matteo salvini giuseppe conte

VINCITORI E SCONFITTI DOPO IL FLOP DEL REFERENDUM – MASSIMO FRANCO: “LE RESPONSABILITÀ POLITICHE SONO EVIDENTI E BEN DISTRIBUITE. IN PRIMO PIANO, QUASI PER FORZA DI INERZIA C’È MATTEO SALVINI. IL RISULTATO DI IERI È UNO SPARTIACQUE: PER LUI E IL SUO PARTITO, MA NON SOLO” – “IL ‘CAMPO LARGO’ EVOCATO DAL SEGRETARIO ENRICO LETTA CONTINUA A RIMANERE RATTRAPPITO, SOPRATTUTTO PER UN DECLINO DEL M5S TUTTORA IN ATTO. LA ‘CURA CONTE’ NON FUNZIONA. DI CERTO, PER IL GOVERNO DRAGHI SARÀ ANCORA PIÙ DIFFICILE GESTIRE LINEE POLITICHE DIVERGENTI, E DELUSIONI E PAURE CHE QUALCUNO SARÀ TENTATO DI SCARICARE SU PALAZZO CHIGI, E PERFINO SUL QUIRINALE”

Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

referendum sulla giustizia 1

Anche se sarebbe più corretto dire che è vittima dell’uso distorto fatto negli ultimi anni, e in particolare adesso in materia di giustizia. La diserzione di massa nella consultazione referendaria rappresenta l’elemento più preoccupante dei risultati delle elezioni di ieri, che riguardavano anche un migliaio di Comuni italiani. Forse, questo effetto secondario è il più preoccupante. Rischia di sgualcire uno strumento di democrazia diretta che ha contribuito a scrivere la storia dell’evoluzione della società italiana.

 

I risultati delle elezioni e del referendum

 

matteo salvini al seggio per i referendum sulla giustizia

Averlo trasformato in una frusta antiparlamentare, forzandone la funzione in modo strumentale, è stato un errore. Tra l’altro, se la riforma della Guardasigilli, Marta Cartabia, è sgradita ad ampi settori dell’ordine giudiziario, logica avrebbe suggerito di difendere la riforma, non di chiamare a una consultazione che proponeva quesiti oltre tutto difficili da valutare e da comprendere. Il problema viene restituito intatto, anzi aggravato per la carica polemica tra classe politica e magistrati, che continuerà a circondarlo sotto lo sguardo sconcertato e distante dell’opinione pubblica.

 

Le responsabilità politiche sono evidenti e ben distribuite. In primo piano, quasi per forza di inerzia c’è Matteo Salvini. Il leader della Lega li ha organizzati insieme con i radicali, stipulando un’alleanza inedita e contraddittoria nella quale garantismo e ostilità alla magistratura «politicizzata» si sono saldati in una strana miscela.

giuseppe conte al seggio per il referendum sulla giustizia 2

 

Ma dietro si scorgono anche le sagome di Silvio Berlusconi e di Matteo Renzi, che hanno assecondato e favorito la campagna del Carroccio e del suo leader. È la dimensione della bocciatura del quorum, soprattutto, a rendere il risultato superiore a ogni più pessimistica previsione.

 

Non basterà accusare il presunto silenzio dei mezzi di comunicazione, o la diserzione incivile di alcuni presidenti di seggio a Palermo, per velare un insuccesso bruciante e omogeneo sul territorio nazionale. Il risultato di ieri è uno spartiacque: in primo luogo per Salvini e il suo partito, ma non solo.

 

referendum sulla giustizia 9

La narrativa di una sorta di «furto referendario», versione nostrana del «furto elettorale» denunciato goffamente da Donald Trump dopo le presidenziali statunitensi perse nel 2020, a questo punto sa di alibi lunare. Non cancella ma accentua la sensazione di una perdita di contatto con la realtà alla quale ha contribuito una miope voglia di rivincita contro una magistratura in crisi.

 

Quanto al voto nei Comuni, dalle prime proiezioni si conferma un centrodestra tendenzialmente maggioritario ma percorso da spinte contrastanti che ne logorano non solo la compattezza ma la credibilità come coalizione in grado di governare l’Italia: anche perché i rapporti di forza interni si stanno rovesciando a favore della destra d’opposizione. Si vedrà quando saranno noti i voti alle liste di partito se è avvenuto il sorpasso di FdI sulla Lega anche a Nord.

 

referendum sulla giustizia

Per il centrosinistra, il Pd forse potrà consolarsi se avrà ottenuto un buon risultato come partito. Ma lo sfondo, dalle prime proiezioni, appare poco incoraggiante. Il «campo largo» evocato dal segretario Enrico Letta continua a rimanere rattrappito, soprattutto per un declino del M5S tuttora in atto. La «cura Conte» non funziona, parrebbe, sebbene non solo per responsabilità dell’ex premier grillino. Semmai, la sua colpa è quella di avere abbracciato la parte più estremista e ostile a Mario Draghi: quella che guardando al passato raccoglie poco, nonostante al Sud si ritenesse premiata dalla gratitudine per il reddito di cittadinanza.

 

giuseppe conte al seggio per il referendum sulla giustizia

La sponda dei Cinque Stelle si conferma friabile. E rischia di diventarlo ancora di più nelle convulsioni del dopo-voto. Insomma, lo sfondo sul quale si arriverà alle elezioni politiche del 2023 si presenta complicato per entrambi gli schieramenti.

 

Di certo, per il governo Draghi sarà ancora più difficile gestire linee politiche divergenti, e delusioni e paure che qualcuno sarà tentato di scaricare su Palazzo Chigi, e perfino sul Quirinale, per coprire propri errori e inadeguatezze. Il problema di Draghi sarà di gestire le sconfitte di pezzi della maggioranza; e far capire che la tentazione di recuperare il consenso perduto da posizioni antigovernative è un miraggio.

matteo salvini referendum sulla giustizia 1

 

La sconfitta di alcuni partiti non nasce dalla partecipazione o meno all’esecutivo, ma dal modo poco convinto e poco convincente col quale l’hanno fatto.

 

referendum sulla giustizia 1 3matteo salvini al seggio per i referendum sulla giustizia giuseppe conte al seggio per il referendum sulla giustizia enrico letta al voto per i referendum sulla giustizia silvio berlusconi vota referendum sulla giustizia referendum sulla giustizia referendum sulla giustizia 6

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...