E ORA GIORGIA MELONI SI PAPPERA' ANCHE IL VENETO! DOPO AVER CENTRATO, NELLA REGIONE DI ZAIA, IL RISULTATO MIGLIORE D’ITALIA (37,6%, IN CRESCITA DI 8 PUNTI RISPETTO ALLE POLITICHE) FRATELLI D'ITALIA PUNTA ALLA PRESIDENZA DEL VENETO NEL 2025 QUANDO LUCA ZAIA NON SI POTRÀ PIÙ RICANDIDARE (A MENO DI CLAMOROSE NOVITA’ SUL TERZO MANDATO) – L’ATTUALE GOVERNATORE PRENDE TEMPO (“MANCA UN ANNO E MEZZO, UN’ERA GEOLOGICA”) E SMENTISCE INCARICHI DI GOVERNO (“NON ESISTE”)…
Marco Bonet per il “Corriere della Sera” - Estratti
Dopo aver centrato in Veneto il risultato migliore d’Italia (37,6%, in crescita di 8 punti rispetto alle Politiche), i Fratelli di Giorgia Meloni ipotecano la candidatura alla presidenza della Regione nel 2025, quando Luca Zaia non si potrà più ricandidare per raggiunto limite delle legislature (sempreché non si torni a discutere in Parlamento del terzo mandato, che per lui peraltro sarebbe il quarto).
A guidare l’avanzata degli alfieri della premier (...) è l’assessora regionale al Lavoro Elena Donazzan, che con 60 mila preferenze è seconda a Nordest soltanto alla leader: «Il Veneto non lo posso lasciare, ce l’ho nel cuore — dice lei —. Fare il presidente della Regione è sempre stato il mio sogno e col risultato raggiunto in Veneto certamente il mio partito potrebbe proporre una candidatura. Io, non lo nascondo, do sempre la mia disponibilità, al servizio dei veneti e del partito».
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Parole inequivocabili come quelle del segretario regionale Luca De Carlo («Volevate che i veneti si esprimessero e si sono espressi»), del capogruppo alla Camera Tommaso Foti («Non c’è un diritto naturale della Lega a governare il Veneto») e del senatore Raffaele Speranzon, che rilancia su Venezia: «Ora sono a Roma ma mi piacerebbe tornare come sindaco della mia città».
Dove anche Luigi Brugnaro sarà costretto a lasciare per via del limite ai mandati, sempre nel 2025. Fratelli pigliatutto, dunque, mentre la Lega assiste annichilita, in ulteriore arretramento rispetto al risultato già modesto delle Politiche (prese il 14,6%, ora è al 13%), tenuta in piedi solo dai 70 mila voti del generale Roberto Vannacci, a lungo contestato dalla base perché ritenuto molto distante dalla storia della Liga che fu, nel suo tripudio di tricolori e nazionalismo.
Zaia prende tempo («A Donazzan ho fatto le mie congratulazioni, quanto a cosa accadrà fra un anno e mezzo, manca un’era geologica...») e smentisce incarichi di governo («Non esiste»). Secco sul punto pure Matteo Salvini: «Zaia ministro? Non è all’ordine giorno ma chiedete alla presidente del Consiglio».
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