LA VENDETTA DI CASINI FATTO PIERFESSO DA MONTI: ALLEANZA AL SENATO CON IL PD - TRAVASO DI VOTI E DI BILE DALL’UDC A “SCELTA CINICA”: RICCARDI SCAVA LA FOSSA ALL’UDC NELLE SACRESTIE E CASINI RISCHIA DI FINIRE AL 3% - L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA, SISTEMATI AMICI AL SENATO E COGNATA ALLA CAMERA, TRATTA PER CONTO SUO CON BERSANI E D’ALEMA…

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

«Credevamo di arrivare al 5%, ora speriamo nel 4%. Ma con il 3% non tengo il partito, io non ci sto dormendo la notte...». L'incubo di Pier Ferdinando Casini ha le sembianze di un flop elettorale. Il leader centrista accusa Mario Monti di averlo condotto per mano in un vicolo cieco, saccheggiando il consenso dell'Udc a favore della sua lista personale. I due si sentono poco e da giorni a via dei due Macelli è scattato l'allarme.

I sondaggi, infatti, fotografano un'emorragia di voti che nessuno riesce a tamponare. Uno scenario fosco. Anche perché tutti i sondaggi deprimono le sue aspettative. Sebbene i precedenti in qualche modo lo consolano: «I sondaggisti ci sottostimano sempre». Ma per reagire all'emergenza, il capo dell'Udc ha deciso di intraprendere una campagna tv che lo porterà a Ballarò, Porta a Porta e Otto e mezzo.

Ora, però, la tensione sta aprendo uno vero e proprio scontro dentro il Listone centrista. L'Udc, infatti, imputa la discesa verticale dei consensi soprattutto a Monti. Alla sua lista personale che alla Camera ruba consenso allo Scudocrociato e alla scelta di condurre una campagna elettorale "aggressiva" che mette in ombra gli alleati. Casini l'ha capito bene e sta organizzando le contromosse.

Ha consegnato agli ambasciatori del Professore un messaggio: «Se puntate a rendermi irrilevante, io sono pronto a fare un gruppo autonomo al Senato...». Certo, lo scenario scissionista è giudicato dai centristi più avveduti solo una provocazione per evitare di «prendere un'altra fregatura dopo il voto».

Non solo perché i candidati del listone di Palazzo Madama hanno sottoscritto un impegno ad aderire al gruppo unico, ma anche perché solo se l'area Monti infrangerà la soglia del 18%, allora i "casiniani" avranno la speranza di eleggere 10 senatori, il minimo per formare un gruppo autonomo.

Non solo. L'ex presidente della Camera ha iniziato a prendere le distanze dagli attacchi del Professore al Pd. Lui vuole mantenere aperto il dialogo con Bersani e D'Alema. E, in caso, anche avviare un dialogo "autonomo" con i Democratici se Monti dovesse arrivare ad una frattura con i futuri alleati e se non dovesse adeguatamente tutelare gli interessi centristi. Che nel caso di Casini significa la presidenza del Senato. Insomma il leader Udc non vuole il ruolo del semplice «donatore di sangue».

Sta di fatto che il peso delle tre liste montiane della Camera determinerà a urne chiuse anche gli equilibri dell'area di centro. Servirà a stabilire le quote del partito che verrà, se davvero si concretizzerà la prospettiva messa nero su bianco davanti al notaio.
In questo senso l'attivismo di Andrea Riccardi rappresenta un ulteriore campanello d'allarme. Il ministro coltiva da sempre un legame importante con l'associazionismo bianco e con le gerarchie vaticane. Ha strappato per diversi "cattolici doc" posti utili in lista e nel suo tour in giro per l'Italia non manca mai di fare tappa anche nelle sedi vescovili. Per gli Udc una temibile calamita dei voti cattolici.

 

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