mario draghi all ecofin di gand, in belgio 1

IL NUOVO “WHATEVER IT TAKES” DI DRAGHI: “SERVONO 500 MILIARDI ALL’ANNO” PER SALVARE L’EUROPA DAL DECLINO – “MARIOPIO” ALL’ECOFIN DI GAND HA TRACCIATO IL PIANO PER RECUPERARE IL TERRENO PERDUTO NEI CONFRONTI DEGLI USA E DEGLI ALTRI ATTORI GLOBALI. MA HA EVITATO ACCURATAMENTE DI PARLARE DELL’ELEFANTE NELLA STANZA, GLI EUROBOND – I MARGINI DI BILANCIO, IL DENARO PUBBLICO CHE “NON È MAI ABBASTANZA” E I SOLDI PER LA DIFESA…

Estratto dell’artcolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

mario draghi all ecofin di gand, in belgio

Il "dottor" Mario Draghi – così lo ha definito il ministro delle Finanze belga Vincent Van Peteghem – ha presentato la sua diagnosi: le grandi transizioni in campo economico e i mutamenti geopolitici stanno aumentando il divario tra l'Europa e i principali attori globali, soprattutto gli Stati Uniti.

 

Per cercare di rimettersi al passo servono «enormi investimenti»: almeno 500 miliardi di euro l'anno da finanziare con un mix di risorse pubbliche e private. E bisogna fare in fretta, anche per non mettere a rischio «la coesione sociale». Sulla diagnosi, nessuno […] ha avuto da ridire. […] Ma quando la discussione si è concentrata sulla possibile cura, subito sono emersi i diversi punti di vista dei vari governi […].

 

mario draghi con vincent van peteghem ecofin gand, belgio

[…] Draghi si è limitato a elencare il set di opzioni disponibili. Ma senza troppo spingere sull'esigenza di emettere Eurobond. Si tratta di un concetto che non ha ancora raggiunto il sufficiente grado di maturità per essere digerito da tutti, soprattutto alla luce del fatto che i Paesi devono ancora spendere tutti i soldi del Next Generation EU. E quindi, per non correre il rischio di inciampare, l'ex premier ha preferito evitare fughe in avanti e usare qualche cautela.

 

Ha detto chiaramente che per mettersi al passo serve «denaro pubblico a livello europeo», perché questo garantirebbe «un approccio unitario», ma ha offerto diverse opzioni: «Un apposito fondo, oppure un prestito, oppure una partnership pubblico-privato nella quale far giocare un ruolo alla Banca centrale europea». Più che dare risposte, ha posto domande.

la ricetta di mario draghi per l europa vignetta by rolli per il giornalone la stampa

 

[…] Draghi si è poi soffermato sulla necessità di trovare i margini di bilancio necessari a livello nazionale per il sostegno pubblico agli investimenti. L'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato da solo non basta perché crea squilibri, dunque l'ex numero uno della Bce ha posto un quesito ai ministri che hanno appena approvato la riforma del Patto di Stabilità: «Quanto spazio ci sarà nelle nuove regole di bilancio per finanziare queste necessità?».

 

Il terzo pilastro del suo piano riguarda gli investimenti privati perché «il denaro pubblico non sarà mai abbastanza». Ai cinquecento miliardi per la transizione ecologica e digitale, bisogna infatti aggiungere le spese per la Difesa (75 miliardi l'anno secondo Christine Lagarde). E qui Draghi è tornato sulla discussione che venerdì aveva animato la riunione dell'Eurogruppo su spinta del francese Bruno Le Maire: la necessità di lavorare all'unione dei mercati dei capitali per abbattere le barriere che impediscono di mobilitare i risparmi per usarli in investimenti produttivi.

 

MARIO DRAGHI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Accanto a questo, Draghi ha raccolto una certa convergenza anche sulla necessità di usare altri strumenti per favorire la competitività, come il taglio dei prezzi dell'energia e la riduzione degli oneri normativi per le imprese. È emerso un «senso d'urgenza» perché, come ha ricordato Draghi, dal 2010 il divario con gli Stati Uniti è in aumento.

 

Gli Usa «ci hanno messo due anni per tornare ai livelli precedenti, mentre noi nove e da allora non siamo più saliti». Ha stimato un gap degli investimenti «pari all'1,5% del Pil». E gli sviluppi di questi ultimi anni, secondo l'ex premier, hanno indebolito quelli che finora venivano considerati tre solidi pilastri sui quali l'Europa faceva affidamento: l'energia russa, l'export cinese e la Difesa americana.

LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI

 

Draghi ieri era alla Ghelamco Arena [..] per testare gli umori e raccogliere gli input che gli serviranno per redigere il suo rapporto sulla competitività che sarà presentato a fine giugno, vale a dire dopo le Europee, e che fornirà un contributo al programma della prossima Commissione. Martedì sarà invece a Strasburgo per confrontarsi sullo stesso tema con la conferenza dei presidenti di tutte le commissioni dell'Europarlamento.

mario draghi

mario draghi all ecofin di gand, in belgio meloni contro i tecnici vignetta by rolli per il giornalone la stampaFASCIO TUTTO IO - VIGNETTA BY MACONDO meloni draghi

mario draghi all ecofin di gand, in belgio 1

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…