TONINO SI AGGRAPPA A GRILLO: “BEPPE, SOSTIENIMI COME SINDACO DI MILANO” - DI PIETRO NON VUOLE ANDARE IN PENSIONE: “SE MATTARELLA FIRMA L’ITALICUM È TUTTO FUMO E NIENTE ARROSTO”
Francesco Maesano per “La Stampa”
Sessantacinque anni, due repubbliche dopo, Antonio Di Pietro è di nuovo a Milano. Dopo aver dominato quel momento di svolta della storia politica italiana che fu Mani Pulite, ha deciso di voler fare il sindaco.
A che punto è la sua candidatura, avvocato?
«Mi sto confrontando con il tessuto civico e sociale di Milano per vedere se ci sono le realtà culturali e le persone per bene per portare avanti il progetto».
Ora ce lo dica in dipietrese.
«Non mi candido tanto per candidarmi. Se ci metto la faccia e parto così presto non è solo per partecipare».
Si sussurra che avrebbe già l’accordo con Casaleggio.
«Bisogna essere in due per sposarsi. Il M5S per definizione non appoggia persone che abbiano già ricoperto un mandato politico. C’è scritto nel loro non-statuto e non li voglio tirare per la giacca».
Dipendesse da lei sarebbe cosa fatta?
«Apprezzo che si sia affermato il M5S quando è andato in declino l’Idv. Hanno la stessa ragion d’essere. Sono molto contento che il cittadino abbia potuto sfogare nelle urne la rabbia e la delusione contro un sistema corrotto».
Ma?
«Ma caro Beppe, non basta limitarsi alla protesta, bisogna passare alla proposta. Anche se credo che ultimamente l’abbia capito».
Altri consigli?
«Grillo farebbe bene a farsi eleggere in Parlamento. È bene che il comandante stia al timone».
È vero che Casaleggio è un suo assistito?
«I clienti, per definizione, sono riservati».
C’è chi giura di aver ricevuto lettere come suo legale.
«Io difendo i miei clienti».
Se dice così però conferma.
«Dice?».
grillo e casaleggio al consolato americano di milano
Torniamo a Palazzo Marino. Lei col rinnovamento che “c’azzecca”?
«Milano è l’espressione più chiara del fatto che non è cambiato nulla dalla prima Repubblica. La city milanese tesse gli stessi intrighi di potere che c’erano durante Tangentopoli».
Vuole fare il sindaco sceriffo?
«No, non mi candido per fare lo sceriffo. Non conosco il milanese ma conosco i milanesi. È so quel che ci vuole».
Chi è Matteo Renzi?
«È il più abile venditore di elettrodomestici di questo paese».
Questa l’aveva già detta su Berlusconi.
«Renzi vende fumo dando per realizzato tutto ciò che è un’aspirazione. Coniuga i verbi solo al futuro. Vorrei ricordargli che seguendo solo quel tempo verbale non ci sarebbero più figli».
Per ora in Parlamento non ha perso una battaglia.
«Intanto ha trasformato il suo partito in qualcosa d’altro, poi toccherà al Paese. Ma le pare normale che in Parlamento la sua opposizione interna dica che non è d’accordo con lui ma finisca sempre per votare quello che vuole Palazzo Chigi?»
Non le piace la rottamazione?
«Ma quale rottamazione? Ha portato dentro il potere degli yes men».
Anche Raffaele Cantone è uno yes man?
«Cantone, poverino, con i poteri che ha fa quel che può».
E Mattarella?
«Lo aspetto al varco della prima firma su Italicum. Se lo firma dopo aver bocciato il porcellum da giudice costituzionale allora è tutto fumo e niente arrosto».
@unodelosBuendia