TOGHE PERMALOSE - IN ITALIA IL RECORD DI QUERELE PER DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA E’ DEI MAGISTRATI - CORTE D’APPELLO DI MILANO, BIENNIO 2001/2002, IL 45,6% DEI QUERELANTI SONO MAGISTRATI, CHIEDONO RISARCIMENTI A GO-GO E NON DISDEGNANO LA RICHIESTA DI MANETTE PER I GIORNALISTI - E I MAGISTRATI DANNO RAGIONE AI COLLEGHI….

Paolo Bracalini per "il Giornale"

Occhio a scrivere di magistrati, moderare il tono, calibrare bene gli aggettivi, misurare ogni sillaba, omettere critiche al loro operato, attenersi rigidamente al fatto, non esprimere valutazioni se non generiche, sennò arriva la querela e si rischia il carcere come un delinquente abituale.

Sono loro la categoria che querela di più in Italia, dove peraltro la citazione per danni ai giornali è sport nazionale e una speranza di introiti facili per parecchie migliaia di presunti diffamati (a cui poi viene dato torto una volta su due). Nelle indagini dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia commissionate fino al 2007, presidente Franco Abruzzo, si analizzano le sentenze emesse dal Tribunali civile, penale e dalla Corte di Appello di Milano.

Parliamo solo di Milano, e parliamo solo di diffamazione a mezzo stampa, e parliamo soltanto delle cause che arrivano in giudizio, ma parliamo lo stesso di una quantità enorme, da vera «Querelopoli»: 116 sentenze penali nel biennio 2003-2004, 216 sentenze civili, 195 in Appello nei due anni successivi. Chiedono montagne di soldi e punizioni, galera compresa, per semplici giornalisti (ma se non sono direttori la cosa non fa notizia) per tornare a una vita serena dopo i turbamenti della presunta diffamazione: in media 9 milioni di euro (!) di petitum per ristabilire l'onore offeso (contro una media di 15mila euro liquidati per davvero, fortunatamente).

In quei dossier ci sono le tipologie di articoli incriminati (soprattutto cronaca, ma anche commenti e interviste), la tempistica, l'esito, e soprattutto le tipologie dei querelanti, divise per categorie professionali. E qui, appunto, si vede che non è la casta politica (che pure è la più presa di mira dalla stampa, anche violentemente) quella più permalosa e intollerante alle critiche, ma la magistratura, che al minimo graffio ti porta in tribunale.

Nelle 157 sentenze emesse dal Tribunale Civile di Milano nel 2001-2002, la professione della «parte attrice» è quella di magistrato nel 18% dei casi, la percentuale più alta tra le categorie, seguita da politici (12%), imprenditori/manager (8%), artisti (6%) e infine, curiosamente, gli stessi giornalisti (4%). La percentuale di magistrati sale nel secondo grado di giudizio. Se restiamo al biennio 2001-2002 ma passiamo alla Corte d'Appello di Milano, troviamo 46 sentenze di diffamazione a mezzo stampa.

E qui ci sono di mezzo magistrati, come parte offesa, nel 45,6%, contro un misero 7% di politici, 7% di manager, 3,5% di amministratori di enti pubblici. Quanto chiedono? Riportano gli avvocati Sabrina Peron ed Emilio Galbiati, consulenti dell'Odg: «Media delle richieste di risarcimento danni (morali e patrimoniali) della parte appellante attrice in primo grado: 9.563.089,50».

Passiamo al penale, articolo 595 del codice, «diffamazione», che prevede multa ma anche reclusione. Qui vengono prese in considerazione 116 sentenze Tribunale Penale di Milano, tra il 2003 e il 2004. Anche in questo caso i magistrati sono la fetta più ampia tra le categorie querelanti, il 18%. Il doppio dei politici (9%), più del quadruplo di avvocati e medici (4%), di sindacalisti (3%), militari (3%), imprenditori (2%), artisti e uomini di spettacolo (2%).

Dato allarmante: nel 17% dei casi il Pm ha chiesto la reclusione per il giornalista (da sei mesi a un anno, tre volte su quattro), e non soltanto della multa. Domanda che è stata accolta, a Milano, il 6% delle volte (in un caso si è tradotta in condanna a 4 mesi di carcere), anche se nessun giornalista è attualmente nelle carceri italiane (statistica di «Reporter senza frontiere»).

L'avvocato Roberto Martinelli ha fatto la stessa ricerca ma a livello nazionale, passando in rassegna citazioni civili e querele presentate contro quotidiani e settimanali dal 1997 al 2004. Ebbene, su un totale di 657 cause civili, 133 sono proposte da magistrati, mentre su 402 penali sono 91 i magistrati (la maggioranza). «Le domande di risarcimento - commenta Martinelli - trovano una buona accoglienza nelle aule dei tribunali, i magistrati decidono di altri magistrati e spesso emanano sentenze in favore dei loro colleghi. Siamo di fronte a una giustizia domestica».

Se guardiamo alle statistiche sugli esiti dei procedimenti penali a Milano, non sembra confermato il sospetto che i magistrati si diano più facilmente ragione tra di loro. Ad avere più percentuale di successo sono gli imprenditori e gli amministratori di aziende (75%) e i politici (67%), meno i magistrati (43%). Cosa che può significare l'imparzialità del collega che li giudica. O che le loro querele sono spesso infondate.

 

Il CSM - Consiglio Superiore della MagistraturaTRIBUNALE LA LEGGE E UGUALE PER TUTTI tribunale di milano jpeg

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA