1. LA VERITÀ SU DELL’UTRI DEL PIÙ VICINO COMPAGNO D’ARME DEL CAV., FIDEL CONFALONIERI 2. “È DIVENTATO UNA VITTIMA SACRIFICALE, COLUI CHE DEVE PAGARE ASSIEME A BERLUSCONI PER ESSERGLI STATO IL PIÙ VICINO DI TUTTI NELLE SUE MAGGIORI REALIZZAZIONI. MARCELLO ERA PUBLITALIA, E POI È STATO LA POLITICA DEL CAVALIERE, L’UOMO CHE ADDESTRAVA LE TRUPPE, I QUADRI, I MANAGER… COSÌ QUANDO SILVIO HA INVENTATO FORZA ITALIA LUI L’HA SEGUITO SUBITO. IO STORCEVO IL NASO, LUI CI CREDEVA” 3. ANCORA: “ABBIAMO AVUTO POTERI FORTISSIMI CONTRO, PER VENT’ANNI. E UNA PARTE DELLA MAGISTRATURA È ANDATA DIETRO AI NOSTRI NEMICI. MA UNA COLPA MARCELLO CE L’HA. E’ STATO D’UNA INGENUA SUPERFICIALITÀ. E HA AVUTO UN AVVOCATO COSÌ COSÌ” 4. “PER ME LA STORIA È SEMPLICE: MARCELLO È PALERMITANO, HA CONOSCIUTO TANTE PERSONE, E SE HA STRETTO LA MANO DI QUALCHE MAFIOSO NON SE N’È ACCORTO. LUI ALLENAVA QUELLA SQUADRA DI CALCIO A PALERMO, LA BAGICALUPO. FU LÌ CHE CONOBBE MANGANO, MA CONOBBE ANCHE PIETRO GRASSO, IL PRESIDENTE DEL SENATO” 5. “MI RICORDO ANCORA IL GIORNO IN CUI BERLUSCONI CI MOSTRÒ LA SUA TESSERA DELLA P2. RIDEVAMO DI QUELLA TESSERA. NON CONTAVAMO NIENTE, ERAVAMO DEI BAMBINI. MARCELLO RIDEVA DI BERLUSCONI, LO PRENDEVA IN GIRO, LUI CHE SI DAVA ARIE DI GRANDE IMMOBILIARISTA: ‘MA C’È SCRITTO APPRENDISTA. NON SEI NEMMENO UN MURATORE VERO’”

TELEFONATA DELL'UTRI BERLUSCONI CONFALONIERI 1986 INTEGRALE
<iframe width="420" height="315" src="//www.youtube.com/embed/pFW-Nps0fjE" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>

Salvatore Merlo per "il Foglio"

"Mangano, dicono... Ma quella di Mangano è una storia così cretina che io, davvero...". E Fedele Confalonieri recita pacato, pulito, rotondo: "Berlusconi aveva comprato Arcore, che c'ha un giardino di un milione di metri quadrati, con dei contadini, dei campi, degli alberi. Ci voleva un soprastante, una specie di contadino capo. E Marcello, che ad Arcore si occupava di tutto, persino delle tende del salotto, e che è siciliano, finì col chiamare un altro siciliano: Mangano appunto.

Ecco, se Marcello fosse stato bergamasco, Mangano si sarebbe chiamato Pesenti e forse non sarebbe stato mafioso. Ma noi che ne sapevamo? La mafia... Mi vien da ridere, se non fosse una tragedia. Vede, la verità è sempre quella di Pirandello, che era siciliano pure lui. La verità è una donna velata che dice: sono quella che voi credete che io sia.
Una categoria relativa. E da qui il conflitto, il dramma, la lotta di ciascuno per imporre agli altri la propria verità".

E la verità di Confalonieri su Marcello Dell'Utri è che "adesso una brava persona, un uomo colto, il più simpatico che io conosca, è diventato una vittima sacrificale, colui che deve pagare assieme a Berlusconi per essergli stato il più vicino di tutti nelle sue maggiori realizzazioni. Marcello era Publitalia, e poi è stato la politica del Cavaliere, l'uomo che addestrava le truppe, i quadri, i manager di quello che sarebbe stato chiamato, con fatuo disprezzo, il partito azienda".

E nelle parole di Confalonieri si specchiano gradatamente la sorpresa, l'offesa, un'angosciata protesta, l'impeto d'una ribellione: "Oggi potevo esserci io al posto suo. E se non se la sono presa con me è soltanto perché non sono entrato in politica. E l'ho scampata.

Con Berlusconi era così in quegli anni, stavi con lui attorno al tavolo, e lui improvvisamente ti dava un incarico, ti traeva con un gesto imperioso dal tuo stato, come un sovrano magico e irresistibile: ‘Adesso vai a fare il proconsole in Gallia', ‘adesso tu mi organizzi un partito'. A Marcello è andata così. Lui ha sempre avuto un rapporto fideistico con Berlusconi, molto più di quanto non lo abbia io, che Silvio lo conosco da quando eravamo bambini. Marcello arrivò nel nostro gruppo nel 1973, ed era l'assistente di Silvio, si erano conosciuti all'università.

