Andrea Scarpa per “il Messaggero”
Mercato in crisi, stop ai concerti, futuro traballante? A quasi 53 anni li compie il 14 novembre Max Pezzali se ne frega e rilancia pubblicando un disco di inediti, Qualcosa di nuovo, in uscita il 30 ottobre (il precedente, Astronave Max, è del 2015).
Dodici canzoni due in circolazione da mesi, In questa città, sulla sua Roma, e Welcome to Miami (South Beach), ovviamente sulla città della Florida in cui parla di amore, paternità, amicizia, tempo che passa e generazioni a confronto. E anche di rinascita, visti i tempi («Oggi ogni cosa ha senso solo se pensiamo a un nuovo inizio»)
Quello che dà il titolo all' intero lavoro è un brano scritto con Jacopo Ettore e Michele Canova, il video girato in una sala bowling della Capitale l' ha ideato e interpretato Fabio Volo (Pezzali compare solo nel finale con il figlio dodicenne). Fra gli ospiti ci sono J-Ax in 7080902000, Tormento in Sembro matto, Gionny Scandal in Siamo quel che siamo.
Di veramente nuovo in questo disco cosa c' è?
«Non lo so. È un tentativo sincero di trovare la quadra nell' evoluzione della mia vita: sono troppo vecchio per sentirmi giovane o sono troppo giovane per essere vecchio?».
La risposta?
«Io, a parte la presbiopia infame, mi sento bene. I giovani, però, sono un' altra cosa, è ovvio. Loro sono nativi digitali, io adottivo. Oggi tutto cambia ogni due ore e io sono un boomer (un ultracinquantenne, ndr) che accetta la sua età ma ci tiene a stare sul pezzo».
Non teme di essere ridicolo?
«Sì. E non voglio mettere in imbarazzo mio figlio Hilo (nome di un' isola hawaiana, ndr), né fargli compassione. Ma se penso a certa gente che vedo in giro, mi tranquillizzo subito».
Cosa rappresenta, adesso, la sua generazione?
«Poco. Non abbiamo avuto il 68, né il 77, e la rivoluzione di Internet non l' abbiamo fatta noi. Siamo quelli del Riflusso, degli sfiorati senza una grande storia da raccontare. Abbiamo investito tutto sull' amicizia, questo sì. E molti in questo si sono identificati, per fortuna».
Quegli amici di cui ha tanto cantato ci sono ancora?
«Alcuni sì, altri no. Cisco (di cui si parla in tante canzoni degli 883, ndr) l' anno scorso è stato il mio testimone di nozze (ha sposato l' avvocato Debora Pelamatti dopo la fine del matrimonio con Martina Marinucci, ndr)».
Da tempo il suo lavoro è stato ampiamente rivalutato, forse anche troppo: non è stufo di passare per una specie di guru della canzone degli Anni Novanta?
«No. Gli 883 sono sempre stati considerati merdacce di Serie C, frutto di una generazione vuota. Come Max Pezzali sono stato considerato un coglione fino al 2011-2012. Solo da allora, con le nuove generazioni, la percezione è cambiata e ho scoperto di avere qualche merito per tanta gente. Quindi, onestamente, me la voglio ancora godere questa rivalutazione».
Guardarsi sempre indietro, come fa lei in 7080902000, non è diventata un' ossessione ormai noiosa?
«Sì. Da troppo tempo ormai si cercano solo conferme nel passato. Piace vincere facile. Io volevo solo raccontare i miei anni, diversissimi da questi».
I giovani la seguono?
NORD SUD OVEST EST MAX PEZZALI PAOLA IEZZI E JACK LA FURIA
«No. Quelli di 12-13 anni, il mercato ormai è fatto per loro, ascoltano i rapper. Io posso giocarmela solo quando, crescendo, conoscono l' amore e cercano canzoni in grado di accompagnare momenti speciali della vita».
Che numeri fa su Spotify?
«Non lo so. Poca roba».
In questo disco il brano in cui si è messo più a nudo qual è?
«Qualcosa di nuovo. Mi sono scoperto dicendo che dal punto di vista più intimo rifarei tutto quello che ho fatto. E poi Se non fosse per te, in cui esprimo la mia gratitudine alla partner, cosa per me non facile perché ho sempre paura di perdere il controllo. Nella vita come nelle canzoni».
Perché?
«Roba da psicanalisi. Voglio gestire io le mie insicurezze».
Qual è la canzone preferita di Hilo?
«Di questo disco 7080902000, in assoluto Gli anni. Detto questo, l' altro giorno mi ha mandato lo screenshot del mio profilo Instagram con il like di Young Signorino e la scritta: Papà, hai vinto tutto. Insomma, mi prende per il culo».
ANDY LUOTTO MAX PEZZALI FAUSTO BRIZZI jpeg
Altri riconoscimenti simili?
«Le foto con Tedua e la Dark Polo Gang mi hanno fatto guadagnare qualche punto. Poi, però, mi ha detto: Papà, se tu vivessi a Roma ti darebbero der poeta.
Non c' è storia: lui è romano, io di Pavia. La battuta la respira ogni giorno».
Cosa le ha dato il lockdown di buono?
«Io e mia moglie siamo stati da soli in campagna, a Torre d' Isola, vicino a Pavia, e siamo stati benissimo. Uno si sposa ma fino a quando non si vivono prove estreme non si può mai dire».
