VENDOLA SMEMORATO SALTA SUL CARRO DEL FU ROTTAMATORE RENZI - DOPO AVERLO SBEFFEGGIATO PER MESI, IL GOVERNATORE PUGLIESE SI RICREDE: "VA PRESO SUL SERIO"

Paolo Bracalini per Il Giornale

C'eravamo tanto odiati, poi ti appresti a vincere il congresso Pd e tutto cambia. Ci voleva un prestigiatore del vocabolario per passare da «Renzi incarna l'inciucio sublime, è un finto giovane, è più a destra dell'Udc» a «lo sforzo di cambiamento di Matteo Renzi è reale, non va ridotto a pura fiction».

E chi meglio di Nichi Vendola, il paroliere di Terlizzi, poteva compiere questa mirabile piroetta linguistica? I bersaniani si sono dissolti, nel Pd sono tutti renziani, tranne pochi giapponesi. Ma sono diventati renziani anche quelli che potevano evitarlo, non essendo del Pd. Anche perché avevano sempre descritto Renzi come un opportunista, un berlusconiano travestito da sinistra, un furbastro.

Come ha fatto Sel, e Vendola per primo, ora convertito sulla via di Rignano sull'Arno. Dopo la Leopolda, il congressino dei renziani a cui sono accorsi anche gli ex anti renziani Epifani e Franceschini, il leader di Sel, fiutando il nuovo corso in casa Pd, si è ricreduto su Renzi scoprendogli un sacco di qualità. «Bisogna prendere sul serio Renzi e incalzarlo sul terreno della concretezza - spiega Vendola al Manifesto, che visto l'andazzo gli titola l'intervista alla maniera di Renzi («Sì cambiare, ma Adesso!») -.

Apprezzo il suo sforzo di rinnovare il linguaggio. Renzi occupa uno spazio che la crisi delle nomenklature post Dc e post Pci ha reso gigantesco. Nel suo discorso ci sono cose nuove e cose che hanno a che fare con la trasformazione culturale italiana». Insomma un fior d'innovatore questo Renzi.

Fino a poco fa, cioè finché sembrava ancora minoritario nel Pd, Vendola trovava altre metafore per il sindaco: «Renzi è l'idrolitina nell'acqua morta della politica italiana», «è il juke-box delle banalità, delle piccole litanie qualunquiste», «il suo atteggiamento è violento, fatto di contumelie» e via così. Ora, con la migrazione in massa dei dirigenti Pd verso Renzi, anche l'alleato pugliese si riposiziona.

Il motivo è semplice. Senza la coalizione col Pd il partito di Vendola non supera le soglie di sbarramento (alle politiche Sel sarebbe rimasta fuori dal Parlamento). Dunque, se il Pd diventa renziano, tocca stimarlo. La manovra di ricollocamento è iniziata negli ultimi mesi (Vendola ad agosto: «Mi sento vicino a Renzi»), senza che Renzi abbia avuto nulla da ridire sul riciclaggio in zona Cesarini.

Anzi, sarà un caso, ma la prima tappa del tour renziano in vista del congresso è stata proprio Bari, con file di vendoliani ad ascoltarlo (anche la società che cura la comunicazione del tour di Renzi e ha brevettato lo slogan «L'Italia cambia verso», la Proforma di Bari, è quella che segue Vendola). Neo renziano è anche il capogruppo di Vendola in Senato, Gennaro Migliore.

Che dopo un tweet criptico, come da magistero di Nichi («Alla Leopolda c'era la necessità di interrompere il flusso di chi vuole mantenere lo status quo») spiega bene il cambio di linea da reapolitik vendoliana: «Dobbiamo prendere atto, Matteo Renzi è il segretario in pectore del Pd e noi con il segretario del Pd vogliamo dialogare». Cioè, vince Renzi, quindi ce lo faremo piacere.

Ma la «base» di Sel, apprezza l'abbraccio col liberista Renzi, amico di banchieri e poteri forti con uffici alle Cayman? Altri vendoliani storici, come il deputato Nicola Fratoianni, fanno capire che il piatto è indigesto: «Se votassi alle primarie voterei Civati - dice ad Affaritaliani -. Non so che scelta farebbe Vendola, chiedetelo a lui... Certo con Renzi è in corso un dialogo, ma da qui a parlare di alleanze ce ne corre...».

E la maggioranza degli elettori di Sel, sondati all'ultima festa nazionale di Milano, è contraria ad un'alleanza con un Pd renziano. Su questa mossa Vendola si gioca la sua leadership, da misurare nel congresso nazionale di Sel di gennaio. E qualcuno nel partito osa parlare di un ricambio alla guida, da troppo tempo in mano a Nichi (che è anche governatore). Due i nomi: Laura Boldrini e Claudio Fava.

 

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