GIORGETTI MANI DI FORBICI HA SCONTENTATO TUTTI – PER LA MANOVRA, IL MINISTRO DEL TESORO HA IMPOSTO LA LINEA DURA SUI CONTI – SULLA SANITA’ MELONI NE ESCE MALE: AFFERMA CHE IL GOVERNO HA DESTINATO AL SERVIZIO SANITARIO “UN LIVELLO DI RISORSE COME MAI NESSUNO IN PRECEDENZA”. MA RISPETTO AL PIL LA CIFRA STANZIATA È LA PIÙ BASSA DEGLI ULTIMI 16 ANNI, PARI AL 6,07% – DURA SCONFITTA PER LEGA E FORZA ITALIA: NIENTE FLAT TAX E L’AUMENTO DELLE PENSIONI MINIME È RIDICOLO – MENTRE SULLA BANCHE C'È STATO UN PAREGGIO…
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”
giancarlo giorgetti - foto lapresse
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, il regista di questa terza manovra del governo di centrodestra, vince su quasi tutta la linea. In questi lunghi mesi di trattative e polemiche è riuscito a portare a casa il piano di rientro dei conti pubblici con la Commissione europea e a confermare il taglio del cuneo fiscale, che era la priorità. Probabilmente avrebbe voluto chiedere sacrifici maggiori alla Pa e alle banche, ma per non compromettere gli equilibri all'interno della maggioranza si è dovuto accontentare.
Su un tema però non ha convinto: come l'anno scorso aveva tratteggiato un grande piano a sostegno della natalità, ma pure stavolta non se ne è fatto nulla. Si va avanti con piccoli bonus per le madri lavoratrici senza un vero disegno di fondo.
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
La premier Giorgia Meloni ha appoggiato la linea del responsabile del Tesoro, anche se alcune dichiarazioni sui «sacrifici», «le accise» e «il catasto» non le ha proprio digerite. La presidente del Consiglio perde sulla sanità. Dice che il suo esecutivo ha destinato al servizio sanitario «un livello di risorse come mai nessun governo in precedenza».
Un'affermazione vera a metà. Nel 2025 il fondo salirà a 136,5 miliardi e sfonderà il muro dei 140 miliardi nel 2026, cifre mai raggiunte in valori assoluti. Ma rispetto al Pil la cifra stanziata è la più bassa degli ultimi sedici anni almeno. Il fondo si attesterà al 6,05% del Pil nel prossimo biennio. Solo per fare qualche esempio, quest'anno era al 6,12, nel 2020 al 7,18%, nel 2014 al 6,72%. E infatti i sindacati di medici e infermieri hanno proclamato uno sciopero. [...]
[...] la leader di Fratelli d'Italia è arrivata a Palazzo Chigi con una campagna elettorale molto aggressiva, dopo due anni le promesse hanno lasciato spazio alla concretezza e ai vincoli europei. Da questo punto di vista gli impegni mirabolanti presi da Matteo Salvini sono svaniti nel nulla. Il programma della Lega è stato sostituito dall'azione «prudente e responsabile» del suo ex vice segretario: il ministro Giorgetti.
L'estensione della flat tax ai redditi fino a centomila euro non è mai stata veramente sul tavolo; Quota 41 per le pensioni e l'abolizione della Fornero sono temi abbandonati da mesi. A far arrabbiare i leghisti anche la tassazione sulle plusvalenze da criptovalute che passa dal 26 al 42%. Una misura criticata dal sottosegretario leghista al Mef Federico Freni che auspica una modifica nel corso dell'iter parlamentare.
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
Forza Italia è stato il partito della maggioranza più attivo, con il vicepremier Antonio Tajani che spesso si è contrapposto a Giorgetti. In primis sulle banche, ma anche sulle pensioni. Non è stata aumentata l'Ires, vista dagli azzurri come fumo negli occhi. Non si può dire che Forza Italia abbia vinto né perso sulle banche, probabilmente ha pareggiato. Invece ha decisamente perso sulle pensioni minime. L'aumento mensile è di 3 euro: da 614 a 617 euro.
Una miseria, considerato che ci si attendeva un incremento di almeno 10 euro. Tajani proverà a far passare un emendamento con l'obiettivo di arrivare a 630 euro al mese. Un altro capitolo che non piace a Forza Italia riguarda il taglio degli stipendi dei vertici di enti e fondazioni che ricevono contributi pubblici.
LA SALA DEGLI SPECCHI DI PALAZZO CHIGI - VIGNETTA BY GIANNELLI
Infine, il partito della premier: Fratelli d'Italia. A parlare di economia è Marco Osnato, presidente della commissione Finanze di Montecitorio, che aveva puntato tutto sul taglio delle tasse ai redditi medi. Aveva proposto una riduzione dello scaglione al 35%, portandolo al 33% per i redditi tra i 28 e i 50-60 mila euro. Costo: dai 2,5 ai 4 miliardi. Il finanziamento dovrebbe arrivare dal concordato fiscale, il progetto principale dell'esponente di FdI Maurizio Leo, che è vice ministro delle Finanze.
Se ne riparlerà alla Camera, infatti, le partite Iva hanno tempo fino al 31 ottobre per aderire alla proposta dell'Agenzia delle entrate per mettersi in regola a prezzo di saldo.