A Milano a luglio avrebbe dovuto fare i suoi primi due concerti in uno stadio, a San Siro. Erano sold out...
«Già. Doveva essere una festa. Che io all' inizio non volevo fare perché temevo il flop. Mi hanno dovuto convincere».
Non avete restituito i soldi - in Europa solo in Italia è successo - ma avete spostato tutto al 9 e 10 luglio 2021. È giusto?
«Non conosco le regole, ma abbiamo solo rimandato di un anno. Se dovessero saltare ancora, i soldi saranno restituiti».
Quindi non darete un buono per lo show, faccio un esempio, di Young Signorino?
«No, quello no. Ha ragione Paul McCartney (l' ex Beatle in primavera polemizzò con i promoter italiani, ndr)».
Cosa ha in mente?
«Tante sorprese. Ho invitato tutti gli amici: Mauro Repetto, Fiorello, Jovanotti, Cecchetto, Nek, Renga...».
La penultima canzone del disco è Il senso del tempo: quante volte ha pensato: Ho fatto il mio tempo?
«Spesso. Dopo Sanremo 2011 (cantava Secondo tempo, ndr) volevo smettere. La mia prestazione fu opaca e senza senso».
Quanto tempo vuole ancora andare avanti?
«Voglio cantare a San Siro e fare il tour successivo. Poi si vedrà.
Niente è per sempre».
«Onesto. Speranzoso. Contemporaneo». È la radiografia che Max Pezzali fa del nuovo album, “Qualcuno di nuovo”. Un altro di quelli la cui uscita, prevista la scorsa primavera, è stata posticipata a venerdì 30 ottobre causa Covid. Il brano che dà titolo al disco - scritto con Jacopo Ettore e Michele Canova e prodotto a LA - è anticipato dal videoclip in cui compare Fabio Volo che canta in playback: «Avevo bisogno delle sue skills e del suo entertainment: mi serviva la faccia di un attore per trasmettere le emozioni che volevo. É un brano nato dopo il lockdown. Un brano che non poteva non essere malinconico. Un brano che non poteva essere altrimenti».
E per la prima volta, anche Hilo, il figlio dodicenne di Pezzali. Un incontro generazionale. Un po’ come nel resto del lavoro. Perché se il Boss Springsteen continua a essere il suo «faro» (lo cita anche in una canzone), non mancano i duetti con la scena più rap e hip pop: Tormento, GionnyScandal e J-Ax.
Suo figlio come è finito nel video?
«Il tema è l’amore, attraverso le varie fasi della vita. E lui è parte di essa. Non è un grande appassionato di musica. È più della generazione del gaming e del TikTok. Per questi ragazzi è la nuova musica».
Un incontro tra “Uomo tigre” e “leone da tastiera”, parafrasando il brano 7080902020 con J-Ax.
«È giusto che ogni generazione viva la sua. Noi abbiamo raccontato le piccole cose. Ora tocca a loro. Ogni generazione vede quella dopo come peggiore di quella vissuta. Per il resto, mi piace mischiarmi con altri mondi. Da fan dei Sottotono, in “Sembro matto” volevo ricreare il flow con Tormento. Di GionnyScandal mi ha appassionato e commosso la storia di un ragazzo cresciuto con la nonna che dal niente e con un fardello da portare sulle spalle fin da piccolo, è riuscito a ritagliarsi un posto».
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E con J-Ax?
«Vengo dal suo stesso mondo. Entrambi da ex gruppi. Lui capisce subito quello che voglio dire».
“In questa città”, c’è Roma. Anche la Roma dei cinghiali per strada.
«Diventati oramai famosi (per chi non veniva dalla mia zona, poteva sembrare io dicessi fesserie). Invece il cinghiale frequenta regolamento il mio giardino condominiale, a Tomba di Nerone sulla Cassia (ride, ndr). É una città difficile. Non è tanto per la sindaca Raggi. Ce ne vorrebbero 5 di sindaci».
Andiamo alla realtà Covid.
«É un problema grosso. Durante il lockdown ci eravamo attivati con Lodo dello Stato Sociale. Poi il flashmob in piazza Duomo a Milano. Poi Fedez, che ha attirato attenzione. Ognuno di noi sta cercando di fare qualcosa. Ma in Italia le categorie di liberi professionisti del settore vengono lasciati indietro. Vaso di coccio tra i vasi di ferro della società, per usare immagine di manzoniana memoria. Non ci sono ammortizzatori sociali o casse integrazione per queste persone. Il grosso dei concerti è stato perso».
Compresi gli stadi: per la prima volta avrebbe dovuto suonare a San Siro. Tutto sold out.
«Dobbiamo essere ottimisti. Importante è uscire da questo momento. E sarà bellissimo. Per noi cantanti è un successo quando aggreghiamo tante persone. Fare i concerti in streaming non è la stessa cosa».
A Sanremo ci pensa?
«Non mi ritengo adatto. È come in atletica: c’è chi lancia il peso e chi fa salto in lungo. Ma auguro il meglio ad Amadeus e a Fiorello perché la musica italiana ha tanto bisogno che questo Sanremo abbia successo».
In un brano augura buona fortuna. A chi la augura adesso?
«A tutti noi. Ne abbiamo bisogno. Se arrivato per sfiga uniamo le forze per trasformata in fortuna».
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