trump carter

TRUMP FA ROTTA SU PANAMA! IL TYCOON, PREOCCUPATO DALLA CRESCENTE INFLUENZA CINESE SUL CANALE, PUNTA A RIPRENDERNE IL CONTROLLO E CHIEDE DI ABBASSARE LE TARIFFE – "THE DONALD" HA SVELENATO ANCHE SULL’EX PRESIDENTE CARTER, MORTO DI RECENTE A 100 ANNI, CHE NON ESITÒ A RICONOSCERE PIENA SOVRANITÀ A PANAMA: “HA STUPIDAMENTE CEDUTO IL CANALE PER UN DOLLARO” – TUTTI I FLOP DI CARTER: DAI 444 GIORNI DI DETENZIONE DEGLI OSTAGGI AMERICANI A TEHERAN ALL’INVASIONE SOVIETICA DELL’AFGHANISTAN. PER TACERE DI UN TERRIFICANTE 14% DI INFLAZIONE…

Da bluewin.ch

trump panama

«Le tariffe addebitate sono ridicole, soprattutto considerando la straordinaria generosità concessa a Panama dagli Stati Uniti», ha scritto Trump accennando ad una crescente influenza cinese nella regione.

 

«Quando il presidente Jimmy Carter lo ha stupidamente ceduto, per un dollaro, durante il suo mandato, spettava esclusivamente a Panama gestirlo, non alla Cina, o a chiunque altro», ha attaccato il presidente eletto.

 

Gli Stati Uniti rimangono il principale utilizzatore del canale, davanti alla Cina il cui ruolo nella regione è diventato più importante solo a partire dal 2017, quando Panama ha tagliato i legami con Taiwan a favore dello sviluppo di relazioni diplomatiche con Pechino.

 

 

 

CARTER

Stefano Mannoni per milanofinanza.it

 

jimmy carter panama

Damnatio memoriae. Era la sanzione più infamante che il Senato romano potesse decretare contro gli imperatori deceduti che, a giudizio totalmente arbitrario del potente di turno, avessero mortificato le virtù della Respublica. Crudele destino quello occorso a Jimmy Carter: a lui, il presidente dalla statura etica più elevata e sincera di tutti i suoi predecessori e successori, questa sanzione è stata irrogata, senza appello, ancora in vita. E quale vita! Unico tra gli ex presidenti, invece di utilizzare la sua fondazione come bancomat per celebrare la sua reputazione tra i posteri, ha lavorato senza sosta per migliorare le condizioni dell’umanità in piena coerenza con la sua fervente fede battista.

 

 

Diritti umani, giustizia, pace: non erano slogan da campagna elettorale ma principi incisi nell’animo di un imprenditore della Georgia che ha espiato duramente il peccato originale di non avere mai fatto parte dell’establishment di Washington.

 

canale di panama

Prendiamo una campagna a lui cara fra tutte: la pace in Medio Oriente, per la quale si era speso concretamente durante il suo mandato, concretizzando il successo spettacolare del trattato di Camp David tra Egitto e Israele. Ebbene, ha pagato caro la sua straordinaria coerenza, vedendosi affibbiare l’epiteto di antisemita per avere sostenuto contro tutto e contro tutti che la politica degli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania avrebbe minato il coronamento del sogno di una giustizia inoppugnabile per la tormentata Palestina.

 

Il nodo di Panama

Due popoli, due Stati: senza se e senza ma. E poi il Centro America, dove a differenza di predecessori e successori Carter si batteva per un autentico inveramento dei diritti umani, senza finanziare i Contras per perseguire una tossica visione della Dottrina Monroe nell’area del Canale di Panama, come ebbe a fare Ronald Reagan.

 

canale di panama 4

Panama a cui egli non esitò a riconoscere piena sovranità quando oggi, sfacciatamente, Donald Trump vorrebbe riportare l’orologio indietro di cento anni. Certo, non nascondiamo i fallimenti: dai 444 giorni di detenzione degli ostaggi americani a Teheran all’invasione sovietica dell’Afghanistan. Per tacere di un terrificante 14% di inflazione quando, per molto meno, Joe Biden ha dovuto pagare pegno. Ma non dimentichiamo il contesto. Gli Stati Uniti erano usciti da poco sonoramente battuti nella guerra del Vietnam, Nixon aveva disonorato la presidenza con lo scandalo Watergate, in tutto l’Occidente i consumatori facevano la fila alle stazioni di servizio.

 

carter trump

Sarebbe stato possibile fare meglio negli anni 1976-1980? Con il classico torpore degli storici, molti cominciano, solo ora, a dubitarne.

 

Ma sono occorsi mezzo secolo, e un Nobel conseguito nel 2002, per iniziare a rendere giustizia a chi alla giustizia aveva creduto sinceramente, postponendo la doppiezza machiavellica del politico alla battaglia per i principi. Il destino è stato crudele con Jimmy Carter, è vero. Ma forse il riscatto è cominciato con un simbolismo che non può passare inosservato.

 

jimmy carter in iowa nel 1976

Quando Donald Trump, l’epitome di tutto ciò che a Carter ripugnava, è in procinto di inaugurare il secondo mandato, sotto auspici pesantemente corruschi, il vecchio presidente ci lascia, alla fine di questo terribile 2024, ricordandoci che un'altra politica è possibile, che un'altra America è immaginabile. Quando persino Ronald Reagan sembra oggi un composto centrista a confronto dello sfrontato e bugiardo Donald Trump, Carter lascia impressa nella memoria, la promessa che aveva formulato agli americani all’inizio del suo mandato: «Credetemi, non vi mentirò mai». E non ha mai mentito.

canale di panama 1canale di panama 2jimmy carter for president 1976canale di panama 3

 

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…