ZITTO ZITTO, GIORGETTI STA TAGLIANDO SU SANITÀ E PENSIONI PER FARE CONTENTA L’UE – MENTRE GLI ALLEATI LITIGANO, IL MINISTRO DELL’ECONOMIA DA TEMPO HA PRESO LE FORBICI E HA SFOLTITO QUA E LÀ LA SPESA PUBBLICA, IN VISTA DEL PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO DA PRESENTARE A BRUXELLES ENTRO IL 20 SETTEMBRE – BASTA GUARDARE LE TABELLE DI BILANCIO (CHE FORSE SALVINI NON HA LETTO) – PRIMA DI ESSERE SILURATO, L'EX RAGIONIERE GENERALE, BIAGIO MAZZOTTA, AVEVA AVVERTITO CHE...
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
GIANCARLO GIORGETTI ALLA PARTITA DEL CUORE
La rivoluzione silenziosa è cominciata due anni fa. Mentre gli alleati litigavano su pensioni e famiglie, tra quote e bonus bebè, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti metteva un freno alla spesa. In chiaro su alcune poste, come le pensioni fortemente tagliate nella rivalutazione all’inflazione e poi anche per alcune categorie di dipendenti pubblici e il Superbonus lentamente bloccato. Senza strepiti, su altre: nella riservatezza delle tabelle di bilancio.
[…] Un’azione da Mister forbici che torna buona ora che la “spesa primaria netta” è l’indicatore principale del nuovo Psb, il Piano strutturale di bilancio da presentare a Bruxelles entro il 20 settembre.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti 8
Non è un caso se il Def, il Documento di economia e finanza, di aprile con il solo “quadro tendenziale” dell’economia italiana sia molto virtuoso. Quel quadro descrive cosa succede a deficit, debito e spesa se il governo non fa nulla, non rinnova sgravi e politiche. In una parola: se sta fermo. […]
Esattamente quello che chiede l’Europa con il nuovo Patto di Stabilità. Sappiamo però che il governo Meloni non vuole restare fermo. Ma confermare quantomeno il taglio al cuneo e all’Irpef e il bonus alle madri lavoratrici. Per replicare la manovra dell’anno scorso ci vogliono 20 miliardi.
Alcuni già sono recuperati o recuperabili da avanzi, come dall’Assegno di inclusione, l’erede del Reddito di cittadinanza, o dal pacchetto previdenziale. Altre misure saranno depennate. A rischio la social card e anche i venti euro in meno del canone Rai.
GIANCARLO GIORGETTI BIAGIO MAZZOTTA
Dice l’Europa che la spesa può pure crescere, purché meno del Pil nominale. Se si vuole spendere di più, l’extra va coperto con una tassa o tagliando un’altra uscita. La regola è semplice e sarà descritta da una “traiettoria della spesa”, inserita nel Psb. Il documento è atteso alle Camere, prima dell’invio alla Commissione. Entro dieci giorni sapremo.
La spesa a cui guarda l’Europa è la “spesa primaria netta”, ovvero la spesa della Pa al netto degli interessi pagati sul debito, dei fondi strutturali europei e della rispettiva quota di cofinanziamento nazionale, dei sussidi di disoccupazione e delle misure una tantum (da dettagliare).
L’ex ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, in audizione parlamentare a maggio, diceva che questa spesa vale 1.072 miliardi (dato 2023). La quota più alta è degli enti previdenziali, il 43% del totale. Quella dello Stato vale meno del 29% (senza bonus edilizi si scende al 23%). Gli enti locali hanno il 25%, di cui il 13% imputabile agli enti sanitari e il 12% a Regioni, Comuni e Regioni. Il 10% si distribuisce tra altri enti centrali e locali.
Ma cosa finanzia questa spesa? Nel 2022, prosegue Mazzotta, il 42,3% era assorbito dalle spese per protezione sociale, il 13,7% dalla sanità, il 7,8% dall’istruzione, il 2,5% dalla difesa. In cosa si spende? Pensioni per quasi il 30%, poi redditi (17,4), investimenti (17), consumi intermedi (16,3), altre prestazioni sociali (9,8), altre voci (9,7). […]
Motivo per cui l’ex ragioniere avvertiva del rischio di puntare sulla riduzione degli investimenti per evitare di tagliare capitoli “caldi” come sanità, scuola, stipendi pubblici già falcidiati in questi anni. Quasi un controsenso, «in controtendenza» con l’altra regola dell’aggiustamento dei conti che, se si vuole allungare da 4 a 7 anni, deve essere accompagnato sia da riforme che da investimenti.
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giancarlo giorgetti in conferenza stampa 1
GIANCARLO GIORGETTI ALLA PARTITA DEL CUORE
L’Ufficio parlamentare di bilancio fa invece un altro esercizio, a “politiche invariate”, supponendo cioè che il governo confermi le misure. A quel punto la spesa il prossimo anno salirebbe attorno al 3,3%, ma in base alle nuove regole Ue dovrebbe crescere solo dell’1,8% a fronte di un Pil che avanza del 3,2% nominale (senza inflazione). La differenza è tutta qui. […]