ALLE ELEZIONI IN SASSONIA E TURINGIA HA VINTO PUTIN - SIA I NAZISTELLI DI AFD CHE LA SINISTRATA SAHRA WAGENKNECHT HANNO POSIZIONI VICINE AL CREMLINO SULLA GUERRA IN UCRAINA – I LEGAMI DI AFD CON "MAD VLAD" SONO NOTI E DI LUNGA DATA – LA GERMANIA DELL'EST NON SI È MAI EMANCIPATA DAL GIOGO DI MOSCA E RIMANE UN TERRENO FERTILE PER LA DISINFORMAZIONE E LA PROPAGANDA RUSSA - PER SCHOLZ SONO CRAUTI AMARI: SE PRENDE UNA SCUFFIA ANCHE NEL BRANDEBURGO, SARÀ DIFFICILE RIMANERE CANCELLIERE...
1. IL GHIGNO DI PUTIN
Estratto dell'articolo di Francesca Sforza per “La Stampa”
L'ultima volta che si era andati a votare, nel 2019, […] l'AfD era risultata in Sassonia il primo partito, seguita dalla Cdu, e in Turingia il secondo, dopo la Cdu. Socialdemocratici e verdi non erano riusciti a superare la soglia dell'8 per cento. […]
Anche in quell'occasione Olaf Scholz, che aveva la guida dell'Spd, fu costretto a cospargersi il capo di cenere, promettendo che avrebbe cambiato strategia per rafforzare la presenza del partito nei territori dell'Est, ma a distanza di anni nulla è cambiato. Con la differenza che nel frattempo è diventato cancelliere, l'Europa si è spostata a destra e la Russia ha invaso l'Ucraina.
[…] I riflessi si faranno sentire anche nell'Unione Europea, dove solo una campagna elettorale più lunga e dibattuta del solito è riuscita a minimizzare la presenza del vero elefante nella stanza, ovvero una Germania fragile, disorientata, disconnessa sia dalla Francia sia dai dossier, portati avanti sul solco di posizioni tradizionali, con stanchezza, senza inventiva, senza rigore.
Negli ultimi mesi prima del voto europeo non si sono registrate iniziative tedesche, ma solo tentennamenti: sulla decisione dell'invio di armi a Kyiv, sulle politiche di transizione ecologica e di digitalizzazione, persino sulla questione del debito; chi ricorda una posizione di rilievo assunta dal ministro tedesco dell'economia […]?
Dopo il voto la situazione è persino peggiorata: il crollo di consensi della maggioranza di governo […] non ha portato né a nuove elezioni, né a una sfiducia costruttiva (prevista sulla base del sistema tedesco) né a un rimpasto di governo. Se alla Turingia e alla Sassonia, il prossimo 22 settembre, si unirà il Brandeburgo (un Land tradizionalmente socialdemocratico) sarà difficile per Scholz continuare l'accanimento terapeutico per sopravvivere in Cancelleria.
Nel frattempo, a essere colpito è il cuore stesso dell'integrazione europea: con una Francia ancora in cerca di governo e una Germania con la maggioranza a pezzi, come faranno a strutturarsi quegli accordi che storicamente hanno portato i maggiori progressi nelle politiche europee? Che Ursula von del Leyen possa, nel suo ruolo di presidente della Commissione Ue, costituire qualcosa di più di un bastione di resistenza contro le spinte della destra e la fragilità del suo stesso governo, è difficile da immaginare.
A segnare un punto è stato invece Vladimir Putin, che vede rafforzarsi la sua quinta colonna nell'ex Germania Est. Sia l'estrema destra sia l'estrema sinistra tedesche infatti hanno in comune il convincimento che la Nato abbia una responsabilità nella guerra in Ucraina, che l'invio di armi a Kyiv costituisca una minaccia alla sicurezza globale e che una soluzione pacifica sarebbe stata possibile se solo l'Occidente avesse fatto sul serio con la diplomazia. Tutte argomentazioni alimentate dalla propaganda putiniana […]
I legami dell'AfD con Mosca sono non solo documentati, ma di lunga data: prima delle elezioni europee di giugno, le autorità tedesche avevano denunciato una massiccia operazione di influenza russa che coinvolgeva uno dei candidati principali dell'AfD, ma il partito è comunque arrivato secondo. Björn Höcke, il leader dell'AfD in Turingia che molti considerano il padre spirituale del partito, ha dichiarato che se mai dovesse diventare cancelliere tedesco, il suo primo viaggio sarebbe a Mosca. Ma la stampa satirica gli ha consigliato di risparmiare i soldi del volo: in quel caso sarebbe Putin a venire a trovarlo per primo.
