TUTTE LE STRADE PORTANO I ROM - CAMERON E LA CSU TEDESCA DOVRANNO SCIROPPARSI ROMENI E BULGARI: GLI IMPRENDITORI CRUCCHI VOGLIONO MANODOPERA A BASSO COSTO

Marco Zatterin per "La Stampa"

David Cameron non sarà contento. Non più tardi di domenica il premier britannico è tornato a invocare un limite alla libera circolazione di bulgari e romeni nel Regno Unito, paventando nuovamente la minaccia d'una presunta orda di immigrati destinata a succhiare linfa al sistema previdenziale e togliere posti di lavoro ai sudditi di Elisabetta.

La Commissione Ue dice che sono accuse infondate e, comunque, che non se ne parla. Ma c'è di più. Gli imprenditori tedeschi contestano i cristiano sociali (Csu) alleati della Merkel perché tentati dalla linea inglese. Non conviene, giurano: «La Germania ha bisogno di un milione e mezzo di immigrati qualificati per garantire la crescita economica e stabilizzare il Welfare State».

Alla compagna imbevuta di populismo architettata da Downing Street con qualche appoggio in Olanda e a Berlino, risponde la Dihk, l'Associazione delle camere di Commercio e Industria della repubblica federale. «Occorre impedire che l'immigrazione sia vista in una luce negativa», avvisa Martin Waslebe, numero uno della potente istituzione tedesca, per il quale «dobbiamo lavorare per offrire ai migranti una cultura inclusiva, deve essere il compito di tutta la nostra società».

A fine 2013 l'ufficio di statistiche federale contava 41,8 milioni di occupati, poco più di metà della popolazione nazionale, e registrava 232 mila uomini e donne attive in più rispetto all'anno precedente. La Dihk ne trae la convinzione che la nuova manodopera è indispensabile per tenere la rotta. Un concetto, questo, che su certe frequenze della politica europea si fatica ad accettare.

Dal primo gennaio i romeni e i bulgari, alla stregua degli altri cittadini dell'Ue (salvo i croati, ancora in regime transitorio), godono di piena facoltà di muoversi all'interno del mercato comunitario. Le regole stabiliscono che come gli altri, italiani compresi, hanno tre mesi per diventare autosufficienti, pena l'espulsione; il loro diritto di accedere alla protezione sociale è stabilito, e controllato, dalle autorità nazionali. Se dunque gli Stati si fanno sentire - e, ad esempio, le recenti cronache belghe sono ricche di storie di espulsioni controverse - non si pone rischio di frode. Se il lavoro c'è, bene. Sennò, a casa...

La crisi ha alimentato la fobia degli immigrati «rubaposti» e il consenso per i partiti populisti che cavalcano l'onda xenofoba. «Guardare ai fatti, non ai pregiudizi - è l'invito di Jonathan Todd, portavoce per il Welfare della Commissione -: sono 3 milioni i bulgari e i romeni che già vivono in un altro Paese Ue; il grosso di chi voleva lasciare la madrepatria lo ha già fatto».

Nonostante ciò, la Csu bavarese teme l'Armutsmigration, «l'immigrazione della povertà», e la cancelliera Merkel ha annunciato che un gruppo di esperti valuterà il caso, provocando la presa di distanza degli alleati Socialdemocratici, coi quali si è poi ritrovata la Dihk.
Il conservatore Cameron invoca un argine con una strategia che pare in chiave anti Ukip, il partito euroscettico di cui sente il fiato sul collo.

Non si sa cosa abbia in mente, ma a Bruxelles ricordando che è «sempre prudente» consultare la Commissione. «La libera circolazione è un principio cardine stabilito nei trattati ratificati dai parlamenti di 28 Stati - precisa Todd -, qualsiasi modifica passa per un negoziato con tutti». In altre parole non si può fare, così si consiglia di pensare ai fatti. Cioè alle regole da applicare, dalle minacce da non gonfiare e all'integrazione possibile.

 

 

ANGELA MERKEL A DACHAU jpegANGELA MERKEL CON IL MARITO JOACHIM SAUER cameron e merkel MERKEL E CAMERON SASHA RUSEVA E IL SUO VILLAGGIO IN BULGARIA SCONTRI IN BULGARIA Rom

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