salvini casini meloni

LE URLA DELLA MELONI PER IL NOME DI CASINI, L’OCCHIOLINO DI DI MAIO E CONTE CHE NON RICONOSCE ALMENO UNA DOZZINA DI PARLAMENTARI M5S – RONCONE E LE TRATTATIVE INVISIBILI PER IL COLLE – "I GRILLINI, NON APPENA TORNA A CIRCOLARE L’IPOTESI CHE ALLA FINE SIA MARIO DRAGHI A SALIRE SU AL QUIRINALE, ANNUSANO IL RISCHIO ELEZIONI E VANNO NEL PANICO. TOCCA A DI MAIO TRANQUILLIZZARLI. ENRICO LETTA, INVECE, È POCO LOQUACE. POI NEL PD SONO COSÌ TANTI QUELLI CHE PENSANO DI DECIDERE QUALCOSA, CHE ALLA FINE VIVONO MEGLIO"…

giorgia meloni atreju 2021

Fabrizio Roncone per corriere.it

 

Ecco quello che succede qui a Montecitorio. Un giochetto che, dopo quattro giorni, sta diventando stucchevole.

 

Per dire: Matteo Salvini spunta dal nulla nel Transatlantico affollato dai grandi elettori, lo attraversa a passo di carica, con una finta evita il leghista Claudio Borghi che vorrebbe congratularsi a prescindere, entra nell’emiciclo, vota, esce e fila via verso il portone principale.

 

Mischione di cameramen e fotografi in attesa, microfoni a mezz’aria. La dichiarazione di Salvini è: «Offrirò nomi noti anche a livello internazionale».

 

casini

Ma quando l’ha deciso?

E dove?

E con chi?

Giorgia Meloni è d’accordo?

Hanno telefonato a Silvio Berlusconi?

C’è un elenco di quei nomi?

 

Sono domande che non hanno risposta. Circa mille grandi elettori devono accontentarsi di apprendere le notizie dalle agenzie di stampa. Meno di dieci persone (Salvini, Letta, Meloni, Di Maio, Conte, Franceschini, Renzi e pochi altri) stanno decidendo il nome del nostro nuovo presidente della Repubblica incontrandosi, parlandosi, trattando e litigando, litigando parecchio, lontani da questo salone liberty e dal cortiletto dove bivacchiamo tutti — votanti e cronisti, portavoce e portaborse, un tizio con il Borsalino calato sulla testa che nessuno sa chi sia, un altro vestito da marinaio con un maglione giallo che non cambia da lunedì — tutti fumando come non ci fosse un domani, sigari, sigarette vere e sigarette elettroniche, con la mascherina abbassata anche chi non fuma, tra botte di noia pazzesca e soprassalti di cupo terrore; i grillini, non appena torna a circolare l’ipotesi che alla fine sia Mario Draghi a salire su al Quirinale, annusano il rischio elezioni e vanno nel panico.

MATTEO SALVINI

 

 

Luigi Di Maio lo sa: e, infatti, viene a votare con il chiaro e unico intento di «tranquillizzare» la fanteria a 5 Stelle, che lo adora. «Giggino caro, che ci dici?». «Giggino, ah se non ci fossi tu...». Lui offre il corpo fasciato in un abito di sartoria napoletana e si lascia sfiorare, accarezzare, stringe mani e incede, un po’ ministro degli Esteri e un po’ sultano, un sorriso qua, un occhietto là, rassicurante come venti gocce di En. Ma anche Di Maio: mai visto scambiarsi mezza parola in pubblico con Letta. O con Speranza.

 

Rocco Casalino, leggendaria ombra di Giuseppe Conte, capita l’antifona, ha suggerito: «Peppino, meglio che vieni a farti un giretto...».

 

letta meloni

E così si presenta pure Conte, che non è un grande elettore ma sarebbe comunque il capo in carica del Movimento. Eccolo allora comparire morbido nel suo cappotto di cashmere, saluta un paio di giornalisti e poi va alla buvette, incontra Liliana Segre e si lascia fotografare: quando però riparte nel suo giro pastorale non riconosce le sue pecorelle stellate, ne liscia una dozzina che si aspettano almeno un cenno, e invece niente, procede distribuendo sorrisi e inconsapevoli sospetti.

 

Guardate: non è che in passato, per esempio nel maggio del 1992, Giulio Andreotti venisse a sedersi su questi divanetti per trattare la sua candidatura al Colle; restava per ore chiuso nel suo ufficio a cercare di spiegare quanto e come fosse più giusto votare lui e non il suo avversario, Arnaldo Forlani, il Coniglio Mannaro (cit. Giampaolo Pansa). Però poi a spiegarti la scena scendeva Paolo Cirino Pomicino, Ciriaco De Mita blandiva le truppe scudocrociate e ti portava a bere un caffè, arrivava Rino Formica e dava un senso ai tuoi appunti. Stavolta, invece: tutti distanti. Nascosti.

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (1)

 

Certo le urla della Meloni erano così forti che sono rotolate giù dal palazzo dei gruppi, le finestre che affacciano su via degli Uffici del Vicario. Nella notte, Lega e FI le avevano preparato un pacchetto. Lei l’ha scartato e dentro ci ha trovato il nome di Pier Ferdinando Casini.

 

Così s’è capito anche perché, fino all’alba, Salvini fosse sparito (certo non era tornato a casa del professor Sabino Cassese: quelli del Foglio giurano che la visita sia avvenuta nelle ore precedenti). Però, per intenderci: adesso le agenzie di stampa battono la notizia che è irraggiungibile Conte.

 

Dove sei Conte? Che fai?

 

CONTE DI MAIO

Quanto al Cavaliere: è ancora ricoverato, ed è complicato persino parlargli al telefono (pure Mario Draghi ha faticato un po’). Enrico Letta, invece, è poco loquace anche quando vede le partite del Milan, figuratevi adesso (poi comunque nel Pd sono così tanti quelli che pensano di decidere qualcosa, che alla fine vivono meglio).

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...