LA CANNES DEI GIUSTI – CHE PEZZA! GIÀ RIBATTEZZATO MEGAFLOPOLIS, IL NUOVO FILM DI FRANCIS COPPOLA, "MEGALOPOLIS", È STATO ACCOLTO DA UNA GRANDE OVAZIONE INIZIALE MA DA POCHI APPLAUSETTI DI CIRCOSTANZA ALLA FINE DELLA PROIEZIONE CHE HA LASCIATO IL PUBBLICO TRAMORTITO - I PRIMI COMMENTI: "TEATRO DA COMUNITÀ DI AVVINAZZATI", "UN DISASTRO SENZA PRECEDENTI", "UN FILM GONFIO, NOIOSO E INCREDIBILMENTE SUPERFICIALE, PIENO DI VERITÀ DA LICEALE…”, "IL PIÙ SCADENTE TRA I FILM SPAZZATURA"  – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

giancarlo esposito, aubrey plaza, francis ford coppola, romy croquet mars e adam driver a cannes red carpet megalopolis giancarlo esposito, aubrey plaza, francis ford coppola, romy croquet mars e adam driver a cannes red carpet megalopolis

Che pezza! Già ribattezzato Megaflopolis il nuovo film di Francis Coppola, "Megalopolis", kolossal da 120 milioni dice pagati di tasca propria e ancora senza un distributore in America, è stato accolto da una grande ovazione iniziale per il ritorno del maestro a Cannes ma da pochi applausetti di circostanza alla fine della proiezione della Lumiere che ha lasciato il pubblico tramortito.

 

Leggo i primi commenti appena usciti dalla sala. "Un soliloquio shakespeariano a un bar da karaoke", "teatro da comunità di avvinazzati", "un disastro senza precedenti", "pieno di genio ma stilisticamente pompier". C'è anche chi difende la seconda parte, ma trova la prima ora terrificante.

 

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Peter Bradshaw sul Guardian scrive: "Un passion project senza passione: un film gonfio, noioso e incredibilmente superficiale, pieno di verità da liceale sul futuro dell'umanità”. Ma Bilge Emiri del New York Magazine scrive: “Megalopolis potrebbe essere la cosa più folle che abbia mai visto. E mentirei se dicessi che non mi è piaciuto ogni singolo secondo di merda che ho visto”.

 

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Peter Debruge di Variety lo difende: “Megalopolis è tutt’altro che banale, e anche se molte delle idee non si realizzano come previsto, questo è il tipo di dichiarazione di fine carriera che i devoti volevano da un anticonformista che non ha mai perso la fiducia nel cinema.” Richard Lawson su Vanity Fair lo massacra: “Questo è il più scadente tra i film spazzatura, un pasticcio messo insieme delle molte e disparate ispirazioni del cinema di Coppola. Ciò che davvero danneggia il film, però, è che è vecchio”.

 

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Per Indiewire: “Il sogno febbrile, selvaggio e delirante di Francis Ford Coppola ispira una nuova speranza per il futuro del cinema”. Richard Gere, il protagonista, ha detto "solo un pazzo avrebbe potuto girare questo film". Certo non è chiaro perché proporre in una versione futuristica di New York la rilettura della Congiura di Catilina.

 

Ho visto alla stessa ora il documentario del celebrato documentarista ucraino Sergej Loznitsa sulla guerra in Ucraina, "The Invasion", passato fuori concorso come evento speciale. Non è un film di propaganda anche se un po' lo temevamo. Documenta da un punto di vista sempre distante, diciamo oggettivo, la vita in un paese in guerra. Partiamo da un funerale militare per arrivare alle file per l'acqua, al matrimonio di un soldato e una ragazza.

The Invasion The Invasion

 

C'è una bellissima sequenza che vede la fine dei capolavori della letteratura russa portati via da una libreria dove le commesse lavorano tra i continui allarmi aerei. Una ragazza militare si veste da Babbo Natale e consegna regali ai bambini, poi parla dei prigionieri che tornano sotto shock e del possibile scambio di prigionieri natalizio.

 

Quello che colpisce nel film di Loznitsa è la quasi assoluta normalità della gente rispetto alla guerra. Come se fossero ormai abituati ai morti e alle bombe.

 

 

Vero evento della Quinzaine des realisateurs era ieri il film cileno "The hyperboreans", scritto diretto  e costruito dal geniale duo firmato da in Cristobal León and Joaquin Cociña, registi di "The Wolf House" e di certe parti  semianimate, in realtà scenografie, di "Beau ha paura" di Ari Aster.

 

The hyperboreans The hyperboreans

Con la complicità di un'attrice i due mettono in piedi un alto meccanismo narrativo per raccontare la storia di Miguel Serrano leader nazista cileno molto influente in tutto il sudamerica.

 

A parte la protagonista, Antonia Giesen, che si professa attrice e psicologa, anche i registi sono costruiti come dei pupazzetti di carta. Chi ha visto “Beau ha paura” sa di cosa parlo. Film di totale sperimentazione visiva e letteraria, non è facilissimo per chi conosce poco di Serrano e della scena politica cilena, ma ha grandi fan e già un film di culto internazionale a leggere le critiche.

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