virginia raggi

VIRGINIA, ORFANA DI CASALEGGIO - IMPOSTA DA GIANROBERTO, OGGI ALLA RAGGI MANCA LA VOCE DEL VENTRILOQUO - UN PRODOTTO DI MARKETING POLITICO LONTANA DALLA GENTE, PER QUESTO GIA' CONSUMATO - E, COME DICEVA FLAIANO, TRA BREVE I ROMANI LE URLERANNO "SCANSETE" E TORNA A FARE LA "BAMBOLINA IMBAMBOLATA"

 

Mattia Feltri per “la Stampa

 

virginia raggi alla festa del fatto quotidiano (1)virginia raggi alla festa del fatto quotidiano (1)

Il problema della portavoce perfetta è che non c'è più la voce. Virginia Raggi era stata scelta da Gianroberto Casaleggio per ragioni non strettamente politiche: bella presenza, capacità di parlare, buona inflessione (a differenza del rivale interno, Marcello De Vito, di sfacciato timbro romanesco), e poi è donna, particolare che fa tanto modernità. E dunque Virginia doveva essere l'insuperabile prodotto del laboratorio a cinque stelle.

 

Un prodotto scelto senza dar peso alle competenze, proposto al mondo con abbondante anticipo per il buon esito delle primarie online, il semplice e altissimo collettore della volontà popolare, magari reinterpretata dallo stesso Casaleggio o dai ragazzi del direttorio, ma a portata di mano, una di noi.

 

Qui era stato scritto che lei aveva vinto alla grande come avrebbe vinto alla grande chiunque altro, purché portasse il marchio di purezza di Beppe Grillo, e che Roma è città fra le più complicate d'Italia: in particolare, era curioso che una così vasta comunità, cinica, disincantata, anarchica a suo modo, convinta che le regole siano aggirabili, o interpretabili, o meglio trascurabili, portasse in Campidoglio una forza politica al grido onestà-onestà.

 

RAGGI RAINERIRAGGI RAINERI

Ma fosse soltanto questo il punto di discrepanza fra popolo e sindaco. In Raggi sorprende la totale mancanza di empatia coi cittadini della cui volontà dovrebbe essere sommo custode, e con cui dovrebbe vivere in comunione: ieri alle cinque di mattina ha comunicato via Facebook le dimissioni del capo di gabinetto, e poi più nulla.

 

Non una parola nemmeno sulle dimissioni successive, rassegnate a catena, non una riga sul sito istituzionale del Comune e nemmeno su quello di propaganda di Grillo, che in apertura ha conservato per tutto il giorno le invettive contro la campagna per la fertilità del ministro Beatrice Lorenzin. È il paradigma di come Internet, lo strumento della democrazia diretta, diventa con una magica giravolta lo strumento della lontananza.

GRILLO CASALEGGIOGRILLO CASALEGGIO

 

Non c'è più la voce, Casaleggio, e l' impressione è che non sia nelle corde della portavoce perfetta il più ovvio presupposto di un sindaco romano: fare l' occhiolino al popolo, starci in mezzo, l' arringa e la pacca sulla spalla, se necessario con un tocco d' astuzia, e si sarebbe giurato che fosse la forza principale dei cinque stelle; persino Gianni Alemanno e Ignazio Marino, il primo a spalar la neve, il secondo per Roma in bicicletta, hanno galleggiato perché non si ritirarono nella casa di cristallo (altro che di vetro).

 

Non è un difetto del movimento: Chiara Appendino a Torino, ma anche Federico Pizzarotti a Parma e Filippo Nogarin a Livorno, hanno una sintonia con la città che va oltre le loro prove da amministratori.

chiara appendino  amatriciana a torinochiara appendino amatriciana a torino

 

Virginia Raggi è fedele a un parossismo orizzontale senza picchi e profondità. Esordisce in consiglio comunale leggendo cantilenante un testo prefabbricato, affronta l' emergenza dei rifiuti coinvolgendo Manlio Cerroni (l' uomo di Malagrotta, la più grande discarica d' Europa), indicato per settimane e mesi come l' anticristo dell' ecologia. E poi distribuisce stipendi inaspettatamente succosi, chiama consulenti dal Nord Italia, infine si ritrova pressoché senza giunta a quasi novanta giorni dalle elezioni e a settanta dall' insediamento.

pizzarotti grillopizzarotti grillo

 

FILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNOFILIPPO NOGARIN SINDACO DI LIVORNO

E parrebbe tutto normale, niente che richieda uno scatto, un' eccezione alla lontananza anche malmostosa da Politburo, un affaccio al balcone, una diretta streaming, qualcosa. Al di là di questi esordi molto più difficoltosi del previsto, stupisce che nessuno si ponga il problema di una città che conserva memoria della propria grandezza, abituata a divorare chiunque, bestie ben più grosse, figuriamoci una giovane donna povera di aggettivazione, di pathos, di romanità pura, una barchetta che va dove la porta l' onda, e infatti si presentò come un sindaco disposto a mollare tutto, se soltanto glielo avesse chiesto Beppe Grillo.

 

Beh, se le cose non cambiano alla svelta, probabilmente Roma - coi suoi milioni di abitanti e le sue migliaia di anni, col suo spirito capoccia, la sua esuberante e comprensibile prosopopea - finirà presto col pronunciare l' eterno flaianesco «scànsate».

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO