toninelli mazzoncini

BINARIO MORTO – TONINELLI DECIDE DI AZZERARE TUTTO IL CDA DI FERROVIE INVECE DI FAR DECADERE SOLTANTO L’AD RENZIANO MAZZONCINI (CHE RIMANE DIRETTORE GENERALE E PROMETTE BATTAGLIA) – È IL PRIMO ATTO DELLA STRATEGIA DEL GOVERNO GIALLOVERDE, INTENZIONATO A FARE MARCIA INDIETRO SULLA FUSIONE CON ANAS. NELLA PARTITA C’È ANCHE LO SCORPORO DI TRENORD: SALVINI VUOLE SFILARE DA ROMA LE COMPETENZE DELLA MOBILITÀ LOMBARDA E…

Claudio Antonelli per “la Verità”

 

TONINELLI MAZZONCINI

Per cambiare i vertici di Ferrovie dello Stato, il governo aveva sul tavolo due strumenti: un bisturi e un machete. L' ipotesi avvalorata fino a martedì era quella di intervenire in modo chirurgico soltanto sull' ad Renato Mazzoncini, renziano Doc e e ideatore del matrimonio con Anas.

 

Poco meno di due mesi fa è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Perugia con l' accusa di truffa per una vicenda di assegnazione di appalti relativi al trasporto su gomma. Lo statuto di Fs prevede la decadenza dal ruolo di ad a meno che l' azionista di maggioranza (il Tesoro) decida specificatamente di rinnovare la fiducia.

 

L' idea originaria del governo gialloblù era togliere l' incarico a Mazzoncini per riportare le lancette indietro di nove mesi. Cioè a prima del blitz natalizio con cui Paolo Gentiloni su ordine di Matteo Renzi prorogò tutti i vertici di Fs e contestualmente avviò il progetto di fusione tra le Ferrovie e Anas con l' intento di creare un enorme conglomerato pubblico con oltre 11 miliardi di euro di fatturato.

 

ferrovie dello stato

Dando a Mazzoncini lo scettro del manager pubblico più potente d' Italia, con il vantaggio di essere al di fuori del perimetro della Pa. L' operazione ha però portato con sé un neo di rilievo. La difficile valorizzazione degli asset di Anas rischia di causare un buco da oltre 2 miliardi di euro nel patrimonio del colosso.

 

Con la diretta conseguenza di portare a zero per almeno due anni i dividendi a cui il Tesoro non vuole rinunciare. Da qui la decisione del management di far slittare il consolidamento dell' operazione dal bilancio del 2017 a quello in corso.

danilo toninelli 4

 

Perse le elezioni, il problema del dividendo è passato dal Pd alla nuova maggioranza gialloblù che da subito ha spiegato che la fusione tra Fs e Anas era da mettere in discussione. Anche per il conflitto d' interessi tra rotaia e gomma e per il potenziale monopolio che avrebbe favorito molto la politica e sfavorito altrettanto i semplici cittadini.

 

Qualcosa però nelle ultime ore è andato storto. L' idea di far decadere solo Mazzoncini è stata accantonata e il governo ha scelto l' altro strumento sul tavolo: il machete. Martedì, a quanto risulta alla Verità, si sono dimessi due consiglieri.

FRECCIAROSSA

 

Francesca Moraci, proveniente da Anas e certamente non in quota renziana, e la collega bocconiana Wanda Ternau. Il resto del cda è rimasto saldo al proprio posto. Anche se non risulta che ci sia stata una richiesta precisa da parte del ministero delle Infrastrutture di abbandonare le poltrone. Si è passati subito al carico da undici.

 

Ieri il governo ha invocato la legge Frattini, quella sul conflitto d' interessi, e ha fatto decadere l' intero consiglio d' amministrazione. In pratica sarebbe stato nominato troppo a ridosso delle elezioni e quindi non sarebbe più rappresentativo.

 

TONINELLI MAZZONCINI 1

«Ho appena firmato la decadenza dell' intero cda di Fs per chiudere con il passato. Siamo il governo del cambiamento e pensiamo che non esista attività industriale, soprattutto se prodotta al servizio dei cittadini, che non abbia un risvolto etico», ha scritto in un post sul proprio profilo Facebook il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, aggiungendo: «Ora la barra si sposta sui treni regionali e sui pendolari in termini di sicurezza e di qualità dei loro spostamenti.

 

E in tutto questo la cura del ferro ha un ruolo fondamentale». Nelle prossime settimane scatteranno probabilmente i ricorsi. Innanzitutto perché la legge Frattini, che risale al lontano 2004, ha visto una bocciatura del Consiglio d' Europa che ne chiese il miglioramento.

 

delrio mazzoncini

Da allora nessun governo se ne è occupato. Inoltre, Mazzoncini decade da ad ma resta in carica come direttore generale. A quanto risulta alla Verità, è pronto ad andarsene ma dopo una serrata trattativa, e un ricorso aiuta a gettare benzina sul fuoco.

 

Anche se la compagine governativa farà pesare le inchieste giudiziarie. Sempre che presto non si aprano nuovi fronti.

 

Dal punto di vista industriale si apre invece una sola strada, quella della marcia indietro. Opzione non così complicata visto che la fusione non è stata consolidata a bilancio. Nella stessa inversione di marcia, la Lega vuole inserire lo scorporo di Trenord con l' obiettivo di sfilare da Roma le competenze dell' intera mobilità della Lombardia.

Giuseppe Bonomi www agrpress it

 

Chiaramente una mossa politica che però ha anche un sottostante industriale. Per fare ciò, al Carroccio serve un uomo fidato. Alias Giuseppe Bonomi. Il manager già Sea e ora incaricato di occuparsi di Arexpo, il progetto di rilancio dell' area che nel 2015 ha ospitato l' Expo milanese.

 

I 5 stelle in alternativa hanno fatto il nome di Maurizio Gentile, attuale amministratore delegato di Rfi. Solo che il manager è finito indagato per la vicenda dell' incidente di Pioltello, nel milanese, a causa del quale hanno perso la vita tre donne e altre 46 persone sono rimaste feriti.

 

giovanni tria

In pratica la strada della Lega verso la conquista delle rotaie italiane sembra in discesa. C' è solo un ostacolo che si chiama Giovanni Tria . Il ministro dell' Economia starebbe valutando il modello Cdp.

 

Cioè lasciare alla Lega il vertice dell' azienda ma inserire nel cda uomini di sua fiducia. Il cesto da cui pescare è quello universitario. E l' intento è quello di evitare che Fs possa diventare feudo di un singolo partito politico.

 

Al di là delle dichiarazioni ufficiali, Tria vuole inserire uomini delle istituzioni legati alla cultura europea e mattarelliana un po' in tutte le partecipate dello Stato.

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