“SCONTRO DI CIVILTA’” SUL BACIO ALLA RUSSA: USI, COSTUMI E BACI DELL’EST NON VANNO INTERPRETATI A MODO NOSTRO - LE GAFFE DI BILL GATES, OBAMA, RICHARD GERE

Marco Del Corona per il Corriere della Sera

Manager e imprenditori che sbarcano in Cina lo imparano subito. Spesso dalla lettura di manuali, dall'esperienza dei colleghi e dei superiori. Talvolta sulla propria pelle, e dolorosamente: le tecniche dilatorie delle controparti locali, il demandare la decisione finale a un fantomatico capo che rimane dietro le quinte, le pause strategiche in occasione dei pasti che interrompono anche le più serrate maratone intorno a un contratto, tutto fa parte di un alfabeto di attitudini e di gesti che occorre imparare a tradurre in fretta da un linguaggio all'altro.

Quella che appare come indecisione va letta come determinazione a portare l'interlocutore europeo o occidentale su un terreno più vantaggioso, ripiegare in nome di qualcun altro che deve dare il suo via libera va inteso come una soluzione per salvare la faccia, questa sì caposaldo dell'etichetta e del comportamento cinesi e più in generale est-asiatici. E l'attesa di un «no» netto è destinata a rimanere inappagata: i forse e i magari e i domani sono il rifiuto che non si può pronunciare e che tuttavia va intercettato e decodificato.

In fondo lo «scontro di civiltà» è già qui. Qui si gioca un Kulturkampf tanto minuto e diffuso nelle manifestazioni quanto profondo nelle implicazioni. Il bacio sulla bocca tra le staffettiste russe Tatyana Firova e Kseniya Ryzhova ai Mondiali di atletica di Mosca è stato interpretato in Occidente come uno slancio di solidarietà alla comunità omosessuale messa sotto pressione nel Paese di Vladimir Putin, mentre le autorità di Mosca hanno replicato ricordando al mondo che si tratta di una gestualità iscritta nella tradizione e che l'interpretazione pro-gay è in realtà un maligno abbaglio.

In questo caso la lettura di un comportamento subisce l'interferenza di elementi ideologici e politici in senso lato, un po' come quando si invoca la fine della pena di morte per la Cina (ma il discorso vale anche per altri Paesi che la praticano su vasta scala) senza tener conto dell'appoggio convinto dell'opinione pubblica della Repubblica Popolare per la pena capitale.

E se è vero che il bacio fra il leader tedesco orientale Erich Honecker e il sovietico Leonid Breznev venne immortalato su una porzione del Muro di Berlino, il leader della primavera di Praga, Alexander Dubcek, parò un analogo saluto da parte dello stesso Breznev grazie all'interposizione di un mazzo di fiori.

Più spesso, però, la politica non c'entra e sono gli attriti tra diversi linguaggi del corpo, tra opposte etichette a lacerare il tessuto del protocollo. Il presidente americano Barack Obama ha imbarazzato l'eroina democratica della Birmania, Aung San Suu Kyi, costringendola a tentare di schivare un bacio incompatibile con il pudore del buddhistissimo Paese asiatico.

Sei anni fa, l'attore Richard Gere seminò scompiglio quando, durante un evento a favore della lotta all'Aids a New Delhi, sottopose la collega Shilpa Shetty a un bacio con casquet : proteste, marce di nazionalisti e tradizionalisti, accuse di oscenità.

Gli svarioni possono verificarsi all'interno di uno stesso emisfero culturale, quando confliggono registri incompatibili: Michelle Obama non fu impeccabile nel suo incontro con la regina Elisabetta d'Inghilterra, così come le coppie di fatto devono astenersi di norma dalle visite di Stato in Vaticano. Tuttavia è sull'asse Oriente-Occidente che le possibilità di fraintendimento si moltiplicano, e per sperimentarlo basta essere semplici viaggiatori, non necessariamente leader di governo.

Dai Paesi arabi fino al Pakistan, realtà formalmente omofobe, è abituale vedere uomini passeggiare tenendosi per le dita, un comportamento che non ha nulla a che vedere con le inclinazioni sessuali degli individui.

Il gesto altrimenti affettuoso di accarezzare la testa di un bambino è, nelle nazioni buddhiste, insopportabilmente offensivo, perché il capo è la parte più nobile del corpo umano; all'opposto, indicare qualcosa con i piedi o, in una pagoda, sedersi con i piedi rivolti verso l'altare è un'assoluta mancanza di riguardo. Nei mondi tibetani, da Lhasa al Bhutan, dal Nepal all'Himalaya indiano, indicare col dito una statua sacra è spesso vissuto come blasfemo.

Decidere se prendere atto di radicate resistenze culturali o, al contrario, di non assecondarle, può essere una scelta politica, dove in gioco è l'efficacia di una trattativa o di un dialogo. Quando l'inviato Onu per i diritti umani, Ibrahim Gambari, volava in Birmania per trattare con la giunta militare allora al potere, era forse consapevole che la sua credibilità agli occhi dei generali era inficiata in partenza dalla diffidenza (o meglio: razzismo) nei confronti delle persone di colore come lui: i gerarchi tra di loro ne parlavano come dell'«orso bruno».

Più innocuo ormai il contrasto fra strette di mano all'europea e inchini tra Giappone e Corea del Sud, così come la globalizzazione attenua il disgusto (non sempre) per lo starnuto o il soffiarsi il naso dello straniero in una metropolitana di Tokyo o Seul. E se un abitante di Pechino si solleva la maglia mostrando per strada l'ombelico e il ventre, lo fa per il bene del suo qi , l'energia vitale. Non chiamiamola cattiva educazione.

 

 

bacio alla russa Ksenya Ryzhova e Tatyana Firova resize kseniya ryzhova e tatyana firova se beijam logo apos vencer a prova x BACIO- BREZNEVOBAMA E AUNG SAN SUU KYI obama bill gates saluta con la mano in tasca il presidente della corea del sud park geun hye hsGetImage richard gere bacia shilpa shetty rep2

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