Stava sempre nella casa di Arcore, c'era tanto da fare allora: l'ha arredata lui quella casa, ha riempito la biblioteca, ha curato i restauri, comprava persino i quadri, con quel suo gusto eclettico. Poi arrivarono gli anni di Publitalia. E se Berlusconi era il Gesù della pubblicità, Marcello era il suo san Paolo. Il realizzatore, l'organizzatore, il motivatore. Quei due s'inventarono delle convention chiamate ‘professione amicizia'. Oggi si direbbe ‘costumer care'.

Marcello organizzava incontri, cene, pranzi, feste. Usava la villa di Arcore per avvolgere i clienti, portava le stelle della nostra televisione, come Enrico Beruschi ed Ezio Greggio. Li faceva divertire. Poi la stessa cosa, il costumer care, lo ha applicato in politica. Così quando Silvio ha inventato Forza Italia lui l'ha seguito subito. Io storcevo il naso, lui ci credeva". Martedì, forse, la sentenza definitiva in Corte di cassazione. E sono giorni di ansia, di cattivi auspici, di recriminazioni e di incubi.

"Mi ricordo che una volta quel Mariotto Segni disse che Fininvest, la televisione, Publitalia e tutto il gruppo eravamo il braccio armato di Berlusconi, che eravamo come i nazisti. Quando Berlusconi dice che hanno tentato in tutti i modi di farlo fuori, guardi che ha ragione. Perché è proprio così. Abbiamo avuto poteri fortissimi contro, per vent'anni. E una parte della magistratura è andata dietro ai nostri nemici. Ma una colpa Marcello ce l'ha", dice Confalonieri.

"E' stato d'una ingenua superficialità. E ha avuto un avvocato così così. A Palermo è stato interrogato per ore su incontri, pranzi, conoscenze che risalivano a moltissimi anni prima. Non si ricordava bene, si è contraddetto, ha sbagliato date e nomi. Come era ovvio che accadesse. Mentre i magistrati gli offrivano i pasticcini, e intanto prendevano appunti. Si è messo nei guai perché era sicuro di non aver fatto nulla di male.

Anche io ho subìto questo genere di interrogatori. Mi sequestrarono un'agenda vecchissima e mi chiedevano cose di vent'anni prima, su Squillante, sui giorni in cui l'avevo visto. Questi interrogatori sono dei labirinti, cosparsi di specchi deformanti e trabocchetti nei quali si rischia di cadere a ogni passo. Ecco, Marcello ce l'hanno fatto cadere dentro".

E da quel momento in poi, racconta Confalonieri, la vita, che pure gli scorreva facile e vittoriosa, per Dell'Utri è diventata un alimento crudo e grossolano da cercare faticosamente. Da strappare con fatica. "Ha affrontato tutta questa storia con stoicismo. Una forza bestiale. Certo, poteva evitare di dire che Mangano era un eroe. Ma io lo capisco cosa voleva dire. Voleva dire che Mangano l'avrebbe potuto distruggere, se soltanto avesse mentito.

E non lo fece. La verità su Mangano è che appena capimmo chi era lo mandammo via da Arcore. Si ricorda la famosa intercettazione telefonica mandata in onda da Santoro, dove parliamo dell'esplosione ad Arcore, del tentativo di estorsione di Mangano, e ridiamo? Mica siamo degli idioti. Ridevamo perché non lo consideravamo pericoloso, perché ci sembrava un patetico tentativo d'estorsione.

Per me la storia è semplice: Marcello è palermitano, ha conosciuto tante persone, e se ha stretto la mano di qualche mafioso non se n'è accorto. Lui allenava quella squadra di calcio a Palermo, la Bagicalupo. Fu lì che conobbe Mangano, ma conobbe anche Pietro Grasso, il presidente del Senato, l'ex procuratore nazionale antimafia". Poi c'è l'amicizia con Cinà, l'altro mafioso.

"Erano compagni di scuola. Io raccomandai persino il figlio di questo Cinà, che voleva fare il calciatore. Lo feci prendere al Varese da mio cugino, che era il presidente della squadra. Sono tutte sciocchezze. Guardi, io Marcello lo conosco da quarant'anni. La mafia ha la faccia bestiale, gli occhi iniettati di Totò Riina, non il viso dolce e spiritoso di Marcello Dell'Utri.

Mi ricordo ancora il giorno in cui Berlusconi ci mostrò la sua tessera della P2. Era in una di quelle sue improvvise meraviglie, che gli hanno fatto attorno al capo un'aureola di accattivante follia. Ridevamo di quella tessera. Non contavamo niente, eravamo dei bambini. Marcello rideva di Berlusconi, lo prendeva in giro, lui che si dava arie di grande immobiliarista: ‘Ma c'è scritto apprendista. Non sei nemmeno un muratore vero'".

 

confalonieri berlusconi letta DELLUTRI E BERLU images iPREVITI DELLUTRI BERLU mages SILVIO BERLUSCONI E FEDELE CONFALONIERI NEGLI ANNI OTTANTA PRIMI ANNI BERLUSCONI MARCELLO DELLUTRI E MIRANDA RATTI A MILANO jpegSilvio Berlusconi con Marcello DellUtri Foto di Alberto Roveri Berlusconi Confalonieri Crociera - NonleggerloDELLUTRI, BERLUSCONI, MANGANOBERLUSCONI E CONFALONIERIDELLUTRI, BERLUSCONIBERLU DELLUTRI DellUtri e Berlusconi

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…