillini. Che grazie a una fonte ben introdotta nel Palazzo assicurano di esser riusciti a ricostruire almeno il dato dei premi. Assegnati a pioggia malgrado lo status e la situazione economica dei dirigenti della sede governativa sia già buona. 


Dice tutto un confronto con la Casa Bianca. Spiega il sito whitehouse.gov/21stcentury-gov/tools/salaries che su 474 dipendenti neppure uno s’avvicina allo stipendio minimo dei dirigenti «chigini», pari (dopo la sforbiciata renziana) a 197.262 euro e 57 centesimi. Per capirci: la busta paga più alta, laggiù, è quella di Anita Decker Breckenridge, da anni braccio destro di Obama. Prende 173.922 dollari pari, al cambio di ieri, a 158.218 euro. E con lei guadagnano lo stesso stipendio altri 17 funzionari altissimi. Gente autorizzata a bussare alla porta dello Studio Ovale. Tutti gli altri stanno sotto. Anche molto sotto. 

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE


Bene: a Palazzo Chigi, dove i dipendenti malgrado tutte le sforbiciate promesse (Berlusconi già quindici anni fa si lamentava: «Mi son trovato 4.500 persone!») restano oltre quattromila, dei quali 1.981 di ruolo e gli altri distaccati («presi in prestito») da amministrazioni varie, lo stipendio medio dei 301 dirigenti (98 di prima fascia, 213 seconda) è molto ma molto più alto di quei privilegiati della White House: 203.491 lordi. E può arrivare al massimo fino a 240 mila. 


Li meritano? Non li meritano? Al di là dei confronti coi colleghi oltreoceano, per non dire dei tedeschi (Carlo Cottarelli denunciò che i nostri dirigenti apicali sono mediamente pagati, rispetto ai parigrado germanici e al reddito medio, quasi il triplo) una cosa è chiara a tutti gli italiani. E cioè che abbiamo un bisogno spasmodico d’una burocrazia che funzioni. E che per averla è indispensabile incoraggiare il merito premiando i più bravi e accantonando via via i più scadenti, più lavativi, più inefficienti. 


Era il lontano ’99 quando, col ministro Angelo Piazza, passò l’idea di premiare i migliori. Sette anni più tardi, nel 2006, Luigi Nicolais si sfogava: su 3.769 dirigenti della funzione pubblica quelli che avevano massimo dei voti, con premio conseguente, erano 3.769. Tutti. L’anno dopo al ministero dell’Economia veniva firmato un accordo di cui riportiamo il titolo dell’Ansa: «Tesoro: premi anche a dirigenti condannati ma bonus ridotto». 

ENRICO LETTA CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI ENRICO LETTA CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI


Una vergogna. Che speravamo, dopo tanti proclami di una svolta, di non vedere più. Ed ecco la denuncia grillina: nel 2013, ultimo anno disponibile negli archivi «riservati», i premi a Palazzo Chigi (fino a 34.600 euro: molto più dello stipendio medio d’uno statale) risultano essere stati dati a 294 su 301 dirigenti. Appunto: il 97,7%. 


Intendiamoci: alcuni di loro devono essere straordinari davvero, se sono riusciti in questi anni a reggere il Paese supplendo alle carenze di una classe politica spesso scadente. Ma tutti? Proprio tutti? 

 

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