2. HÖCKE, L’ESTREMISTA CHE USA PAROLE NAZISTE «PRONTI A GOVERNARE»
Estratto dell'articolo di Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”
ALICE WEIDEL TINO CHRUPALLA - AFD
Il momento era così atteso […] che i capi dell’AfD hanno fatto a gara a parlare per primi, appena scoccate le 18. E quel che dicono Björn Höcke («Siamo pronti ad assumere responsabilità di governo»), Alice Weidel («Non possiamo essere ignorati») e Tino Chrupalla («La realtà è molto più avanzata dei funzionari, succederà anche a livello nazionale»), i tre volti più importanti di Alternative für Deutschland, ha un significato chiaro per chi lo vuol sentire: miriamo alla Germania, al voto nazionale, è quella l’egemonia che ci interessa.
No, non si è mai trattato della Turingia. È, ed era, solo una tappa obbligata. Neppure per quel Björn Höcke, l’estremista radicale che vuole la «remigrazione», che ha usato per primo parole naziste bandite per legge in Germania, e che per questo è stato processato. […]
L’Est […] in questa cavalcata dell’AfD non sono casuali. Dice Steffen Mau, un sociologo molto citato, al Corriere : «È dai primi anni Novanta che l’estrema destra, gente come Alexander Gaulander, sono venuti a creare qui le loro reti, i loro network. C’era il deserto, niente sindacati, non c’era la Chiesa che avrebbero contrastato e sbarrato la strada a quelle idee». […] E poi c’erano le reminescenze storiche. Fu proprio in Turingia che il partito Nazionalsocialista di Adolf Hitler ottenne il suo primo ministro, nel 1930.
Ed è nelle «terre d’Oltrelba» […] che Hitler ottenne i voti necessari per diventare cancelliere. Non certo, come si pensa sbagliando, nella cattolica Baviera. Avranno pesato queste considerazioni sui primi ideologi AfD?
In ogni caso, il progetto d’una destra tedesca precede la fondazione di Alternative für Deutschland, che è del 2013. Fu allora, quando in Italia era al governo Mario Monti, che un gruppo di professori anti-euro guidati da Bernd Lucke, e appunto Gaulander, formarono l’AfD. Erano anti-euro o nazionalisti? Entrambe le cose. […] E se nel 2013 il partito per un soffio mancò l’ingresso al Bundestag, nel 2017 era già al 12%. Quest’inverno a livello nazionale nei sondaggi ha toccato il 24%, per scendere dopo le proteste «per la democrazia» al 16% registrato nelle Europee. Senza l’Est l’AfD non esiste.
Bisogna andare nella Sassonia dei mille paesini spopolati — l’ex Ddr ha perso 2 milioni di abitanti, soprattutto giovani, i più qualificati e donne — per trovare i comuni dove l’Alternative è al 50 per cento. […] Il progetto del partito, sostengono molti politologi, è evidente. Radicarsi sul terreno nell’Est, renderlo un fatto compiuto, perché le altre forze politiche siano costrette a collaborare.
Sta succedendo. Secondo la Fondazione Rosa Luxemburg tra il 2019 e il 2023, a livello locale 120 proposte sono state votate dall’AfD e dalla Cdu (o altri partiti) insieme. L’obiettivo: distruggere il Brandmauer (muro tagliafuoco), come in tedesco chiamano il cordone sanitario alla francese. Visto così, dal basso, il progetto dell’AfD è simile al trumpismo che si diffonde tra i forgotten men. […]