trump capelli fallon

POLITICAL TV – GRASSO: “C'È STATO UN LUNGO PERIODO IN CUI LA CULTURA AMERICANA LIBERAL HA SAPUTO TRASFORMARE LA POLITICA IN SPETTACOLO. E NON ERA UNA DISTRAZIONE DALLA POLITICA, MA L'ESSENZA STESSA DELL'ATTIVITÀ POLITICA - PERÒ A UN CERTO MOMENTO COMPARE TRUMP, LA VARIANTE NON PREVISTA. E LA COMUNICAZIONE POLITICA SUBISCE UN PROCESSO DI…’’

aldo grasso

Aldo Grasso per la Lettura – Corriere della Sera

 

Before Trump. C'è stato un lungo periodo in cui la cultura americana liberal ha saputo trasformare la politica in spettacolo, in intrattenimento. E non era una distrazione dalla politica, ma l'essenza stessa dell'attività politica, un mezzo per comprendere o elaborare le decisioni della vita sociale. Nessuno si sognava di contrapporre la vita vera alla vita mediatica o di accusare la televisione di aver tradito la realtà trasformandola in irrealtà. Nessuno avrebbe mai pronunciato uno slogan del tipo «se la tv tradisce la vita, spegni la tv, non la vita».

 

CRONKITE

Quando ha inizio questa età dell' oro della politica in tv? Quando i grandi network (Abc, Cbs, Nbc) cominciano a perdere la loro funzione di totem dell' informazione mentre tramontano i Walter Cronkite (dava la buonanotte ai suoi «seguaci» con una formula veridittiva: «Così stanno le cose»), i Dan Rather, i Tom Brokaw, i Peter Jennings. Insomma, quando, la notizia aveva una faccia, nei tg e nei programmi di approfondimento. A quel tempo, la certezza che una cosa detta in tv era vera - l' ha detto la tv!

Political Tv. Informazione e satira, da Obama a Trump (minimum fax)

- valeva in tutto il mondo occidentale.

 

Ma all' inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, la tv via cavo diventa sempre più accessibile e i grandi network, di fronte alla possibilità di scegliere fra cinquanta canali, in onda 24 ore su 24, capiscono che il loro ruolo non è più al centro della scena mediatica. In quella che Amanda D. Lotz definisce l'«era post-network», molte cose mutano: tecnologie, sistemi di distribuzione, i linguaggi e le narrazioni. Cambia anche la «political tv».

 

Jon Stewart e Stephen Colbert su Rolling Stone

A questo interessante tema, Chuck Tryon, professore alla Fayetteville State University (North Carolina), dedica un libro ora tradotto anche in Italia: Political Tv. Informazione e satira, da Obama a Trump (minimum fax). «Anziché chiedersi - scrive Tryon - se questi programmi di informazione e di intrattenimento influiscano sul pubblico, il libro si concentra sul modo in cui la televisione politica struttura le modalità con cui pensiamo al sistema politico più in generale. In questo senso, la televisione è un modo di "dare senso" alla politica».

 

JIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMP

Sì, ma quale televisione? Quella che mescola i generi, quella che smantella la divisione fra notizie e intrattenimento: «Di conseguenza, le notizie sono state riconcettualizzate non solo come potenziale fattore di profitto, ma in particolare come forma di infotainment dotata di un brand, dedita non tanto a informare gli spettatori sugli eventi del giorno quanto a tenerli sintonizzati su una comunità raccolta intorno a valori e a timori politici condivisi».

 

JIMMY FALLON SCOMPIGLIA I CAPELLI DI DONALD TRUMP

Tryon cerca di capire la forza che hanno avuto programmi di attualità in chiave comedy come The Daily Show, The Colbert Report, Real Time with Bill Maher, di sketch comedy ricche di contenuti politici, o persino di sitcom ambientate all' interno della cultura politica di Washington come Veep e The Brink.

