di maio travaglio

LE IDI DI MAIO - TRAVAGLIO DA’ L’ULTIMA SCULACCIATA A LUIGINO: “NEL PIÙ BEL DISCORSO DELLA SUA CARRIERA POLITICA, QUELLO DELL'ADDIO, DI MAIO NON HA FATTO L'AUTOCRITICA CHE L'AVREBBE RESO PERFETTO - OCCORRE CREARE UNA COMUNITÀ E FORMARE UNA CLASSE DIRIGENTE COMPATTA CHE NON SI SFASCI CONTRO IL PRIMO SCOGLIO. QUESTO È IL VERO BIVIO DEI 5 STELLE. NON PIAZZARE PATUANELLI O TAVERNA O APPENDINO O DIBBA AL VERTICE PER MASSACRARE ANCHE LORO…”

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

DI MAIO E TRAVAGLIO

Nel più bel discorso della sua carriera politica, quello dell' addio, Di Maio non ha fatto l'autocritica che l' avrebbe reso perfetto. Ma ha detto cose condivisibili. Soprattutto una: i partiti muoiono sempre per cause interne, mai per quelle esterne. I nemici esterni spesso le rafforzano, attaccandole e compattandole. Ma contro quelli interni non c'è rimedio. I 5Stelle, quanto a nemici, non si son fatti mancare nulla: sempre avuto tutti contro. Ed è stata la loro fortuna nel terremotare la Seconda Repubblica, come l'altro movimento antisistema, la Lega, nello scardinare la Prima.

 

LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO

Ma la Lega è sempre stata monolitica, leninista, fideisticamente raccolta attorno a un capo: prima Bossi, poi Salvini. Ha subìto scandali giudiziari, scissioni politiche e disfatte elettorali, ha cambiato linea e alleati ogni due per tre, è stata data cento volte per morta, ma è sempre rinata dalle sue ceneri grazie a un boss carismatico che condannava all'irrilevanza chi ne usciva, anche se al governo non combinava mai nulla. Secessione, devolution, uscita dall'euro, sovranismo: zero risultati.

 

TRAVAGLIO DI MAIO

Il M5S, pur molto simile nelle origini, è l'opposto: un movimento orizzontale e anarchico, con due fondatori carismatici - Grillo e Casaleggio sr. - ma nessun capo riconosciuto. Anche quando, per legge, se lo sono dovuto dare, nessuno l'ha mai trattato come tale (salvo quando vinceva). Risultato: un ronzio di fondo cacofonico che sovrastava e oscurava non solo la parola del leader, ma anche le promesse mantenute.

 

E questo un po' per peculiarità strutturali: il continuo turn over per il limite dei due mandati e la selezione a caso dei candidati, raschiando il fondo del barile dei meetup ormai spompati, o attingendo dalla "società civile" (che può riservare felici sorprese, come Conte, o furbastri della poltrona, del soldo e della vetrina come tanti fuggiaschi in Parlamento e sabotatori nei consigli comunali).

 

TRAVAGLIO DI MAIO

Un po' per i vizi di molti italiani che si affacciano alla politica: individualismo, litigiosità, opportunismo, immaturità, velleitarismo, smania di protagonismo. Questo è il vero bivio dei 5 Stelle. Non piazzare Patuanelli o Taverna o Appendino o Dibba al posto di Di Maio per massacrare anche loro.

 

Né decidere se farsi annettere dal Pd o dalla Lega, stabilendo una volta per tutte da che parte stare: la loro forza è restare "né di destra né di sinistra", non per tornare a strillare dall' opposizione, ma per mantenere i propri punti cardinali, darsene di nuovi e valutare a ogni elezione chi sia il partner migliore per realizzarli (ora il centrosinistra, domani chissà). Cioè creare una comunità e formare una classe dirigente compatta che non si sfasci contro il primo scoglio.

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