 

Tramite il satellite o internet anche noi possiamo apprezzare Jon Stewart, Stephen Colbert, Jimmy Fallon o John Oliver e in genere gli show di seconda serata. Il late night è infatti il coronamento della lunga giornata televisiva americana, magari non eccezionale negli ascolti ma fondamentale per il prestigio della rete (è la tv to talk about, e alle volte se ne parla per anni...). Il late night diventa un appuntamento da non perdere, una macchina di narrazioni anche politiche, cruciale soprattutto per i giovani (che nel frattempo hanno abbandonato i programmi della tv generalista).

paula broadwell fa le flessioni al daily show with jon stewart

 

Il conduttore è anche un media critic, non si occupa solo di contenuti ma anche di linguaggi, di come i tg tradizionali porgono le notizie, di fake news, di cultura politica. Scrive Tryon: «Il blocco di notiziari satirici su Comedy Central è stato applaudito come una specie di antidoto ai fallimenti dei tg politici. In particolare la squadra Stewart-Colbert è stata lodata per la capacità di coinvolgere il pubblico giovanile, altrimenti descritto come completamente indifferente alla politica.

 

kevin spacey e robin wright in house of cards

Cosa ancora più importante, sembrava che guardare i notiziari satirici, per colmo dell' ironia, corrispondesse a una maggiore conoscenza politica. In altri termini, le persone che guardavano i programmi come The Daily Show e The Colbert Report quasi invariabilmente erano più preparate a rispondere correttamente a domande elementari di attualità rispetto a coloro che guadavano i programmi di informazione».

house of cards 4

 

Insomma, se ai late show aggiungiamo anche il Saturday Night Live («Live, from New York, it' s Saturday Night!»: dall' 11 ottobre 1975 questa frase è la formula magica con cui, alle 23.30 del sabato sera, si apre l' appuntamento televisivo di cui nessuno si è mai vergognato, nemmeno i politici che sono stati presi di mira), le straordinarie imitazioni di Tina Fey, le serie che si sono occupate di politica (e di educazione civica, di cultura della sorveglianza) come West Wing, Scandal, House of Cards, The Good Wife, 24, Homeland, The Americans, ebbene grazie a queste altre forme di narrazione Tryon era convinto che l' era post-network non soltanto intrattenesse e informasse gli spettatori, ma li incoraggiasse anche a un maggiore coinvolgimento nell' attività politica, contribuisse a promuovere innovative forme di alfabetizzazione mediale. Però...

hillary clinton donald trump il town hall.

 

After Trump. Però a un certo momento compare sulla scena pubblica The Donald, la variante non prevista. La comunicazione politica subisce un processo di semplificazione, dove prevalgono le tifoserie, gli insulti, le fake news. Il giornalismo americano conservatore o scollacciato fa il suo mestieraccio con comprensibile e rinnovato entusiasmo, alle prese con il fatto ossessivo e disgraziato della presidenza arancione, con tutti i suoi paradossi, i suoi mal di pancia. Con il web, la disintermediazione diventa pane quotidiano e la politica non prova alcuna vergogna a darsi in pasto ai social, soggiogata più dalle emozioni e da uno storytelling «alla buona» e divisivo che dalla forza della satira, dei ragionamenti e delle idealità.

 

hillary clinton donald trump il town hall debate

D' improvviso si scopre che c' è anche un' America che giorno dopo giorno vive ancora il mito della frontiera, maneggia armi da fuoco come fossero giocattoli, affronta condizioni estreme per darsi una ragione di vita. Con il senno di poi è facile dire che questa è l' America che ha votato Donald Trump. Anche Tryon è costretto ad ammetterlo: «Molte mie conclusioni più fiduciose sulla televisione politica sembrano ormai appartenere a un' epoca completamente diversa».

 

Élite contro popolo? Talk show contro late show?

La scorrettezza di Trump, fasulla e non credibile, ha vinto sul piano linguistico rimodulando la grammatica della comunicazione politica. Il suo linguaggio rozzo, sboccato, semplice («America Great Again») ha occupato lo spazio della comunicazione in modo assoluto perché ha colpito l' avversario, la Clinton, proprio sul fatto che lei era una professionista, establishment, politicamente corretta nei confronti di tutti i bisogni e i disagi di quel Paese, regina degli apparati. Hanno vinto i reality, hanno vinto i talk, ha vinto la deregulation linguistica del web.

Anche in Italia?

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...